PAESI VIVIBILI – Fare piazze in un progetto coordinato… per esempio a Brolo
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PAESI VIVIBILI – Fare piazze in un progetto coordinato… per esempio a Brolo

A Brolo, forse l’unico paese dove manca una “piazza” che sia il centro sociale e identitario del paese, e che ne abbia questo requisito, è tempo di parlarne, di fare, progettare, idealizzare, anche in vista del nuovo piano regolatore.

Insomma guardarsi intorno perchè se fare piazze non è semplice non bisogna lasciar perdere.

A Brolo, da tempo, si avverte la necessità di dar corpo all’idea di una piazza, di un’area visibile che sia riscontro simbolico della dignità di cittadino della civitas.

       

  Oggi si potrebbe dar vita ad un sistema di piazze, tra loro collegate che diventino un grande centro urbano, vitale, commerciale, d’aggregazione sociale.

Ripartendo dalla riqualificazione di piazza Roma, una volta la vecchia piazza Nasi con i suoi alberi,  che poi divenne parcheggio e che ancor oggi è tale, brutto e squallido, mentre dovrebbe essere la piazza che dà accesso al centro storico che si unisce alla villa, che si collega attraverso una via Dante ridisegnata in una futura e auspicabile piazza Dante che si innesta in piazza Annunziatella, mai immaginata in tal senso, ma semplicemente vista come parcheggio.

Una landa inimmaginabile. Il più brutto biglietto da visita del paese.

Un sistema di piazze che abbracci piazza Dalla Chiesa – a monte – e che scendendo verso la Marina consideri il parco suburbano, quello sotto castello, una diretta appendice, magari evitando l’urbanizzazione del triangolo – ancora “verde”, si fa per dire – di via Carrubbera e che potrebbe immettersi idealmente nella villa comunale, oggi tirata magicamente a lucido.

Non ci vuole molto a immaginare un paese dove il centro sia vivibile e disegnato per la comunità, con gli slarghi ben curati; quello di Pidonti, rigenerato, al pari di piazza Mirenda, che da tempo necessita di un serio maquillage unita in un colpo d’occhio a piazza Matterella, oggi poco più di uno slargo ingombro.

Ecco Brolo, ed il suo sistema delle piazze, che spesso è stato oggetto di campagna elettorali, ma senza approdare a nulla di più,  potrebbe trovare una via di convivenza fattiva, con il corso Vittorio Emanuele,. dai marciapiedi portati a livello strada, senza l’asfalto ma la pietra a pavimentarlo,  e con quel che c’è dietro di esso, via San Martino, via Solferino, e gli spazi “dietro la caserma” sino all’altra villa, quella “Verdi”, spesso dimenticata dai più.

Ecco, il Nuovo Piano Regolatore, che poi diventa piano commerciale, dovrebbe pensare a questo, anche a disegnare una viabilità diversa.

Sarebbe troppo lungo qui dire le cause, che sono diverse e complesse, che hanno portato, a Brolo, verso la drastica cancellazione dal suo impianto urbanistico dei luoghi più significativi delle città.

Guardiamo a piazza Apollo.

Non esiste nell’immaginario collettivo, eppure è un piccolo gioiellino che andrebbe ridisegnato e “abitato” come le altre piccole\grandi piazze nei quartieri, vedi quelle nelle quartiere Macello, di via Vespri, nel quartiere Kennedy, nel centro storico.

Sappiamo che una nuova piazza, se ben fatta, subito si riempie di gente. Ci piace immaginarle così. Così che la memoria e il desiderio di piazze sembrano ancora oggi essere ben vivi nell’immaginario degli abitanti di Brolo.

“Se proviamo – dallo spunto offerto da Paolo Colarossi, ordinario di Tecnica e Pianificazione urbanistica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Sapienza di Roma – a chiedere agli abitanti dei quartieri periferici quali siano i loro desideri per migliorare le proprie condizioni dell’abitare, nell’elenco compariranno richieste di servizi, di trasporti e di sicurezza, ma spesso, accanto alla richiesta generica e automatica di “più verde”, comparirà anche una piazza e perfino, a volte, una passeggiata”.

Potremmo partire da qui.

Ricordando che per rigenerare una cultura urbana dimenticata o comunque indebolita, un metodo possibile è quello di apprendere dalla storia di quelle città che hanno vinto la scommessa sulla qualità della vita.

Insomma guardarsi intorno perchè se fare piazze non è semplice non bisogna lasciar perdere.

Non bisogna sbagliare, bisogna costruirla dentro un progetto corale ed organico, e non farla solo perchè rientra in una promessa elettorale, o scopiazzando – male – le idee degli altri. Verrà sicuramente una brutta piazza.

Fare una piazza è un po’ come piantare e far crescere un albero, a partire dal seme, o dalla talea come ben dice in un libro “La piazza europea” carico di suggestioni e di suggerimenti Marco Romano

Occorre prima di tutto, decidere la specie in funzione di quel che si vuole ottenere: produzione di frutta, ornamento, ombra (“… alberi d’armonia e d’ombra …” dice Leonardo Sciascia), segno di riconoscimento.

E poi, a seconda del clima, del terreno, della esposizione, conoscere quali specie possano avere la migliore riuscita.

Quindi innaffiare, concimare, innestare, potare con sapienza, curare insomma la crescita nel tempo.

Vale a dire che, come per far nascere e crescere un albero occorrono una cultura e un sapere fare, per far nascere e crescere una piazza, occorre una cultura urbana che, data la drammatica amnesia che ci ha tutti colpiti, va prima di tutto ritrovata poi e rinnovata.

Evitando così di fare gli errori del passato come ad esempio quella Piazza Roma tramutata in un parcheggio che solo nuove miopie urbanistiche penserebbero a ritenerla tale.

In ultimo.

A Brolo abbiamo stuoli di architetti, giovani e meno giovani. Un concorso di idee per riqualificare il paese… per cambiarlo.. e poi perchè no attingere anche dai bambini, nelle loro semplicità di pensiero, e scoprire attraverso i loro disegni la Brolo che vorrebbero, che sognano, che idealizzano che abbiamo, noi adulti, il dovere di consegnargli

Idee e schizzi elaborati, anni fa, dall’architetto Pier Luigi Gammeri.

 

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10 Settembre 2020

Autore:

redazione


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