La mostra resterà aperta al pubblico fino al prossimo 8 gennaio negli spazi espositivi di ZAC Zisa Arti Contemporanee di Palermo.
È promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo in coproduzione con il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano ed è curata da Diego Sileo e Giacomo Zaza, organizzata da ruber.contemporanea con il coordinamento progettuale di Antonio Leone e Giulia Ingarao e l’allestimento a cura di Giuseppe Pulvirenti. È realizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo/dipartimento di comunicazione e didattica dell’arte.
L’esposizione traccia una linea guida sull’arte cubana, dentro e fuori dell’isola e vede la partecipazione di 31 artisti cubani tra i più noti e influenti nel panorama artistico internazionale, attivi dalla fine degli anni Settanta in poi.
Cuba è nell’immaginario collettivo luogo utopico e di contraddizioni: simbolo di resistenza per alcuni, di protesta per altri. Accostare lo sguardo a un Paese estremamente complesso come Cuba e alla sua esperienza artistica più recente non consente di omettere la dimensione politica e storica del Paese, soprattutto in relazione a quanto avvenuto nell’ultimo cinquantennio. Esperienze tanto specifiche e peculiari che si riflettono sulla stessa espressione artistica, in cui il confine geografico o politico agisce come elemento di connessione attivando riflessioni contrapposte.
In mostra, tra le altre, le opere di María Magdalena Campos-Pons, artista attenta a una ricerca che dà valore alle differenze, al dialogo e all’apertura verso l’Altro. Attraverso installazioni multimediali e numerose serie fotografiche, rappresenta le esperienze dell’esodo e della migrazione che hanno segnato la sua vita quando, nel 1990 ha lasciato Cuba per gli Stati Uniti. L’esperienza dell’esilio e dell’appartenenza alle culture afrocubane e afrodiscendenti, l’assimilazione e la memoria delle tradizioni popolari sono tematiche centrali nel suo lavoro. Attraverso la fotografia, il video e alcune poetiche immagini realizzate con la Polaroid, indaga il ruolo della donna afrocubana, le simbologie religiose (in particolare quelle legate al panteismo Yoruba, ereditato dai suoi genitori) e il corpo come “luogo” sacro e magico. “Le identità possono essere dolorose, restrittive e pericolose – afferma Maria Magdalena – e la mia ricerca d’identità è quella di avvolgere l’altro, capirlo e condividere con lui uno spazio di similitudini”.
Nelle opere esposte – Red Composition, Untitled e Finding Balance – Campos- Pons appare con trecce di capelli unite a filamenti di perle africane, rosse e bianche, in allusione ai colori di Elegguá, la custode dell’energia vitale primordiale; oppure come una regina rinascimentale che indossa un kimono imperiale e una corona-gabbia in testa, al centro di un’ampia composizione abitata da grovigli di stoffa e piccole gabbie di legno (metafore della vita in un luogo, dell’appartenenza e del viaggio).
Il percorso espositivo di CUBA. Tatuare la storia valorizza molto il rapporto tra la ricerca individuale dell’artista e la realtà sociale in cui essa si sviluppa, tra il luogo dell’arte e il mondo esterno. Un’attenzione al tessuto sociale del territorio che, in alcuni casi, mira a dialogare con i luoghi/paesi in cui le opere vengono esposte e che in quest’ampia collettiva è testimoniata da due performance e un’installazione.
Il catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, contiene testi inediti dei due curatori e dell’artista e critico d’arte Tonel, oltre a un ricco apparato iconografico.
La mostra è stata realizzata con il supporto tecnico d Butterfly Transport / con il sostegno di A&C Broker Palermo e con il patrocinio di Fondazione Sicilia.
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