PALMI – Massimo Ranieri in scena con Riccardo III
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PALMI – Massimo Ranieri in scena con Riccardo III

PALMI– Senza tema di smentita la messa in scena di Riccardo III di William Shakespeare, drammaturgo e poeta inglese, considerato come il più importante scrittore in lingua inglese, è lo spettacolo migliore di tutte e dieci edizioni di questo Magna Graecia Festival, diretto per il terzo anno consecutivo da Giorgio Albertazzi.
È un’opera infatti molto complessa, una delle più lunghe scritte da Shakespeare e difficile da  rappresentare e da recitare, con azioni che si svolgono in contemporanea in luoghi diversi, e una marea di personaggi. Eppure ha un fascino molto particolare il re deforme e malvagio, sui grandi attori, come conferma anche Massimo Ranieri nella nostra chiacchierata informale nel pomeriggio di ieri, degustando una granita al limone: 3359111348«È uno di quei personaggi con cui un momento o l’altro bisogna confrontarsi, quel momento per me è arrivato. Quando lessi il testo da giovane, rimasi molto impressionato, ma ora, in età matura, rileggendolo ho colto aspetti nuovi e interessanti: innanzitutto Riccardo è un vero attore, l’attore per antonomasia in Shakespeare. Cambia linguaggio e faccia a seconda di chi a davanti, per convincere, per sedurre, per piegare l’altro ai propri scopi. È molto intelligente, scaltro, è questo il suo punto di forza, che compensa  l’aspetto fisico. Il suo è un atteggiamento “pitonesco”, come il serpente avvolge dolcemente l’avversario e poi stringe e lo uccide. Ce n’è abbastanza perché un attore voglia interpretarlo, no? E mi ha colpito una frase di Riccardo, verso la fine ammette “Ho paura, ho paura”, mostra insomma una fragilità sulla quale ho a lungo lavorato».
Giovanni Calone (il vero nome di Massimo Ranieri) ha trasportato la storia alla metà del Novecento, con una atmosfera «da film noir in bianco e nero anni Cinquanta-Sessanta, alla Hitchcock, alla Wilder, perché il fascino del potere e del male non hanno epoca», spiega. Anche la scenografia («una torre che è tomba, mausoleo, inferno dantesco») e le luci giocano sui due colori del bianco e del nero.Una-scena-di-Riccardo-III-1024x768 «Nero come l’anima di re Riccardo» continua il regista, «ma non aspettatevi una tragedia e basta. Sempre in Shakespeare c’è anche il sorriso. Ed è giusto, perché a teatro non ci deve mai annoiare».
Questa spettacolo sta riscontrando un successo di pubblico e critica in ogni teatro calabrese, andato al di là di ogni più rosea aspettativa: «L’emozione per quanto è accaduto al Parco Archeologico di  Locri e si ripete ogni sera in Calabria è quasi più forte di quella che ho avuto alla prima nazionale a Teatro Festival di Verona. Quello era per me un traguardo importantissimo che sarà sempre tra i ricordi artistici più forti che conserverò nel tempo. Le 2500 persone a Locri costringeranno la compagnia a tornare qui tra qualche giorno  e sarà un’altra emozione ma di altro tipo..se dovessi definirla la chiamerei  emozione civile, umana. Volevo semplicemente dimostrare come il teatro, fondamentalmente lo stare insieme, può essere ancora oggi qualcosa di vivo, di necessario, d’indispensabile».eeb6190c90d64447dc7caf257152cf6b_L
Regia e personaggi.. in epoca in cui Cordelli proclama il declino del teatro di regia, quali le insidie e i vantaggi nel sovrapporre i ruoli nella messa in scena…
«Sono d’accordo con Cordelli sul declino del teatro di regia perché sono venuti a mancare i grandi registi come Visconti, Patroni Griffi, DeLullo, Strehler Garinei e Giovannini e tanti altri grandissimi del teatro. Altro aspetto da non sottovalutare è la mancanza di fondi, visto che per la politica non abbiamo più un teatro….esportabile…Comunque, prediligo sempre il ruolo del regista sull’attore, come una mamma che pensa sempre prima ai suoi  figli, che siano tutti sistemati».
Mostruosità e fascino. Riccardo III è l’archetipo e il modello della seduzione e assolutezza del male che arrivò a lambire forse anche il Caligola di Camus. È la drammaturgia, la letteratura che rende seducente il male?
«Il male seduce che sia letteratura o drammaturgia, e Riccardo ha una doppia seduzione…essendo egli stesso attore”.
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Nell’Ascesa di Arturo Ui, Orsini cita la famosa scena di seduzione di Riccardo III nei confronti della vedova. Il classico si cita e lo è proprio per essere citato, ma nella realtà di oggi vede simbiosi, sovrapposizioni, contaminazioni, allusioni a e con figure che potrebbero essere quelle di Riccardo III?
«Riccardo III  lo vedo in molti politici di oggi : somiglianze, contaminazioni, allusioni…!!».
Ci descriva l’ambientazione in termini atmosferici.. un thriller? In quale epoca e in quale paesaggio ha guardato intensamente…
«E’ un noir e chi vuole trovare un’epoca ..può anche non trovarla, non ha un’epoca reale. La scena è un cilindro che può essere una sala delle feste, una tomba, un mausoleo.. tutta nera come la morte…».
Molti sono i temi presenti nel testo Shakespeariano. Quali vorrebbe che il pubblico cogliesse?
«La mancanza d’amore di Riccardo e la sua disperata solitudine, la sua diversità».
Ennio Morricone che atmosfere costruirà invece e come dialogherà con la tensione, il ritmo del recitato?.. come si è costruita la creatività tra voi? Chi ha tratto ispirazione dall’altro? Una sorta di sogno wagneriano?
«Certo ..grande conciliazione…Ennio Morricone s’è ispirato al  “nero” che c’è in questa storia, alla politica della storia e ai personaggi “cattivi” intorno al “malvagio” Riccardo e soprattutto alla sua lacerante disperazione».
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Teatro e televisione: due media che lei è riuscito a conciliare o riconciliare. Come ha fatto? Quali sono i punti di contatto e come proseguire…
«Aver riportato il Teatro in televisione dopo 25 anni è stata una grandissima gioia e il successo delle commedie ha fatto capire che il pubblico ne aveva bisogno; ma ora il ciclo Eduardiano è chiuso e sto pensando ad altro».
Le sue energie, le sue forze in che direzione andranno ora, dopo o durante questa esperienza del Riccardo III?
«Continuo con il mio spettacolo “Canto perché non so nuotare da…600 repliche”, ed ho altri due progetti in corso: il primo è “Sogno o son desto – Chi nun tene coraggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle”. Un recital in cui attraverso, oltre alla grande canzone napoletana, il mio amatissimo repertorio con tutti i suoi successi, da “Perdere l’amore” a “Se bruciasse la città”, insieme ai brani dei più celebri cantautori italiani e internazionali, da Fabrizio De Andrè a Charles Aznavour, dando vita e voce anche agli uomini e le donne cantati dalla musica di Raffaele Viviani e di Pino Daniele e dal teatro di Eduardo De Filippo e Nino Taranto. Il secondo, invece, “Viviani Varietà”, con la regia di Maurizio Scaparro, presentato lo scorso anno al maggio fiorentino e che riprenderemo il prossimo ottobre».
22 Agosto 2013

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admin


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