Guardatela bene perché fra poche ore non ci sarà più, mentre noi ci costerniamo, ci indigniamo, ci impegniamo poi gettiamo la spugna senza gran dignità… A volte un cordone “sanitario-militare” ci vorrebbe, non per difendere raffinerie e petrolio, ma le testimonianze di antiche civiltà. Così i jihadisti dello Stato islamico dopo aver distrutto chiese e musei ed anche l’antico sito archeologico assiro di Hatra, nell’Iraq settentrionale oggi sono ad un passo dell’ennesima follia. Radere al suolo Palmyra. E se arrivassero a Firenze, Roma e nei nostri centri d’arte con le loro bombe? Forse allora l’indignazione di una classe politica, di intellettuali oggi “indifferenti”avrebbe un sussulto di dignità.
Ci vorrebbe un Tribunale Internazionale e una taglia contro coloro che distruggono le opere d’arte.
Bisognerebbe aver tolleranza zero. Sono crimini contro l’umanità, che impone un Tribunale Internazionale, come quello di Norimberga, per perseguire i criminali che lo hanno compiuto.
Occorre una taglia per riconoscere gli autori di questo crimine e portarli davanti a un tribunale dell’umanità e della storia. Qui non è più guerra di religione. La violenza contro i cristiani, gli assassini, le umiliazioni, assolutamente esecrabili, erano determinate dall’ansia di una guerra di religione.
La distruzione delle opere d’arte è puro e semplice crimine.
Gli assassini vanno ricercati, inseguiti e condannati, senza pietà. Bisognerebbe creare un comitato – armato – per la sicurezza del patrimonio, come già era stato fatto per le chiese cristiane del Kosovo minacciate dai musulmani.
“È un crimine di guerra”, denuncia la direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, lanciando un appello a tutti i responsabili politici e religiosi della regione affinché si sollevino “contro questa barbarie”: Invito tutti i leader politici e religiosi nella regione ad alzarsi e ricordare a tutti che non c’è assolutamente alcuna giustificazione politica o religiosa per la distruzione del patrimonio culturale dell’umanità”.
L’Isis continua “a sfidare la volontà del mondo e i sentimenti dell’umanità”, afferma in una nota ufficiale il governo iracheno. All’inizio di quest’anno gli uomini di al-Baghdadi avevano annunciato l’intenzione di distruggere i reperti archeologici con la motivazione che secondo loro offendevano l’Islam.
“L’Islam è cultura, non barbarie.
E l’arte ne è una parte fondamentale.
I criminali che hanno distrutto le statue al museo di Mosul e distrutto siti di valore archeologico inestimabile in Iraq e Siria, non sono propugnatori di uno Scontro di civiltà, ma nemici della Civiltà tout court, di quella islamica anzitutto”, dice all’Huffington Post Nabil el Fattah, già direttore del Centro di Studi Strategici di Al-Ahram, tra i più autorevoli studiosi egiziani dell’Islam radicale.
“Questi fanatici che dicono di agire per conto dell’Islam sono in realtà i primi nemici dell’Islam. Ero e resto fermamente convinta che la maggioranza dei musulmani non ritenga che sia impossibile coniugare la fede religiosa e la costruzione di una società sostanzialmente laica, plurale nelle sue espressioni politiche, culturali, di fede.
La tolleranza e il rispetto delle diversità non sono affatto estranee alla millenaria cultura islamica”, incalza Nawal El Saadawi, l’autrice egiziana femminista più conosciuta e premiata.
I suoi scritti sono tradotti in più di trenta lingue in tutto il mondo. Per le sue battaglie in difesa dei diritti delle donne e per la democrazia nel mondo arabo, la scrittrice egiziana compare su una lista di condannati a morte emanata da alcune organizzazioni integraliste.
“La cultura – aggiunge la scrittrice – in ogni sua forma di espressione, è il migliore antidoto contro la demonizzazione dell’altro da sé, una demonizzazione che è spesso figlia dell’ignoranza.
I tagliagole dell’Isis, e chi li finanzia, hanno una idea sessuofobica, asfissiante di società.
Così distruggono i musei, luoghi della sapienza tramandata, come scacciano le ragazze dalle scuole.
Perché una società acculturata è per loro una minaccia mortale”.
Toccante è la testimonianza del patriarca di Babilonia dei caldei Louis Raphaël I Sako raccolta dalla Radio Vaticana: “Loro non hanno nessun rispetto per la vita umana, per la storia … per tutto.
Vogliono cancellare, annullare, tutta la storia; vogliono ricostruire una loro storia. Nell’interpretazione estremistica dell’Islam le statue, gli idoli, i santuari sono oggetti di culto diversi da Dio e per questo vanno distrutti. Una settimana fa la diffusione del video da parte del sedicente Stato islamico nel quale venivano fatti a pezzi, a colpi di asce le statue, i manufatti del monastero di Mosul …”.
“Ma la legge musulmana non è così – annota il patriarca di Babilonia – Da 1500 anni queste antichità erano lì a Mosul e Nimrud; penso che quello che è accaduto a Nimrud sia più grave, perché lì tutti questi monumenti sono originali, non sono copie come era invece nel museo di Mosul. È una grave perdita per l’umanità, per tutta la civiltà antica della Mesopotamia …
É triste, non si capisce come il mondo intero sia incapace di sconfiggere questa ideologia e questi gruppi terroristi”. “Stanno distruggendo la nostra Storia”. E’ l’accorato Il grido d’allarme lanciato, attraverso la Bbc, dall’’archeologa irachena Lamia al Gailani sulla furia devastatrice dei jihadisti dello Stato islamico.
“Questi barbari – prosegue – non vogliono solo toglierci la vita, ma anche cancellare la nostra identità culturale.
E’ terribile, e il mondo libero non può restare inerme”.
Ed intanto noi restiamo a guardare.
Che coglioni!
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