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PANDEMIC FATIGUE – Superare stress, diffidenze e paure. L’intervista alla psicologa Maria Catena Silvestri

– di Corrado Speziale –

 “La gente è emozionalmente e psicologicamente esausta, impaziente. Ha desiderio di riprendere in mano la propria vita, le proprie relazioni, il proprio lavoro, le proprie abitudini…”

Mentre le vaccinazioni stanno per iniziare anche in Italia, le criticità di carattere psicologico dovute a dieci mesi di emergenza Coronavirus, con difficoltà, incertezze e restrizioni, fanno sentire sempre più i loro effetti negativi. Situazione che è peggiorata nel corso della ripresa autunnale dei contagi. Ne abbiamo parlato con Maria Catena Silvestri, psicologa e ricercatrice a Messina, che in questa fase, su un tema così importante, sta partecipando a diversi webinar confrontandosi con esperti del settore. La psicologa, tra l’altro, ha rimarcato quanto la paura sia un’emozione fisiologica. “In questo tempo incerto e di attesa, ci salva la speranza”. Nel corso dell’intervista si è parlato anche di Cyberchondria e infodemia, concause della pandemic fatigue, stress da pandemia, fenomeni e patologie dipendenti dall’uso eccessivo del web e dei mezzi di informazione. “Nella mente si insinua l’ignoto…Una sorta di terrore senza nome”.

 

La dott.ssa Maria Catena Silvestri è psicologa, specializzata in Psicologia clinica e Psicopatologia dell’età evolutiva. Si occupa di attività di ricerca scientifica nel campo della Psicologia e della Psicoterapia. È co-autore di articoli scientifici, pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Si occupa di salute mentale del bambino, dell’adolescente e dell’adulto, di consulenza e trattamento psicologico e psicoterapico in ambito clinico, con particolare interesse agli aspetti della Riabilitazione psichiatrica e psicosociale. Offre la propria professionalità presso lo sportello di consulenza legale e psicologica LGBT (Arcigay Makwan Messina).

Nel corso della prima fase dell’emergenza Coronavirus, durante il lockdown, avevamo “incontrato” la psicologa Donatella Lisciotto. A distanza di nove mesi, ecco un’altra importante testimonianza sugli aspetti psicologici segnati da questo difficile momento.

Dottoressa Silvestri, dopo una prima fase improvvisa e imprevista, che periodo stanno attraversando adesso le persone dal punto di vista psicologico? La seconda ondata potrebbe aver peggiorato la situazione?

L’arrivo inaspettato della pandemia provocata dal Coronavirus, ha interrotto la quotidianità delle persone, ha costretto all’isolamento e alla convivenza forzata in spazi spesso ristretti, per molti ha coinciso con l’esperienza diretta con il virus ed il lutto. Ma soprattutto ha messo e mette a dura prova le persone da un punto di vista psicologico. In questa seconda ondata sembra manchi nelle persone la possibilità di prevedere e di progettare, caratteristiche della speranza. Molte persone fanno fatica a dormire, si sentono stressate, arrabbiate, ansiose, angosciate, depresse. La pandemia ci mette in contatto con la morte, pensiero angosciante. Probabilmente per tale motivo molti reagiscono difendendosi da questo pensiero minimizzando, o addirittura negando l’esistenza del virus. L’isolamento ha prodotto una serie di disturbi psicologici, come stress-post traumatico, insonnia, disturbi depressivi, disordini alimentari, etc. Ad esempio, alcuni miei pazienti mi raccontano come facciano “fatica a trovare un senso a questa situazione, fatica a progettare il futuro”.

Paura, attesa, speranza e senso di responsabilità, come si collocano? In che scala delle priorità le possiamo elencare? Che risposte abbiamo dato rispetto a regole spesso di difficile comprensione?

 Paura, attesa, speranza e senso di responsabilità diventano la base delle nostre priorità, perché il senso di responsabilità ci permette di osservare le regole in merito alla prevenzione del Covid-19 e quindi di tutelarci. La paura è un’emozione fisiologica, naturale, in risposta ad eventi potenzialmente pericolosi per la nostra salute psico-fisica. Essa ci permettere di tutelarci, di auto-conservarci in termini anche biologici, non solo psicologici. Se abbiamo paura stiamo attenti, osserviamo le regole per contrastare la diffusione del virus. L’attesa e la speranza possiamo considerarle, a loro volta, come due facce della stessa medaglia: in questo tempo incerto e di attesa la speranza ci salva, ci permette di progettare e proiettarci verso il futuro. Un futuro non troppo lontano in cui speriamo, appunto, che tutto sia finito e possiamo ritornare alla nostra normalità e quotidianità.

Nel corso della ripresa dell’epidemia, in autunno, forse c’è stata più consapevolezza del disagio…Ma si è avvertita tanta impazienza!

La gente è emozionalmente e psicologicamente esausta, impaziente. Ha desiderio di riprendere in mano la propria vita, le proprie relazioni, il proprio lavoro, le proprie abitudini.

Ormai da dieci mesi, nell’informazione e nei talk show ha preso il sopravvento l’argomento Coronavirus. Che effetti ha sulla popolazione questo “martellamento” mediatico? Prevale l’interesse, la noia o la preoccupazione?

Il Coronavirus ha devastato psicologicamente la gente. In questo periodo le persone hanno incrementato l’uso dei social media, per ricercare informazioni sul virus, i sintomi e le possibili conseguenze. Questo ha comportato ciò che in letteratura scientifica è stato definito come fenomeno della “Cyberchondria”, cioè la ricerca ossessiva su internet di informazioni circa il proprio stato di salute, con preoccupazione costante, ossessiva, con pensieri rimuginanti, tendenti alla catastrofizzazione. E se da un lato i talk show, i tg tengono informati sulla situazione nel “qui ed ora”, dall’altro, alimentano quel fenomeno definito dall’OMS, infodemia, cioè questa abbondanza di informazioni, a volte troppe e discordanti, a volte non veritiere, come le fake news, che incrementano preoccupazione e stress nelle persone. Tra l’altro queste informazioni aumentano il senso di incertezza tra la gente e quindi causano ansia e depressione. Tutto si configura in una situazione di stanchezza mentale definita pandemic fatigue. Nella mente si insinua l’ignoto, il non conosciuto. E la mente umana ha paura dell’ignoto, è perturbante, perché non riusciamo a dargli un senso, è una sorta di “terrore senza nome”.

Come antidoti alla sfiducia, di quali ricette necessitano l’ottimismo, il conforto e il coraggio?

Io credo che la parola d’ordine sia resilienza, intesa come la capacità di far fronte agli eventi stressanti in maniera positiva, di ri-organizzare la propria vita, di ricostruirsi, di riconcepirsi, senza soccombere. Non lasciarsi abbattere dal cambiamento, ma lasciarsi attraversare e trarre un insegnamento per la vita. Ecco allora che lo slogan “andrà tutto bene”, che ci siamo ripetuti, in questi mesi, funzionerà solo se ci crediamo davvero.

 Aver fermato l’arte e la cultura, nonostante i settori si rivelassero tra i più sicuri per i possibili contagi, ha inevitabilmente inciso sul nutrimento dell’anima, sul rapporto con la bellezza…

L’arte, la cultura, il teatro, nutrono la nostra anima, migliorano l’umore. Aver fermato l’arte significa, a parer mio, avere fermato il cibo della nostra anima. Questi non sono settori non essenziali, perché arte e cultura sono la matrice identitaria di un popolo.

 Come vede la condizione della scuola, con tanti disagi e incertezze?

Non è facile per gli insegnanti e tutto il personale lavorare in modalità telematica, e/o mista, in una situazione emergenziale. I disagi sono tanti, così come le incertezze. È dura anche per gli studenti, che vivono un momento complicato, di difficile transizione. Inoltre, attenzione particolare va riservata ai bambini e adolescenti con disabilità. Pensiamo ai ragazzini con disturbi del neuro sviluppo, ad esempio, dello spettro autistico, che nella prima ondata si sono ritrovati di colpo chiusi in casa con le loro abitudini e routine interrotte, vivendo in un clima di forte incertezza e confusione. Questo, purtroppo, ha acuito alcuni problemi e molte volte le famiglie si sono ritrovate sole nella gestione di questi bambini.

Il Governo emana decreti cosiddetti “ristoro” che riguardano l’aspetto economico della crisi. Cosa occorrerebbe “ristorare”, invece, in questa società ferita, in direzione del benessere psicologico e dell’umore?

 I decreti ristoro sono sicuramente utili, ma sarebbero utili e necessari anche decreti di “ristoro psicologico”: potenziare il supporto psicologico a tappeto anche alle fasce meno abbienti. L’impatto psicologico di questo periodo sulle persone è molto significativo. Ad esempio, molti studi presenti in letteratura scientifica hanno evidenziato come i disturbi dell’umore siano presenti in una buona parte della popolazione.

Le difficoltà dovute all’isolamento, alla distanza sociale, l’aver rinunciato agli abbracci e alle strette di mano… In che modo sono cambiate le nostre abitudini quotidiane?

Questo momento risulta difficile e molto complesso per tutti. Siamo in un tempo sospeso, viviamo in una situazione di dubbio e non è facile so-stare nel dubbio, è una dimensione carica di angoscia, di ansia e preoccupazione per il futuro, che in questo momento è incerto. Lo vedo dai miei pazienti. Vivono momenti di paura con difficoltà di adattamento all’attuale situazione, nel non poter instaurare rapporti sociali. Per alcuni ciò ha coinciso con l’impossibilità di trovare, ritrovare e scoprire se stessi e seguire la propria strada. La distanza sociale per la nostra cultura è fonte di sofferenza, non siamo abituati a tutta questa distanza dall’altro: l’abbraccio, la stretta di mano, fanno parte della nostra cultura, ed è doloroso per noi dovervi rinunciare.

Lei conduce uno sportello di consulenza a disposizione delle persone della comunità LGBT di Messina. In questi periodi di isolamento come è stata vissuta questa condizione?

Stanno vivendo un momento particolarmente delicato soprattutto gli adolescenti LGBT. L’adolescenza di per sé costituisce un periodo di transizione e di destabilizzazione in cui possono emergere comportamenti rischiosi per sé o per gli altri. Ora più che mai nei giovani possono mancare dei punti di riferimento. L’attuale situazione emergenziale rischia di oscurare il fenomeno dell’omo-lesbo-bi-transfobia.

Quale altro problema sociale si è affiancato, particolarmente, a questa emergenza pandemica?

Si sono incrementati i casi di violenza di genere, la violenza domestica. Sono aumentati i fenomeni di bullismo e cyberbullismo nei riguardi della popolazione LGBT. L’attenzione rivolta alla pandemia non deve mettere a tacere il grido di aiuto di molte donne, di molti giovani e adulti, vittime di violenza fisica e/o psicologica.

Tra pochi giorni sarà un Natale anomalo, sacrificato e limitato dal cosiddetto “coprifuoco” con drastici limiti negli spostamenti. Come sarà vissuto?

Sicuramente un Natale diverso rispetto ai precedenti. Oltre al coprifuoco, avremo un lockdown nei giorni prefestivi e festivi che ci “costringerà” a stare chiudi in casa. L’aspetto positivo che possiamo rintracciare in questa “reclusione forzata” è la possibilità di trascorrere più tempo assieme ai nostri congiunti più stretti, la famiglia, condividere più tempo assieme e riscoprire antichi e sempre validi valori, quali la socialità e la cordialità. L’aspetto negativo però è sempre dietro l’angolo. Ad esempio, purtroppo, ci sono molte persone sole. Questa situazione rinforza il senso di solitudine ed il dolore psicologico.

A tal proposito cosa occorre fare?

 Bisogna parlare di questi vissuti, altrimenti diventano dolori sordi e assordanti. Il dolore non pensato, non elaborato, diventa fortemente traumatico. Bisogna pensare ad incontri con gli psicologi per aiutare le persone a “digerire” questo difficile momento e a dargli un senso.

All’estero sono iniziate le vaccinazioni e tra poco ciò avverrà anche da noi. Può essere che la speranza del superamento della pandemia, ancora prima delle certezze, dia risultati immediati sul piano psicologico?

Il fatto che in alcuni paesi sia iniziata la vaccinazione a tappeto, sicuramente per un verso rassicura la gente, ma non credo sia sufficiente a ridimensionare la paura, che è maggiormente psicologica. Le persone sono attraversate da molti dubbi, rinforzati dalle ultime vicende, come la variabile del virus isolata in Inghilterra. È difficile controllare e prevedere cosa accadrà.  Il pensiero ricorrente al momento è ricominciare da zero. C’è paura che con le mutazioni del virus il vaccino non sia efficace, per cui tante preoccupazioni affliggono le persone. In questo senso, sicuramente non ci aiuta la comunicazione delle istituzioni, non sempre chiara.

Redazione Scomunicando.it

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