Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista al film maker Paolo Hanzo Morretta, fondatore di Priorato Vision…
Buongiorno Paolo! Vorrei chiederti subito come, quando e da quale motore interiore ha avuto origine il tuo viaggio nelle arti visive e se hai compiuto un percorso di studi al riguardo oppure sei un autodidatta [clicca qui https://linktr.ee/paolohanzo/ per contattarlo]. “Buongiorno Giulia! Metaforicamente parlando, ho comprato il mio primo ticket per il viaggio nelle arti visive all’età di cinque anni – precisamente il 6 dicembre 2001 quando, per la prima volta, mi recai al cinema per guardare “Harry Potter e la pietra filosofale”. Da quel giorno l’immaginazione e la sensibilità mi hanno invaso… e, mentre Harry scoprì di essere un mago, io scoprii di essere un artista. Il potere conferitomi allora mi contraddistinse sin da subito, lo applicai con il disegno tant’è che fino ai quattordici-quindici anni d’età le mie giornate furono caratterizzate da infiniti colori Giotto consumati su fogli bianchi. Successivamente, uscendo di casa e diventando più indipendente, li sostituii con bombolette spray utilizzate sulle mura della mia città. Nacque in me il forte desiderio di mostrare al mondo ciò che rappresentavo attraverso le mille forme e i mille colori che riportavo su quadri. Comprai dunque la mia prima fotocamera e il mio sogno iniziò a prendere forma. A tredici anni mi iscrissi al Liceo scientifico, seguendo le orme di mio fratello maggiore che da sempre mi ha protetto (desideravo, in tale maniera, sentirmi più al sicuro). Mi bocciarono ben due volte, capii che non era la mia strada e presi quindi a frequentare il Liceo artistico di Salerno dove ho conosciuto alcune delle persone più fondamentali della mia vita, per la mia crescita artistica. Poi, all’età di diciannove anni, mi sono iscritto alla Scuola di Cinema di Napoli. Lì ho avuto l’opportunità di apprendere tecniche di lettura e creazione cinematografica importanti, che hanno illuminato la mia visione e la mia conoscenza dell’arte. La scelta di tale scuola ha funto da trampolino per le mie idee, idee che sin da piccolo abitavano in me …dandomi così la possibilità di ricercare lo stile più adatto alla mia visione interiore”.
Da piccolo chi immaginavi di diventare “da grande” e che bambino sei stato? “Da piccolo immaginavo di diventare un pittore, di studiare all’Accademia di Belle Arti e di avere uno studio tutto mio. Sono stato una bambina fino all’età di sei-sette anni e ciò per i miei lunghi capelli ricci e i lineamenti delicati. Il primo giorno delle elementari, uno dei miei migliori amici attuali mi chiese <<Ma tu sei maschio o femmina?>>. L’eccessiva sensibilità mi portava a essere più coinvolto emotivamente rispetto agli altri bambini al punto che un rimprovero, un insulto o un pensiero negativo in me convergevano subito in collera – generando una forte pressione allo sterno, facendomi chiudere “a riccio” e parlare poco. Ho vissuto l’infanzia nella mia casa in campagna, a contatto diretto con la natura ma al contempo con la tecnologia sempre al mio fianco. A otto anni d’età, mio zio Paolo mi regalò un Pentium 4 IBM, uno dei primi computer messi in commercio. È stato, per me, un compagno di viaggio che mi ha aiutato a scoprire e navigare su terre non ancora esplorate dalla mia conoscenza… video musicali, film e documentari artistici occupavano i miei pomeriggi e diventarono una motivazione in più per voler raggiungere in un futuro il mondo di cui fanno parte”.
Cosa rappresenta per te l’Arte e quale ritieni esserne il principale pregio? “L’arte, per me, rappresenta tutto quello che non riesco a comunicare con i sensi. Ha il potere di riuscire a dare vita ai sentimenti più profondi, nascosti e oscuri che si celano in noi. Inoltre, il suo principale valore è che non è quantificabile in modo oggettivo”.
Quando ascolti, leggi, guardi un creativo e le sue opere cosa ti impressiona positivamente e cosa ti entusiasma maggiormente? Vi è qualcuno con il quale vorresti collaborare e, in caso affermativo, per quale motivo nello specifico? “Quando guardo un film mi colpisce sia l’armonia che il disordine della fotografia. Essa mi permette di scoprire qualcosa di me o del mondo che non conoscevo prima… e ciò mi piace tantissimo. In futuro vorrei tanto collaborare con Gaspar Noé e Sevdaliza, in loro mi riconosco totalmente in quanto ritengo d’essere fatti e caratterizzati dalla stessa sensibilità!”.
Qual è la primissima video produzione che ricordi di aver realizzato e quale – se vi è – quella che, ad oggi, ti è più cara affettivamente? “<<Fuga dal Writing>> è la mia primissima video produzione. Si tratta di un mini-corto del 2012, della durata di cinque minuti, in cui un giovane writer viene beccato da un militare mentre imbratta un muro di una scuola. Purtroppo, per diversi motivi, non è più online. Essendo stato il mio primo video che mi ha permesso di approcciarmi per la prima volta con una Reflex e il software di montaggio, è quello a cui tengo maggiormente”.
Quali supponi siano le peculiarità che ti hanno fatto e ti continuano a far apprezzare professionalmente parlando? “Le peculiarità che mi permettono di essere apprezzato sono la pura passione, la dedizione, il gusto, lo stile, la coerenza, la qualità, l’umanità e soprattutto l’empatia”.
I ricordi, la sperimentazione e l’osare, l’organizzare e il pianificare, istinto e razionalità quanto sono fondamentali nel tuo vivere, per il tuo estro, per il tuo lavoro? “La mia vita attualmente è come la pre-produzione di un film. L’organizzare e il pianificare sono parte del mio essere, senza non potrei assolutamente continuare a fare quello che faccio. Mi lascio invadere dall’istinto solo quando ho il controllo razionale della situazione. Mi ritengo una persona molto paziente e tollerante, anche nelle situazioni in cui non dovrei esserlo minimamente”.
Relativamente al mondo tecnologico e ai social network, quanto è fondamentale oggigiorno la velocità di reazione e addirittura d’anticipo delle tendenze ed esigenze di mercato? Com’è fattibile, qualora tu ritenga che ciò sia possibile, coniugare arte e business senza snaturare se stessi per aderire a logiche di mercato che inficino appunto l’autenticità della persona? “L’avanguardia, nel mondo artistico, è un’arma a doppio taglio. La velocità di reazione è ormai istantanea e poco longeva. L’industria dell’intrattenimento è ai suoi massimi splendori”.
Sempre a proposito di social, con quale finalità li utilizzi [clicca qui https://instagram.com/paolohanzo?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram] e come ti pare abbiano impattato nel presente? “I social li uso per far vedere a tutti quello che sono in grado di fare con la mia creatività, a volte posto anche qualche foto che mi ritrae”.
Quale ruolo hai idea giochi e quale ti piacerebbe avesse l’immagine visiva nella società e nel veicolare il significato in vari ambiti (ad esempio, nei videoclip musicali)? “Le immagini visive servono a trasmettere emozioni, il loro ruolo è quello di raccontare in modo concreto i pensieri di chi le crea”.
Infine, prima di salutarci, vuoi rivelarci quali sono i tuoi prossimi progetti e magari anche qualche eventuale chicca in anteprima? “Sto scrivendo il mio primo vero film con uno sceneggiatore importante, mi limito a dire questo…”.