In ogni campo della società e delle relazioni umane vi sono gli intelligenti, i cretini ed i banditi, che giocano la loro partita nel sostenere la società e nel sostenersi nella vita di ogni giorno.
Così appare il furbetto in tutta la sua risibile natura ed una portata manchevole.
A dirlo sono io e mi appoggio ad uno schema e ad un ragionamento collegati e fondati su una classificazione operata e studiata da Carlo Maria Cipolla, studioso ed economista anche dei comportamenti sociali.
Ovviamente ciascuno di questi caratteristici personaggi vivono una dimensione più o meno alta, di qualità variabile e di mutevole adattamento ad una società che li percepisce soprattutto quando vanno a ricoprire incarichi o ruoli pubblici. Se no, non esisterebbero per nulla.
Questa variopinta fauna umana rende l’alveo di operatività e di rappresentazione comica ad altissima definizione soprattutto nell’ambito della politica. Così si assiste a taluni, distratti fino a ieri a fare egregiamente il proprio lavoro con bravura, che quando entrano improvvisamente in politica subiscono una sorta di ubriacatura, immaginando il proprio ruolo avulso da regole e vincoli, al punto da ritenerlo esercitabile per puro arbitrio e con risibili esiti.
Qui risiede tutta la stoltezza del bandito che dimentica di essere intelligente e si ritrova cretino.
Carlo Maria Cipolla descrive questa dinamica in modo egregio e divertente, con punte estreme di amarezza, laddove a prevalere siano i furbi a tutto discapito della società che subisce danni a vario titolo: per miopie, per mancanza di struttura caratteriale e perché quella visione è ispirata unilateralmente dal proprio ego, privo di esperienza e sapere tecnico.
Ovvero laddove l’ordine istituzionale prescrive comportamenti idonei a dare e riconoscere una forma all’agire politico, richiede competenza acuta per il sapere che si possiede, studio per ciò che non si conosce, rigore nell’operare e senso critico o meglio autocritico per apprestare umiltà all’esercizio della propria funzione. E di tutto questo mancano le ragioni esegetiche, che possano legittimare l’ambizione umana e civile di ciascuno, ovverosia quelle da intendersi assunte da un impegno continuativo nella militanza politica e nelle esperienze amministrative, assimilando tecniche e visioni comuni, non certo da declinare a titolo personale.
Così ne segue, certamente, la considerazione ulteriore che se una persona sa poco della propria funzione, che non ha tempo per studiare perché preso da tante altre attività, sfugge all’applicazione rigorosa di valori ispiratori come l’onestà, un senso severo di autocritica e soprattutto sfugge al concetto di consapevolezza ovvero di quell’umile servizio, che bisognerebbe far compiere alla propria intelligenza: ove sia necessario declinare il proprio impegno ed compito e/o mandato ricevuto all’insegna dell’onestà intellettuale e della proiezione sagace di scelte che abbiano a cuore i bisogni dei molti e non gli egoismi dei pochissimi.
In questo quadro il tutto viene declinato alla maniera del bandito che cosparge l’agire, suo e dei suoi accoliti, di furbizie, incapace di applicare in senso rigoroso l’intelligenza critica e risolutiva.
L’uomo scaltro, così, immagina sempre di poter turlupinare chiunque ed a tale finalità si permette di schermarsi e sfuggire alle responsabilità, rappresentando sempre che le ‘cose’ (vedi materie) e le relative dinamiche (vedi: problemi spazzatura, acqua, tributi e tasse, bitumatura fallimentare, mancati pagamenti) sono fin troppo complesse da poterle spiegare esaustivamente.
Purtuttavia basta un semplice e comico caffè preso ad un tavolo di bar per mantenere buoni i rapporti con chi lo critica e l’uomo scaltro lo fa senza sapersi mai prendere la briga di risolvere un problema, stando sempre a ruota di informazioni che raccatta “peri peri” (piedi piedi dicono così Caltanissetta da tradursi correttamente: in giro), senza mai avere un’idea propria e men che meno senza mai tentare di affrontare le “questioni” con soggetti che la pensano diversamente.
Così appare il furbetto in tutta la sua risibile natura ed una portata manchevole.
(Francesco Bucca)