Cronaca

PASQUA SULLA COSTA SARACENA – Un’idea corale per far diventare la tradizione motore di turismo culturale

Il potenziale nascosto della Settimana Santa sulla Costa Saracena

Dal cuore dei Nebrodi alla riva del Tirreno, un viaggio passionale tra fede, storia e sviluppo del territorio

C’era una volta – ma potrebbe esserci ancora – la Pasqua sulla Costa Saracena, tra Gioiosa Marea e Capo d’Orlando, pensata non solo come rito religioso, ma come esperienza corale, come viaggio emozionale e identitario attraverso i borghi e le comunità dei Nebrodi tirrenici allora uniti sotto il logo della Costa Saracena.

Un’idea nata dal Consorzio turistico locale solo qualche anno fa, ma che sembra un tempo lontanissimo, sotto la guida visionaria di Giancarlo Campisi, allora sindaco di Piraino e sostenuta da assessore lungimiranti. Un progetto concepito come una “Settimana di Passione e di Turismo”, poi arenatosi sotto il peso della miopia politica e della scarsa capacità di fare rete.

Eppure, oggi più che mai, quella visione appare non solo attuale, ma anche strategicamente vincente.

Il potenziale nascosto della Settimana Santa in Sicilia

La Settimana Santa in Sicilia non è semplicemente un periodo liturgico: è una rappresentazione comunitaria della fede, una drammaturgia sacra che si tramanda di generazione in generazione.

Dai grandi centri urbani ai piccoli borghi, ogni località custodisce un proprio modo di vivere e rappresentare la Passione, la Morte e la Resurrezione di Cristo. Un codice culturale, visivo, sonoro, che appartiene al DNA profondo dell’Isola.

Da qui partiva l’idea

Nella fascia costiera compresa tra Brolo, Ficarra, Sant’Angelo di Brolo, Gioiosa Marea, Naso, Piraino e Capo d’Orlando – ma espandibile a scacchiera in altri centri limitrofi –  questi riti si esprimono con una forza scenografica straordinaria: processioni notturne, statue secolari portate in spalla, varette, canti liturgici popolari, riti silenziosi e solenni che trasformano le vie dei paesi in autentici teatri a cielo aperto.

E dove ogni scena è vissuta, condivisa, partecipata.

È qui che il “Mistero Pasquale” diventa più di una commemorazione: si fa esperienza culturale e sensoriale. Ed è qui che si apre la vera opportunità per una rinascita del turismo culturale e del territorio.

Un’idea in anticipo sui tempi

L’idea iniziale del Consorzio della Costa Saracena era semplice ma potente: unire i riti pasquali sotto un unico cartellone promozionale, creare un brand territoriale condiviso e dare vita a un itinerario tra i borghi dove la Pasqua viene vissuta in modo più autentico e originale.

Accanto agli eventi religiosi, si immaginavano mostre, degustazioni, laboratori artigianali, visite guidate, percorsi naturalistici, perfettamente integrati nel calendario liturgico.

Era un progetto non isolato, ma parte di un piano più ampio che puntava a trasformare l’intero anno in un viaggio narrativo tra le tradizioni locali: dal Natale alla Pasqua, dal Carnevale ai cartelloni estivi.

Un “unicum esperienziale” che avrebbe potuto posizionare la Costa Saracena come meta simbolica e concreta del turismo lento e identitario.

Ma come spesso accade, l’assenza di visione amministrativa e la frammentazione degli interessi locali hanno soffocato l’iniziativa, ma forse perchè era troppo “avanti”, innovativa, dirrompente.

Una nuova occasione: tra digitalizzazione, reti e turismo esperienziale

Oggi, però, quella visione è più realizzabile che mai.

Le tecnologie digitali – app, piattaforme social, strumenti di promozione integrata – permettono di fare in pochi click ciò che, fino a ieri, richiedeva mesi di lavoro cartaceo, di fax inviati, e passaggi burocratici.

La tendenza globale verso il turismo lento, sostenibile ed emozionale rende questo territorio perfetto per proporre pacchetti esperienziali legati ai riti religiosi, al patrimonio culturale e naturale, alla cucina tradizionale.

Una rete rinnovata tra Unioni di Comuni, pro loco, associazioni culturali, parrocchie, uffici turistici e nuovi assessori locali potrebbe rilanciare l’idea con slancio e concretezza. L’esperienza pasquale sulla Costa Saracena, in questo contesto, può diventare uno storytelling efficace: un racconto di comunità, di spiritualità viva, di luoghi che parlano al cuore.

Pasqua sulla Costa Saracena: una proposta concreta

Immaginiamo, allora, cosa potrebbe diventare:

  • Un calendario unico di eventi tra tutti i comuni coinvolti;

  • Un sito web e una app dedicata con itinerari tematici, geolocalizzazione degli eventi, racconti multimediali e contenuti in più lingue;

  • Coinvolgimento delle scuole e delle botteghe artigiane per far rivivere antichi mestieri legati alla Pasqua (come la creazione delle vare o dei costumi tradizionali);

  • Offerte turistiche integrate: weekend esperienziali tra riti religiosi, trekking nei Nebrodi, cene tipiche, laboratori di cucina pasquale;

  • Un progetto educativo e spirituale per i giovani, in collaborazione con le parrocchie e le associazioni.

Riscoprire e valorizzare: una sfida da cogliere insieme

Tornare a investire sulla Pasqua della Costa Saracena non è solo un’operazione turistica, ma un atto di rigenerazione culturale. È un modo per dare voce e valore ai territori minori, per creare lavoro attraverso la cultura, per rendere protagonisti i cittadini, per attrarre un turismo di qualità, rispettoso e coinvolto.

È tempo di ritrovare quello spirito corale che animava l’idea originaria.

Di pensare non più in termini di singoli eventi, ma di ecosistema territoriale condiviso. E di trasformare la Pasqua in Sicilia in un simbolo di accoglienza, identità e rinascita.

da un’idea, un futuro possibile

Quella “Settimana di Passione e di Turismo” era, e può tornare ad essere, un progetto culturale, turistico e umano straordinario.

Con poco, si può fare molto.

E oggi, più che mai, tra strumenti digitali, reti sociali e nuove sensibilità, le condizioni per ripartire ci sono tutte.

Pasqua sulla Costa Saracena potrebbe essere un faro tra i borghi siciliani, un punto di riferimento nazionale per chi cerca un turismo che emoziona, che racconta, che trasforma.

Era un’idea. Sarebbe bello riproporla. E, stavolta, farla vivere davvero.

Redazione Scomunicando.it

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