PATTI – Amministrative: Alea Iacta Est
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PATTI – Amministrative: Alea Iacta Est

– di Nino Lo Iacono –

Non conteggiamo i tre o quattro aborti o verosimilmente gravidanze isteriche

Dopo sei mesi di tribolazioni, di incontri, di annunci e smentite, finalmente le varie montagne hanno partorito i loro cuccioli con la speranza che diventino sontuosi e popolatissimi monti. Non conteggiamo i tre o quattro aborti o verosimilmente gravidanze isteriche.

Il primo atto di questo processo politico

Il primo atto di questo processo politico si è già consumato  negli uffici del Segretario Generale del Comune con il deposito delle liste.

Nell’UTIN della politica pattese ci sono cinque neonati candidati sindaco, anzi qualcuno, nonostante si vesta con la tunichina bianca, è un nato già avanti in esperienze di questo tipo.

A questo punto, nell’attesa che il secondo atto entri nel suo vivo e occupi i pulpiti dei social, delle Tv locali, delle piazze e delle case, mi sembrano legittime alcune considerazioni.

Com’è noto, da tempo mi occupo solo di politica come un qualsiasi cittadino non avvezzo ai giochi di palazzo, pur tuttavia la mia esperienza mi obbliga a fare delle considerazioni su tutto ciò ha inciso e in parte modificato gli originali assetti  degli schieramenti in campo.

La politica non è un affare personale.

Un cittadino che intende occuparsi dell’amministrazione della cosa pubblica, non può inventarsi politico dalla mattina alla sera, né tanto meno può usare la poca esperienza acquisita sui banchi del consiglio in maniera saltuaria. Un uomo che si candida alla guida di un territorio deve conoscerne intimamente  gli ambiti e gli anditi, le caratteristiche, i pregi, i problemi, del territorio, ma soprattutto deve conoscere le necessità dei  concittadini che si propone di amministrare.

Un sindaco deve essere sempre presente

Un sindaco deve essere sempre presente e, attraverso le persone che compongono la sua squadra, deve acquisire il dono dell’ubiquità, deve dotarsi di un gran numero di orecchie e altrettanti occhi, ma deve soprattutto essere lungimirante. Le nostalgie e le eredità politiche e/o amministrative, in un mondo in continua evoluzione, non servono, perché superati nelle metodologie e nei percorsi quotidiani.

Non serve una lista di candidati al consiglio comunale fatta di numeri, utili solo a riempire  i sedici posti a disposizione, oggi servono uomini e donne che abbiano amore per la Città, che vivano la politica senza rancore e senza astio. Non serve incalzare l’elettore confuso con impegni e promesse più o meno accattivanti, esibendo l’elenco delle incompiute o delle promesse non mantenute dai precedenti amministratori. La campagna elettorale si fa con il confronto e non con lo scontro a tutti i costi.

Nessuno è bravo senza supporter validi e nessuno può fregiarsi di titoli  o appendersi al collo medaglie senza prima passare dalle forche caudine di un sistema gestionale difficile, contorto e soprattutto fornito di scarsissime risorse .

La presunzione di presentarsi come novità in un mondo politico in cui mancano simboli partitici e ideologie e quindi riferimenti certi, nel quale si invocano strane libertà e utopistiche indipendenze, le aggregazioni o il coinvolgimento di persone e gruppi deve avere un senso logico derivante da affinità d’intenti e di azioni.

Un insieme di persone  che, forse, il giorno prima non si conoscevano nemmeno, non può essere un gruppo coeso, specie se queste persone vengono da forzate trasmigrazioni chieste da referenti politici che tutto hanno a cuore tranne l’interesse di questa città.

Una competizione fatta con questi presupposti crea disguidi, dissapori, aumenta gli asti e le diffidenze e non agevola certamente il dialogo fra futura maggioranza e futura opposizione, né agevola quella distensione sociale che oggi serve più che mai.

gli interventi di politici regionali

Sappiamo di interventi di politici regionali, proprio di quei politici che nei momenti nei quali questa città aveva di bisogno, sono stati latitanti e che comunque intervengono a Sala d’Ercole solo per tutelare i propri orticelli, anzi quelli vicini alle loro residenze.

Quei politici che con la faccia di bronzo che li distingue hanno imposto candidati e trasmigrazioni, ritiri e accettazione di candidature. Ma la cosa peggiore è che tanti di questi candidati hanno accettato, sacrificando ancora una volta la loro libertà di pensiero. Condizione umiliante che merita, senza alcun dubbio, una sonora e non velata bocciatura. Chi sacrifica la libertà del proprio pensiero, indirettamente attenta alla libertà dei propri concittadini perché sarà costretto a rispondere al proprio referente di turno e non ai propri elettori.

Ormai il dato è tratto e mi pare giusto lasciare che i candidati cerchino di capire chi è il vero avversario, chi è traditore in famiglia o quale famiglia loro stessi hanno tradito, mentre cominciano a crearsi un’immagine linda presentandosi sui social nelle pose più accattivanti e con i panorami più armoniosi, più belli, che per fortuna, nel nostro territorio non mancano.

17 Settembre 2021

Autore:

redazione


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