Che il golfo di Patti sia stato nel corso della antichità al centro di vicende e battaglie di notevole interesse storico-politico lo testimoniano le fonti scritte e i resti archeologici che, specie per l’antica Tyndaris, sono numerosi e notevoli. Necessitano nuovi studi, investimenti, ricerche e sopratutto attenzioni. La ricostruzione di Nino Lo Iacono spalanca tuttavia una grande finestra su una quaestio davvero misteriosa: e al di là dell’accettazione della sua tesi, rimane un grosso interrogativo perché la Sovrintendenza non ha ancora pensato di dare il giusto valore a questo ritrovamento, visto che è già stato censito?
L’ASCESA DI OTTAVIANO PARTE DA TINDARI.
La battaglia del Nauloco, la Vittoria che conclamò Agrippa, il più grande ammiraglio di Roma.
I resti del monte Perrera a Patti: se non è il Nauloco, cosa è?
Che il golfo di Patti sia stato nel corso della antichità al centro di vicende e battaglie di notevole interesse storico-politico lo testimoniano le fonti scritte e i resti archeologici che, specie per l’antica Tyndaris, sono numerosi e notevoli.
L’obiettivo di chi scrive non è certo quello di ripercorrere la lunga e avvincente storia del territorio ma riportare all’attenzione alcuni ritrovamenti archeologici che non solo risultano illuminanti per la ricostruzione delle strutture militari adiacenti l’antica città ma anche per la sua posizione strategica e che oggi sono esemplari rari.
Sul monte Perrera di Patti, infatti, da tempo è stata rinvenuto, grazie all’acuta scoperta e tenacia del cultore di storia Nino Lo Iacono, un insediamento a guardia di un impianto portuale, scavato nella roccia.
I ritrovamenti di parti di pavimento in coccio pesto riconducono in una prima analisi all’epoca romana.
Anche gli studi del Dottor Michele Fasolo, archeologo, riconducono ad un banco arenario in cui è possibile identificare una struttura portuale.
Integro il largo faro in cui di notte si accendevano i fuochi
Ancora i fori che servivano da alloggiamento per le travi del tetto di una piccola costruzione.
Non è difficile immaginare che questa altezza ( circa 90 m)sul mare permettesse alle guardie romane un controllo del golfo strepitoso ed efficace.
Di certo bisogna immaginare , rispetto al panorama di oggi, una conformazione geologica nettamente diversa: il mare penetrava oltre il monte Perrera e il dirimpettaio monte Russo per occupare tutta la zona pianeggiante delle contrade Sipio e Moreri Sottani, ovviamente a monte del ponte sulla SS 113.
Che Pompeo e Ottaviano, durante la guerra civile, armeggiassero nel golfo di Patti, le fonti scritte lo palesano senza ombra di dubbio.
Tindari fu proprio caposaldo di Sesto Pompeo anche per la sua naturale predisposizione nota già durante le guerre puniche: l’ipotesi del Lo Iacono secondo cui la battaglia del Nauloco del 36 ac si svolse nelle acque stanti tale insediamento, risulta avvincente e suffragata per altro proprio da questo ritrovamento, ad oggi un unicum sul tratto di costa che da Patti si dipana sino a Messina.
Certo è che la battaglia di Nauloco decretò la conquista della Sicilia e Tindari diventerà da li a poco una delle sei colonie augustee scelte da Ottaviano Augusto insieme a Palermo, Tauromenio, Siracusa, Terme, Catania!
La ricostruzione di Nino Lo Iacono spalanca tuttavia una grande finestra su una quaestio davvero misteriosa: e al di là dell’accettazione della sua tesi, rimane un grosso interrogativo perché la Sovrintendenza non ha ancora pensato di dare il giusto valore a questo ritrovamento, visto che è già stato censito?
Quanto una consapevole valorizzazione e ricerca sul sito potrebbe dare risultati.
Rendendolo visitabile e aperto al pubblico non si incrementerebbe, oltre tutto, anche il cosiddetto “turismo culturale” che proprio nell’area di Tindari potrebbe avere risultati strepitosi!!
Eppure basterebbe poco! una decente pulizia e sistemazione anche del meraviglioso sentiero che, lontano dalla città, fa assaporare l’idea di staccarsi dalla routine per immergersi nella storia.
A voi le riflessioni!
Le foto sono di Salvo Amato e di Giuseppe Ricciardi