Giovanni Felice: l’accordo quadro per l’accesso alla Cassa Integrazione in Sicilia? un patto scellerato contro diecimila aziende e oltre ventimila lavoratori
Quell’accordo noi non l’abbiamo sottoscritto.
La nota
La stampa sta dando ampio risalto all’accordo Sindacale per l’applicazione della cassa integrazione in deroga in Sicilia prevista dal DPCM 18 detto” CURAITALIA” che noi non abbiamo sottoscritto.
Mentre il Decreto ed il Ministro del Lavoro – ha Dichiarato il Coordinatore Regionale di Confimprese Sicilia Giovanni Felice- hanno inteso allargare la CIGS a tutti, anche perché tutte le attività sono chiuse, Sindacalisti e Datori di lavoro siciliano, si permettono, con il beneplacito, non so se cosciente, di escludere oltre diecimila aziende e ventimila lavoratori da questo beneficio perché rei di non avere versato l’obolo, lo chiamo cosi per evitare querele, agli Enti Bilaterale di loro proprietà.
Il DPCM 18, – continua Giovanni Felice – è un combinato tra azioni e conseguenze, si chiudono le attività, si bloccano i licenziamenti per giustificato motivo, (Art. 46) si da a tutti, tranne i i datori di lavoro domestico come previsto al comma 2 dell’articolo 22, la possibilità di accedere alla cigs. Concetto peraltro ribadito dal Ministro del Lavoro, come si può leggere nel sito del Ministero che presenta i provvedimenti di competenza del proprio ministero recitando tra gli altri “Cassa Integrazione in deroga: stanziati 3,3 miliardi per tutelare tutti i lavoratori, compresi agricoli, pesca e terzo settore, che non hanno accesso ad altri ammortizzatori sociali. La misura durerà 9 settimane.”.
La domanda che nasce spontanea – insiste il coordinatore Regionale di Confimprese – è, per quale motivo escludere queste aziende e questi lavoratori? L’adesione obbligatoria all’ente bilaterale non è prevista da alcuna norma, certamente chi partecipava al tavolo è in palese conflitto di interesse in quanto “proprietario” degli Enti Bilaterali è che quindi ha interesse a lasciare fuori chi non ha aderito agli stessi.
Quanto accaduto sarebbe già grave in tempi normali è immorale in questo periodo. Come funzionerà per queste aziende che sono chiuse. Il titolare non può licenziare, non può lavorare e dovrebbe pagare gli stipendi?
Ho l’impressione- conclude il Giovanni Felice- e già qualche segnalazione che conferma questa nostra ipotesi ci è pervenuta, che si sia creato ad arte un problema “sanabile” attraverso una adesione predatata chiaramente con una messa a posto.
Sulla vicenda abbiamo allertato il Presidente Musumeci e tutte le Autorità che possono avere voce in materia per fermare quello che più che un accordo contro l’emergenza sembra un patto per utilizzare l’emergenza a scapito di aziende e lavratori.