Domenico Siracusano, esponente del Partito Democratico, è intervenuto con una dichiarazione sulle recenti vicende legate alla fase congressuale del PD di Messina, esprimendo preoccupazione per una situazione politica che, a suo dire, rischia di allontanare l’obiettivo della ripartenza del partito in provincia.
«Leggere di un “Caso Siracusano” – dichiara – appare davvero sconcertante rispetto a una serie di scelte politiche che hanno coinvolto, non un singolo, ma una rete provinciale di persone. Non si tratta solo dell’esperienza di Articolo Uno, ma di un impegno politico e civile radicato nei valori della sinistra democratica».
Siracusano sottolinea come sia stato lui stesso, insieme a un numeroso gruppo di iscritti, a proporre un percorso unitario nell’ultima Assemblea Provinciale, prima dell’apertura della fase congressuale: «Di fronte a un partito lacerato, sfilacciato e disorganizzato, con ricorsi in atto e un equilibrio precario tra le forze interne, avevamo chiesto uno spazio di condivisione».
L’esponente del PD non nasconde il disappunto verso chi, ieri, avrebbe rifiutato un dialogo costruttivo, alimentando divisioni e tensioni: «Chi ha avvelenato i pozzi parlando di capi bastone e signori delle tessere, oggi chiede di lavorare insieme per coinvolgere tutte le competenze del partito. Sono il primo ad auspicare una vera pacificazione che rimetta al centro le priorità indicate dalla Segreteria Nazionale guidata da Elly Schlein».
Siracusano, però, evidenzia come nessun coinvolgimento o confronto sia stato realmente avviato: «A nessun accordo potevamo opporci perché, semplicemente, non ne eravamo a conoscenza. Non si può parlare di percorso unitario se qualcuno immagina di escludere pezzi del partito da marginalizzare».
La proposta, quindi, è chiara: «Si apra un tavolo rappresentativo di tutte le anime del PD o, meglio ancora, si utilizzi l’Assemblea Provinciale come luogo di confronto trasparente, lontano da dinamiche di corridoio».
Infine, Siracusano ribadisce la disponibilità a un percorso di pacificazione serio e profondo, che vada oltre le questioni di cariche e incarichi: «Questa fase non deve umiliare nessuno, ma valorizzare tutte e tutti coloro che vogliono un PD più forte, aperto e presente nelle nostre comunità».
La dichiarazione si conclude con un appello alla chiarezza e alla responsabilità, nella speranza di un partito unito e in grado di rispondere alle sfide politiche e sociali del territorio.
la lettera integrale
Spiace davvero di dover apparire come l’inciampo, il freno alla ripartenza – necessaria e non rinviabile – del PD in Provincia di Messina.
Sono stato io, a nome di un consistente gruppo di iscritte ed iscritti, durante l’ultima Assemblea Provinciale svolta prima dell’apertura formale della fase congressuale, a proporre un percorso unitario di fronte a un Partito lacerato, sfilacciato e disorganizzato, all’insorgenza dei ricorsi ed un evidente equilibrio tra le forze in campo.
Chi ieri ha rifiutato di costruire uno spazio di condivisione, anzi ha avvelenato i pozzi con ricorsi, parlando di capi bastone e signori delle tessere, oggi chiede di tornare a lavorare che per coinvolgere tutte le competenti del partito.
Non posso che essere il primo, insieme a tante e tanti altri, ad auspicare una pacificazione che porti il partito sulle priorità e sulle prospettive indicate dalla Segreteria Nazionale Elly Schlein.
Mi spiace evidenziare che nessun coinvolgimento, nessun confronto si è aperto o almeno a nessun confronto siamo stati invitati, a meno qualcuno non immagini un percorso unitario che escluda pezzo da marginalizzare. Di nessun accordo eravamo a conoscenza e a nessun accordo potevamo opporci, semplicemente perché non eravamo a conoscenza.
Si apra un tavolo che rappresenti tutto il partito, o meglio ancora si utilizzi l’Assemblea Provinciale, come si poteva fare domenica, per confrontarci nella chiarezza, nella trasparenza, lontani da caminetti e conciliaboli.
Rimaniamo, quindi, più che disponibili ad pacificazione vera, seria e profonda che non può riguardare solo cariche e postazioni ma che deve avere a che fare soprattutto il modo e lo stile con cui si sta nel partito o lo si rappresenta nelle istituzioni. Un percorso che non umili nessuno ma valorizzi tutte e tutti coloro che vogliono un PD più forte, aperto e presente nelle nostre comunità».
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