A me la massima kafkiana, così decontestualizzata, non è mai piaciuta molto, nonostante adori lo scrittore ceco.
Probabilmente perché, in rotta con l’andazzo comune, io sono tesserata ad un partito.
Sono tempi duri, questi, per la politica. E non mi riferisco solo alla ben nota situazione nazionale.
Mi riferisco a quanto mi è più vicino, e cioè alla politica locale attualmente in fermento per le prossime amministrative.
Ultimamente, la questione amministrativa è diventata una questione di “persone” e “programmi”: per alcuni è una questione “più di persone”, per altri “più di programmi”.
Una facile analisi di quanto scritto e/o detto negli ultimi tempi, permette di affermare con certezza che mancano entrambi gli elementi. Elementi che, tra l’altro, debbono coesistere nella politica.
Da entrambi questi schieramenti giunge un invito, evangelicamente rivolto a tutti coloro che sono di buona volontà, al fine di impegnarsi attivamente. In realtà, al momento attuale, impegnarsi risulta alquanto difficile, proprio per l’assenza dei suddetti elementi: è difficile intuire dove si vuole andare ed in compagnia di chi.
Nonostante la “pochezza programmatica”, però, si è subito pronti a puntualizzare che si vogliono lontani i partiti, che bisogna diffidare dalla gente che li compone, mossa solo da biechi interessi personali.
Cosa alquanto scontata, nell’ottica di chi trova più comodo (e forse proficuo) per eventuali future candidature, muoversi sulla corrente dell’antipolitica che mette d’accordo un pò tutti.
Come ho affermato all’inizio, mi trovo in disaccordo con la massima kafkiana, perché in realtà facilmente applicabile a qualsiasi gruppo di persone. Il punto è se lo si vuole superare.
Nonostante ci si lamenti delle continue critiche a tutto e tutti, una previa critica la devo muovere, almeno nei confronti dei pochi punti programmatici di cui ho avuto modo di venire a conoscenza.
Se le premesse di questa campagna sono quelle di innovare, mi pare che di innovativo certe proposte non abbiano poi molto, e ciò è dovuto ad una insormontabile immobilità di prospettive che purtroppo caratterizza la politica locale.
Innanzitutto, prima che andare ad identificare obiettivi fantastici e che potrebbero di certo suscitare l’entusiasmo dei cittadini, per lasciare dopo breve tempo spazio alle consuete lamentele, sarebbe forse più opportuno concentrarsi sull’obiettivo teso a garantire un funzionamento della macchina amministrativa basato sulla trasparenza, sulla legalità e che quindi si traduca in efficienza, in modo tale da permettere una partecipazione effettivamente attiva del cittadino alla politica del paese.
Non è coerente, infatti, invocare la partecipazione di tutta la società civile alla fase della proposizione pre elettorale e poi ostacolarne la partecipazione quotidiana per tutto l’arco della legislatura con una macchina amministrativa immutata ed obsoleta.
Non è coerente invocare la partecipazione cittadina ed il rinnovo culturale se poi si punta tutto sul turismo balneare da paese del “quarto mondo”. Semmai, sarebbe innovativo guardare con occhi “anticonformisti” il territorio e, piuttosto che volgersi alla spiaggia, guardare anche alle colline, ai piccoli angoli tanto preziosi quanto dimenticati del centro cittadino.
Sarebbe davvero innovativo far “rinascere” gli spazi comuni, magari nell’ottica di un calendario di eventi ed iniziative che si stacchino dalla retorica di una programmazione estiva sciatta e che puntino su una crescita culturale del paese. In tal modo, si garantirebbe al cittadino, prima che al turista, la possibilità di vivere diversamente il paese.
Parlare di un programma davvero differente dalle promesse, talvolta fantasiose, degli anni precedenti, vuol dire guardare alle persone e garantire, soprattutto alle fasce più deboli e disagiate, idonea assistenza.
Far politica per il nostro paese, vuol dire, ad esempio, tutelarne l’ambiente attivando, innanzitutto, un indispensabile e funzionante servizio di raccolta differenziata dei rifiuti (seguendo magari il modello «Rifiuti Zero») , educando ognuno alla civiltà di un sistema che dovrebbe essere in realtà già da tempo pienamente acquisito ed efficiente.
Vuol dire pensare a sistemi di mobilità che permettano il collegamento tra la collina ed il mare e tra i vari comuni, al di fuori della logica delle grandi opere, ottimizzando quello che si ha già (treni, autobus) e favorendo chi, ad esempio anziani o meno abbienti, ha meno confidenza con altre possibilità di locomozione.
Vuol dire pensare all’istituzione di centri di studio sanitari in collaborazione con le università, comprensoriali per poter far prevenzione e non ricorrere alla medicina di emergenza.
Vuol dire , in definitiva, pensare a chi lavora , studia o vive tutto l’anno il territorio perché la sua vivibilità può essere il fattore attraverso cui essere scelti da chi viene da fuori. Insomma, tutto ciò significa creare i presupposti fondamentali per una crescita che è possibile e che da orizzonte utopico, si concretizza in miglioramento tangibile.
Parlare di alternative, in fondo, vuol dire prendersi cura di ciò che fino ad ora è stato vittima dell’incuria che fa “franare” le coscienze verso l’abisso dell’apatia.
Osservare con attenzione e parlare con consapevolezza di persone e progetti, è un ottimo metodo per incentivare la partecipazione e far diminuire il pregiudizio nei confronti di una politica giudicata a priori negativa in quanto tale.
La buona politica, è quella che combatte la superficialità.
Sara Marino Merlo di Sinistra Ecologia Libertà