Al solstizio, dieci anni fa andavi via un Amico…. Ci sembra giusto ricordarlo, ripubblicando quanto scritto esattamente, su questo giornale, lo scorso anno… senza aggiungere, omettere, “tagliare” nulla. E’ un ricordo certamente personale ma condiviso, allora, da tanti… E’ un ricordo di chi ha vissuto e condiviso con Renato adolescenza, giovinezza, impegno…. È semplicemente un ricordo umano di chi sa di aver avuto, con la sua morte, con la sua assenza, tatuata sull’anima un’indelebile cicatrice di dolore.
Nove anni fa, in questi giorni, moriva Renato Lo Presti.
Renato, sono ormai nove anni che manchi.. e spesso la tua presenza è palpabile, aleggia tra noi, che circoliamo ancora per le strade di Capo d’Orlando, i soliti amici, quasi ogni silenzioso pensiero che ci riconduce a te, comincia con “non”. “Non verrà” , “non sentiremo la sua battuta, “non rideremo insieme”. Renato, il tempo è passato ma sembra solo ieri, la notizia tragica che ci sconvolse, che devastò quella serata, tra le prime di un’estate poi divenuta afosa, solitaria, per tanti, piena d’amarezze e rimpianti, d’inquietudine e volgari allusioni. Il tempo non ha sbiadito il tuo ricordo.
Non ci sarà più quell’uomo, sempre ragazzo, dallo sguardo ironico, dall’umorismo sagace e dalla brillante intelligenza, dall’altruismo incredibile, dagli immancabili occhiali da sole.
Non ci sarà il giovane professionista, irriverente e capace, saggio, arguto, senza timori, dalla strana strafottenza legionaria, dal sorriso caldo, accogliente, che conosceva l’amicizia, il senso della gerarchia e dell’appartenenza, non solo ideologica, ma di affinità elettive. Che amava “Corto Maltese” e Marcuse, Che Guevara e Mussolini, bourbon e pastis, cigarillos e belle donne.
Non c’è mai stato tanto buon senso in te, spesso la spregiudicatezza goliardica affiorava, ma la combinazione esplosiva di determinazione e coerenza, faceva passare tutto in secondo piano. Eri senz’altro un essere speciale. Ed a noi piacevi così.
Per questo, anche per te, “destra” e “sinistra” potevano tranquillamente ascoltare buona musica alla Tartaruga, mangiare funghi e buon pesce a Panarea, o semplicemente scappare a Milazzo per stare in pace davanti ad una buona bottiglia, parlando di politica, di cocenti delusioni e ritrovati affetti giovanili, di viaggi desiderati e mai fatti insieme.
Il tuo grande cuore ti ha tradito. Quasi uno scherzo macabro del destino. Che però proprio non riusciamo ancora a perdonare.
Non ci interessa perchè o per cosa, nulla ti riporterà tra noi…. non è importante sapere cosa facevi, era importante condividere con te il tuo presente, il tuo essere accogliente per ciascuno di noi, allora come ora. Ti ricordiamo con la serena rassegnazione con la quale si onorano i caduti, coloro che cavalcano le praterie dell’Ade, aspettandoci.
Non ci sarà l’uscita in barca, la buona cucina, non ascolteremo gli “amici del vento” come quando avevamo vent’anni, poi il rock più definito dei Pink Floyd, le ballate irlandesi, Buena Vista Social Club nella casetta in campagna, non vedremo i film sugli indiani, sulle ultime riserve dove spesso cercavano di relegarci e non sogneremo viaggi in Tunisia, non vedremo più il tuo saluto rassicurante, nè sentiremo la tua voce forte, o ci riscalderà il tuo abbraccio sicuro, nè vedremo la tua moto sfrecciare sul lungomare o ricorderemo insieme la “due cavalli” zeppa di manifesti, quasi un simbolo trasgressivo di chi aveva fatto della politica un manifesto per dimostrare il suo essere contro.
Non ti vedremo camminare nelle sale del tribunale, neanche in quelle del tuo comune, né parlare, o comiziare, oppure argomentare, rammentare, scrivere, dirimere, sfrondare, intervenire, lottare, fare le barricare, perfino le giovanili risse, urlare con foga, a tratti anche con irriverenza, ma anche abbracciare, aiutare, ascoltare, leggere, accogliere, prestarti per tanti.
Renato, ci spiace che “Pissi” non avrà il tuo nome, forse in tanti ti hanno dimenticato troppo in fretta, con omertà bacchettona.
Abbiamo visto stupefatti come si muore a quarant’anni, ci siamo chiesti cosa avremmo potuto e dovuto fare per te.. e che non abbiamo certamente fatto.. manca la fuga a Milazzo fissata per il giorno dopo, un appuntamento irrimediabilmente mancato.
Sapevi qual’era il tuo ruolo, sapevi d’essere stimato, amato, scelto, amico, fratello, rispettato anche dai “nemici”.
E’ stato facile volerti bene, non è difficile ricordati, sappiamo che la tua breve vita È stata intensa e che l’hai vissuta come volevi tu, forse anche il cogliere la “bella “ è stato come tu avresti voluto.
Speriamo solo d’essere stati noi dei buoni amici.
Lottiamo ancor oggi contro chi ha pensieri semplicistici su di te, contro chi ha profuso lacrime d’interesse, chi ha speculato, l’unico nostro intento quello di proteggere dalla contaminazione, dalla volgarità , dal degrado della parola postuma, la tua grande anima.
Con tenerezza ti pensiamo anche adesso. Che la luce ti illumini, come spetta ai guerrieri. Che questa sia così intensa da tenere ancora tutti insieme come un tempo, coloro i quali hanno avuto il grande privilegio di condividere con te spazio, tempo e fatti.
Grazie per esser stato con noi, per un po’.
Max
.. per meditare un attimo:
“Si dovrebbe accogliere la morte con gioia… è uno dei più grandi eventi della vita. Nella vita, esistono solo tre grandi eventi: la nascita, l’amore e la morte. La nascita, per tutti voi, è già accaduta: non potete farci più nulla. L’amore è una cosa del tutto eccezionale… accade solo a pochissime persone, e non lo si può prevedere affatto. Ma la morte, accade a tutti quanti: non la si può evitare. È la sola certezza che abbiamo; quindi, accettala, gioiscine, celebrala, godila nella sua pienezza.”
Osho Rajneesh
“Ho parlato a sufficienza del chiaro di luna. Non domandatemi più nulla. Ascoltate la voce dei pini e dei cedri quando il vento tace”.
Ryo Νan (religiosa buddhista)
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