E’ morto, ieri, Pippo Rifici, per tutti “zio Pillo”. Il ricordo nelle parole di due sindaci
Due post, su facebook, per raccontare chi era.
Addio amico mio di sempre
Francesco Paolo Cortorillo, sindaco di Sant’Angelo di Brolo
Difficile non averlo incontrato.. sempre in giro per i Nebrodi, nelle feste religiose con la sua banacarella di calia, nei mercati a vendere di tutto, e poi a sant’angelo di Brolo, il suo paese sempre con la battuta pronta, la risata contaggiosa, Una bella persona.
Il sindaco Oggi per noi Santangiolesi e’ un giorno molto triste, perché ci ha lasciato un altro nostro caro concittadino, amico di tutti, l’indimenticabile Pippo Rifici, che affettuosamente chiamavamo “Zio Pillo”. Un uomo dal cuore d’oro, dotato di intelligenza viva, che riusciva sempre a farci sorridere senza suscitare ilarità e che, nella Sua semplicità e la Sua bontà, si faceva volere bene da tutti. Ancora e sempre custodirò il ricordo indelebile dei tanti bei momenti vissuti insieme, i simpatici duetti nei quali si intavolavano discussioni interminabili, a volte concitate, a volte intrise di una sana e mordace comicità e si discettava spaziando su tutto, dalla politica al calcio, e poi si finiva a giocare a scopa al bar Butta’, dove si riunivano sempre tanti spettatori per vederci giocare e assistere alle Sue note intemperanze.Addio amico mio di sempre, da oggi ci sentiremo e saremo ancora più soli
Lo stimavo molto per la sua intelligenza.
Basilio Caruso, già sindaco di Sant’Angelo di Brolo.
Non c’è stata persona, nel nostro paese, che non abbia conosciuto Pippo.
Anch’io lo conoscevo da sempre, ma il nostro rapporto amicale, crebbe e si consolidò durante la mia vita amministrativa. Si instaurò un’amicizia molto forte. Lui apprezzava tanto le attenzioni che le mie amministrazioni riservavano ai soggetti più deboli. E fu anche questa la ragione per la quale divenne anche un mio convinto sostenitore.
Lo stimavo molto per la sua intelligenza.
Una disgrazia, avvenuta quando era piccolino, insieme alla povertà, che allora era diffusa capillarmente, lo segnò per sempre: lui, infatti è stato l’unico sopravvissuto di tre bambini investiti dallo scoppio di un ordigno bellico. E, oltre al comprensibile trauma psicologico, subì ustioni in buona parte del corpo. I segni indelebili li portava ancora nel collo.
Quando parlava, raccontandomi non solo delle monellerie infantili, ma anche del suo instancabile lavoro, lo ascoltavo con ammirazione. Per portare un pezzo di pane a casa, faceva cose inumane. Quando era già grandetto, con la sua motoape andava alla Vucciria, a Palermo, dove, alle macellerie del luogo, portava gli scarti di carne di maiale per conto di don Saro Ballato (Serra). E poi andava a per i carciofi, sempre in provincia di Palermo, e con la stessa motoape. Mezza giornata abbondante per andare; altrettanto tempo per ritornare. E poi, in tempi un po’ più recenti, quando andava a Catania, a prendere materiali nei negozi all’ingrosso.
Tanto sudore che però, grazie alla sua capacità e intraprendenza, lo gratificò e gli consentì di crearsi una certa tranquillità economica.
Fino al 2020 ci vedevamo quasi tutti i giorni; con la pandemia non me la sono sentita di mettere a repentaglio le sue già precarie condizioni di salute. Ogni tanto gli mandavo un video e lui, facendosi aiutare da sua nipote, rispondeva con lo stesso mezzo.
Oggi le nostre strade si sono separate per sempre. Però ci restano la stima, l’amicizia disinteressata, l’affetto e tanti bei momenti conviviali e di spensieratezza che ci siamo regalati.
Il bilancio sintetico di oggi, è che sta volgendo al termine una giornata pessima. Una bruttissima giornata.
Ultimo omaggio, con le condoglianze della redazione, la foto di Franco Tumeo. Queste foto è stata scattata nel 1982, in occasione della festa di contrada Crocevia a Ficarra