Cronaca

PIANETA SANITA’ A MESSINA – L’intervista a Salvo Rotondo

di Giovanni Frazzica

Salvo Rotondo, un professionista impegnato anche nel sociale

 Proseguiamo la nostra esplorazione del mondo della Sanità messinese con una intervista al dr. Salvo Rotondo, urologo, colonna portante dell’Ordine dei Medici di Messina e amorevolemente impegnato nel Volontariato cittadino.

Sappiamo che lei è anche impegnato nel sociale, ci vuole parlare di questo aspetto della Sappiamo che lei è anche impegnato nel sociale, ci vuole parlare di questo aspetto della sua attività?  

Il campo del volontariato mi ha sempre interessato. Del resto la professione del medico è una professione di aiuto che ti porta volente o nolente a doverti interessare degli altri, spesso oltre il perimetro dei tuoi compiti istituzionali. L’ascolto del paziente della sua storia, del suo vissuto o della percezione del suo stato di salute, il soffermarsi più a lungo del dovuto (se ritenuto necessario) per meglio spiegare le condizioni cliniche di un paziente o il tipo di intervento che bisogna programmare, rappresentano momenti di umanizzazione quotidiana che fanno parte integrante della professione medica e che consentono di aumentare la qualità percepita delle prestazioni professionali erogate.

Da quando mi sono pensionato dall’Ospedale Papardo ho avuto la possibilità di gestire più liberamente il mio tempo e quindi di potermi dedicare maggiormente alla partecipazione attiva nell’ambito del volontariato.

Guardando dall’interno questo mondo ci si rende conto di quanta gente abbia bisogno di un aiuto sia in termini economici, alimentari o di salute. L’attività delle molte decine (ma ne servirebbero centinaia) di operatori silenziosi riesce solo parzialmente a colmare le falle dei sistemi istituzionali di assistenza sociale e sanitaria svolgendo una fondamentale azione di aiuto e di supporto a molte famiglie extracomunitarie e no della nostra città.

  • Quali sono le esperienze più significative che ha fatto in Sanità? 

Sicuramente le esperienze fatte in centri urologici di riferimento sia in Italia che all’estero che mi hanno consentito di portare a casa le esperienze fatte sia in termini di acquisizione di tecniche innovative nonché di utilizzo di strumenti e materiali di ultima generazione. Un altro importante aspetto delle esperienze acquisite fuori dall’ambito cittadino è sicuramente la possibilità di importare modelli organizzativi della complessa struttura ospedaliera finalizzati al migliore funzionamento del reparto e quindi dell’assistenza.

  • La crisi del settore può favorire un migliore equilibrio tra pubblico e privato?

Il SSN sta attraversando un periodo di grave crisi collegata a diversi fattori: la progressiva riduzione delle risorse dedicate alla sanità, la mancata programmazione, la crisi della figura del medico e della professione. La riduzione del finanziamento pubblico porta a verso una riduzione della capacità, da parte degli ospedali pubblici, di rispondere in maniera adeguata alla richiesta di salute da parte del cittadino. Inoltre i continui accorpamenti dei reparti sul territorio ottimizzano i consumi riducendo il numero delle strutture e quindi degli sprechi. Ma la cosiddetta ottimizzazione viene però fatta seguendo dei tagli con il righello, non tenendo conto delle necessità del territorio e della sua situazione geografica, cui consegue la pericolosa discrepanza tra necessità di salute e capacità di ottemperare ai bisogni della cittadinanza. Una sorta di “Assistenza Attenuata”.

Sarebbe quindi più saggio cambiare registro di misura e quantificazione, decidendo di verificare il numero previsto di reparti e di organici “aggiustandolo” con in numero della emigrazione sanitaria registrata nella regione. Elemento fondamentale per capire quanta popolazione non trova adeguate risposte alle proprie necessità di salute ed è costretta ad emigrare in altre regioni per potersi curare in maniera appropriata.

Le strutture private potrebbero rappresentare un importante volano di sviluppo per la sanità attraverso un importante effetto vicariante nei confronti del sistema pubblico a patto che siano in grado investire capitali finalizzati all’aggiornamento e al potenziamento della tecnologia e all’allestimento di adeguati pronto soccorso integrati con le strutture ospedaliere pubbliche. A questo dovrà affiancarsi un adeguato potenziamento degli organici, strutturando meglio il personale sul piano quali- quantitativo con personale qualificato e di esperienza, evitando di assumere elementi alle prime armi senza garantire loro congrui periodi di affiancamento per una adeguata formazione sul campo.

  • Ma quali possono essere le cause di questa crisi del Sistema Sanitario?

La situazione è complessa ed è difficile trovare un’unica causa, ma sicuramente alla radice di tutto ciò, c’è la grave crisi politica che sta attraversando il nostro paese, dove all’approssimazione spesso si associa la mancata conoscenza reale dei problemi che generano tale crisi. La scarsa capacità organizzativa, inoltre, fa anteporre la necessità di promulgare leggi e riforme a tutti i costi che però non tengono conto della necessità di una fase intermedia di riorganizzazione del sistema e di ristrutturazione e potenziamento degli uffici indispensabili a garantire il corretto funzionamento della Sanità.

Un esempio su tutti è quello di volere riorganizzare le struttura ospedaliere come abbiamo detto prima senza tenere conto della realtà geografica sulla quale insistono. Ne conseguono ritardi e disservizi che poi vengono pagati dagli operatori con un progressivo incremento delle aggressioni e delle violenze su medici e parasanitari. A questo va aggiunto che i ritardi in caso di patologie tempo-dipendente producono conseguenze gravi spesso associate a reliquati e a cronicità che poi hanno un ulteriore costo sul SSN in termini di assistenza e riabilitazione che quasi mai vengono presi in considerazione da chi amministra.

Un altro lampante esempio su questo argomento è la folle presunzione di volere risolvere il problema delle lunghe liste di attesa per visite, esami o interventi utilizzando soluzioni “isorisorse”, cioè senza ulteriori investimenti.

  • Ci sono innovazioni tecnologiche e farmaceutiche per migliorare l’assistenza?

La continua evoluzione della tecnologia in campo medico ha messo a disposizione dell’assistenza tutta una serie di innovazioni che hanno migliorato la capacità di garantire una migliore assistenza con metodiche sempre più efficaci e sempre meno cruente ed invasive. A questo consegue un aumento della sopravvivenza, una riduzione delle giornate di degenza e una più veloce ripresa lavorativa. Ma soprattutto si assiste ad un miglioramento della qualità della vita di pazienti sottoposti a terapie anche se particolarmente invasive per casi clinici particolarmente complessi.

Purtroppo però a questo non è conseguito un adeguato impegno in termini di sviluppo della ricerca in campi che vengono considerati non remunerativi dall’industria farmaceutica. Basti pensare al campo della malattie rare o al complicato settore delle infezioni e della terapia antibiotica dove ormai da anni non si registrano novità significative che, parallelamente allo sviluppo sempre maggiore di germi resistenti agli antibiotici, determinano a volte casi gravi di sepsi, spesso mortali.

  • In conclusione, sa darmi la definizione di “bravo medico”?

Secondo me la nostra professione attraversa un periodo di particolare crisi. Da un lato la spersonalizzazione del rapporto medico paziente a causa di risorse sempre più limitate e impegni burocratici sempre più pesanti e impegnativi. Spesso risultato di un voler ribaltare le competenze del personale amministrativo sulla classe medica obbligata a impegnare la maggior parte della propria attività alla compilazione di moduli, relazioni, controlli e verifiche delle prescrizioni, etc. A questo consegue una riduzione della capacità di ascolto del paziente e una involontaria superficializzazione dei rapporti interpersonali e dell’aggressività nei confronti  dei colleghi e dell’altro personale sanitario con il quale, per ottenere una ottimizzazione dei risultati, è necessaria invece una attività simbiotica e collaborativa, riducendo la conflittualità e creando un clima di collaborazione e di armonia.

Ma il bravo medico, oltre ad integrarsi con il sistema e i pazienti deve, a mio giudizio, impegnarsi a non contrastare la forza risanatrice della natura, attraverso la prescrizione minimale di farmaci e di esami. Riservando tali procedure ai casi veramente necessari, utilizzando i metodi classici della semeiotica, dell’ascolto del paziente e soprattutto adeguandosi a quella che viene definita medicina narrativa.

Dr Salvo Rotondo – Consigliere Segretario dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Messina – Direttore Responsabile di Messina Medica 2.0.

Redazione Scomunicando.it

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