Non amo le prefazioni, generalmente non le leggo, oppure, nel migliore dei casi, le leggo alla fine della lettura.
Non mi piace essere” indirizzata” prima di iniziare un libro, mi piace, invece, andare allo sbaraglio, in cerca di emozioni “senza filtri” più o meno colti, o peggio, cervelloticamente deliranti.
Se poi parliamo di poesia, la poesia non accetta intermediari, nemmeno (e qui so di stare per scrivere un’eresia, ma me ne assumo la responsabilità) quella omerica, dantesca o foscoliana, da sempre considerata poesia difficile bisognosa di esegesi ponderose, dogmatiche… e, talvolta, fanaticamente contraddittorie…
Eppure, eccomi qui, contraddittoriamente, a scrivere una “affettuosa” prefazione (riflessione sarebbe meglio) per “IL GIARDINO DEI MELOGRANI”, di Pierluigi Gammeri, giovane poeta, non alla sua prima esperienza, e, ci auguriamo, non all’ultima, garbato e sensibile cui mi lega una antica complice, indimenticata abitudine di “naufragare” e annegare “dolcemente” nel mare della creazione poetica.
Negli scavati versi privi di punteggiatura (reminiscenze ermetiche?) della prima sezione del libro: “IL PORTO SENZA NOME” (la realtà) ci sono “le memorie di un ragazzo perbene” che ammette di avere flirtato col cielo forse per volere creare un ponte tra il finito e l’infinito, recuperando volti amati nell’atto di porgere a dio un fiore di campo o che si amareggia quando scopre che siamo righe senza punteggiatura, disertori clandestini ai margini della consuetudine.
Nella seconda parte dell’elegante volumetto, curato graficamente in ogni dettaglio: “I PASSI LIQUIDI” (il sogno) l’autore fa l’inventario dei segni ricevendo il battesimo al dolore per cercare di penetrare quell’assolutamente oltre.
Ne: “L’ABISSO” (l’angoscia) la poesia diviene, rievocando Montale, un groviglio di sillabe storte difficili da dipanare per approdare, non per sempre, tra un brusio di demoni e un crocevia di silenzi.
“IL GIARDINO DEI MELOGRANI” (la libertà) ultima zona del “lepidum novum libellum” scandaglia con pudico tremore l’immaginata
Fine tra le catene e il volo e conclude con un, forse, compiaciuto corteggiamento ortisiano alla morte che l’ultima ora sarà un silenzio che non mi appartiene l’ultimo istante sarà la più amara delle risate.
Le liriche si snodano attraverso questo filo conduttore di quattro momenti, respiri di un animo romantico decadente, con i testi fortemente interiorizzati, che fluiscono nitidi attraverso immagini e memorie “leggere e vaganti” regalando al lettore un distillato dolceamaro della vita di un ragazzo che soffre e ama con intensità.
Pierluigi ci conduce attraverso un percorso semionirico in un mondo che annoda il filo degli avvenimenti tra passato, presente e futuro in modo schivo e verecondo.
La chiave di lettura dei componimenti sta forse racchiusa nell’iniziale citazione lucidamente folle di Friedrich Nietzsche, tale password ci permette di addentrarci e annidarci tra le pieghe più nascoste delle parole che offrono in continuazione emozioni vibranti di inebrianti malinconie e sprezzanti disincantati sorrisi ricchi di dignitas e di pietas.
Marinella Lo Iacono
LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO IL GIARDINO DEI MELOGRANI, DI PIERLUIGI GAMMERI, AVRA’ LUOGO DOMENICA 11 SETTEMBRE ALLE ORE 19,00 PRESSO LA LOGGIA DEI POETI, SUL LUNGOMARE DI BROLO
INTERVERRANNO:
marinella lo iacono, docente di letteratura
massimo scaffidi, giornalista
maria ricciardello, assessore alla cultura del comune di brolo
nino armenio, editore
vittoria cafarella, artista