L’architetto-poeta Pierluigi Gammeri scrive a chi l’ha accusato, ma poi da respiro al suo pensiero e dal particolare diventa generale.
“In riferimento all’elegante articolo – riferendosi a quanto apparso sui blog e su facebook – mi sia concesso fare qualche precisazione”.
Inizia così la nota dell’architetto brolese che subito precisa:
“Scrivo, mi preme dirlo, solo in ragione del fatto di essere stato, insieme alla mia associazione […] direttamente chiamato in causa.
Pertanto, limiterò l’intervento ai soli punti che mi riguardano.
Aggiungo che, se in giro l’aria fosse più respirabile, avrei lasciato correre.
Comincio col dire, in riferimento alla Loggia dei Poeti, che mi sfugge [leggendo il post pubblicato] il corrispettivo in lingua italiana della seguente frase: “patrocinata per commissione della stessa Amministrazione Messina”.
A riguardo – [rivendicato l’iniziativa di quell’opera] – mi è d’obbligo far presente che il monumento fu da noi proposto all’allora Amministrazione Comunale.
Con chi avremmo dovuto interfacciarci se non con l’Ente?
A chi avremmo dovuto sottoporre la nostra idea?
C’erano altri possibili interlocutori?
E’ stata forse una colpa l’esserci confrontati con chi amministrava?
Noi non gestiamo la Cosa Pubblica.
Siamo un’associazione.
Noi lavoriamo con la gente.
Su questo siamo tenuti a rispondere.
Intendiamo continuare a farlo collaborando e offrendo spunti a qualunque Amministrazione futura che intenderà giovarsi del nostro contributo free.
Questo abbiamo da offrire”.
Poi per quanto concerne gli aspetti economici paventati:
“Per la Loggia dei Poeti non ci fu alcuna commissione”
E aggiunge
“La SAK BE curò gratuitamente il progetto affidandolo all’Ente che si occupò di realizzarlo curando i rapporti con artigiani e fornitori”.
E quindi rivolgendosi a chi l’accusava:
“Ma questo chi ha scritto quell’articolo lo sa bene, in quanto partecipò fattivamente e con impegno alle attività legate all’inaugurazione del monumento e seguì da vicino, insieme a noi, tutte le fasi successive.
Poi superara la querelle entra nel merito sotto l’aspetto estetico dell’opera.
“Detto ciò, mi sia concesso spendere qualche parola sulle considerazioni di carattere estetico fatte.
Il Sindaco in persona, all’epoca dei fatti, tentò invano di ingaggiare Renzo Piano per redigere il progetto dell’opera, ma un destino cinico e baro, in quel periodo, volle l’archistar impegnata a Londra nella progettazione della Shard Bridge, il grattacielo più alto d’Europa.
Inoltre Piano ci fece sapere di pretendere addirittura un compenso; noi, come associazione, tenevamo al fatto che, almeno la progettazione, fosse gratuita, perchè gravasse il meno possibile sulle casse comunali.
Piano non ne volle sapere e, nostro malgrado, fummo costretti a rinunciare alla firma del prestigioso architetto.
Serviva qualcuno che facesse una proposta gratis e in tempi brevi.
Lo chiesero a me, e per senso civico non seppi sottrarmi.
Chiedo venia e mi dolgo del fatto che non piaccia [….].
Sono inoltre felice del fatto che il monumento sia diventato una sorta di “bacheca pop”.. posizionare una carriola di letame è stato un gesto degno della migliore avanguardia dadaista.
Credo che l’autore fosse totalmente inconsapevole della finezza estetica della sua installazione.
Ma questa è un’altra storia.
Un luogo vivo, che respira, è una gran bella cosa.
Del resto è accaduto anche Roma, a due passi da piazza Navona (ci siete mai stati?), dove c’è la famosa statua di Pasquino che nei secoli ha ospitato l’affissione dei pizzini di protesta di una intera comunità.
Su questo punto metto adesso da parte l’ironia, nella certezza di non avere usato toni offensivi, anche perchè non è mio costume farlo”.
Quindi concludendo, Pierluigi Gammeri scrive ancora puntualizzando sull’articolo che l’accusava
“Vorrei solo aggiungere, se posso permettermi, che temo si faccia un po di confusione tra architettura e arte contemporanea.
Sono due cose profondamente diverse sia da un punto di vista strettamente epistemologico, che formale.
Come avrebbe mai potuto il mecenate Antonio Presti erigere a simbolo d’arte contemporanea la definizione di un luogo che, in termini formali, è uno spazio architettonico?
Ma… a proposito di Antonio Presti – cui mi lega da tempo un rapporto di amicizia sincera e stima reciproca – [il mecenate fondatore di Fiumara d’Arte venne a Brolo proprio alla presentazione dell’associazione il 27 Settembre 2008 evento a cui si riferisce la foto – ndr]…per amor di verità, vorrei riportare esattamente le osservazioni che esternò come è solito fare.
Presti dixit:
“Io avrei usato altre forme, non il cubo. Il cubo offende il mare e so che tu hai molto rispetto per il mare. Inoltre il grès è un rivestimento da architetti. Un artista avrebbe utilizzato un altro materiale per la pavimentazione.
E poi i versi di Danilo Dolci avresti potuto scriverli lungo tutto il muretto, per la lunghezza di cento passi” – e aggiunse sorridendo – “Niente, tu puoi fare solo l’architetto, l’artista fallo fare a me”.
Io risposi: “Antonio, io questo vorrei fare: l’architetto” e lui concluse “allora affidiamo il disegno degli spazi pubblici agli artisti, non agli architetti, oppure voi architetti imparate a dialogare di più con l’arte.”
Poi andammo a prendere un aperitivo insieme a Gioiosa Marea.
Nel corso degli anni, ho fatto tesoro degli incontri con Antonio al suo Atelier.
Ho molto imparato da lui in tutti i settori.
Dall’estetica, alla filosofia, all’arte.
Non mi vergogno a dirlo.
Del resto, chi mi conosce lo sa bene, amo circondarmi di gente migliore di me”.
Alla fine scusandosi di essersi troppo dilungato Pierluigi allude anche all’attuale situazione politica locale.
“Mi permetto, e concludo, di fare una mia personale osservazione sul momento che sta vivendo adesso il nostro paese.
Non posso che dirmi molto amareggiato per i toni utilizzati da molti, sia negli interventi pubblici che per la strada.
Per la ritrosia di alcuni verso un più dignitoso silenzio.
Non si gioca col fango.
Perchè col fango è difficile prendere bene la mira, e si rischia di sporcare chi non c’entra nulla.
Le associazioni sono linfa vitale.
Sono il milieu creativo di una comunità.
Dovrebbero confrontarsi.
Dialogare.
Non alimentare odio e rancore.
La mia è una stretta di mano ma anche un invito gentile ai miei concittadini.
L’unico che mi senta in diritto di fare”.
E quindi salurta al suo modo…
“Ascia ti seppellisco. Mano ti stringo. […]. Brolo je t’aime.
Pierluigi Gammeri (presidente di SAK BE)
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