Al trentesimo anniversario dell’uccisione di Pio La Torre, oltre il ricordo nostalgico del suo impegno, riaffiorano tutta una serie di riflessioni, in verità abbastanza eterogenee, ma che involgono gli stessi valori.
Primo fra tutti quello della legalità.
E’ un luogo comune sostenere il protratto disuso di un simile principio? La disaffezione generale che rischia di tradurre anniversari come quello odierno in una calderone di affermazioni vuote ed esclusivamente rispettosi di un freddo formalismo?
Chi vi scrive ritiene di no, ben lungi da una visione “catastrofista”, credo si tratti realmente di rischi già ampiamente concretizzatisi. Duole, tra l’altro, rilevare come non vi siano ambiti entro i cui confini è possibile limitare un simile aspetto, che si traduce poi in fenomeno culturale alquanto pericoloso.
Le varie campagne elettorali dei comuni nebroidei sono ormai agli sgoccioli, nelle fatiche dell’ultima settimana fatta di urla ai comizi e visi conosciuti e meno che tappezzano i margini delle strade, di strette di mano, convenevoli e liti più o meno contenute sulla rete, attacchi più o meno diretti.
Si dice che la politica locale si debba occupare delle piccole esigenze dei propri cittadini. Ben vengano i miglioramenti alle strade e gli incentivi al turismo. Ma far la differenza vuol dire, innanzitutto, parlare di legalità. Che poi, a ben vedere, parlarne farebbe anche la sostanza di tutto il resto: è la regola dell’amministrare. Laddove si sciorina il termine “trasparenza” riferito all’amministrazione, esso non comprende o comunque non rimanda al principio di legalità? Nessun servizio offerto da un qualsiasi ente potrà qualificarsi come “buon servizio” se esso non rappresenta il risultato di un’azione pienamente rispettosa delle regole.
L’aspettativa più grande, per taluni pressoché impossibile in un tempo in cui politica ed illegalità sono compagne che sembrano non poter fare a meno l’una dell’altra, è quella di porre a fondamento di ogni progetto politico il più profondo rispetto e la più effettiva osservanza di un principio indiscusso. Responsabilità questa, essenzialmente solidale. Pretendere rispetto delle regole significa rispettarle e farle rispettare. Non vuole essere il mio un discorso legalitario estremista.
Tutt’altro.
Ad ogni individuo, spettano una serie di diritti che spesso neanche l’individuo sa di possedere. Tra questi, rientra il c.d. “diritto alla resistenza”, inteso quale risposta all’illegittimità del potere politico. Se dunque esistono provvedimenti ingiusti, è anche vero che il brocardo “dura lex sed lex” è stato ormai ampiamente superato.
Per tale motivo certi principi debbono necessariamente essere rivalutati, soprattutto da chi occupa, nella società, ruoli estremamente delicati perché hanno ad oggetto la formazione altrui.
Nel giorno dell’anniversario della sua morte, Pio La Torre voglio ricordarlo parlando di legalità, parlando di valori per cui lui (e con lui altri) hanno dato la vita, dopo averli messi alla base della propria vita.
Il mio ricordo, vuole essere una speranza di cambiamento per il futuro, per la politica che può ancora avere un senso.
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