L’imprenditore brolese non doveva essere arrestato.
Per la Cassazione non sussistevano le esigenze cautelari.
L’ha detto ieri la Suprema Corte di Cassazione, che non ha avuto remore nell’accogliere il ricorso presentato dagli avvocati Nino Favazzo – legale storico dell’azienda e dal collega romano Gianluca Tognozzi.
Lo stesso Favazzo ha così commentato:“La decisione rappresenta solo un primo, significativo passo di un più articolato percorso che, sono sicuro condurrà presto alla affermazione della totale estraneità di Giuseppe Ricciardello rispetto alle accuse che gli sono state mosse nell’ambito della operazione Dama Nera”.
L’imprenditore brolese infatti era rimasto coinvolto, a marzo, nell’ambito dell’operazione relativa agli appalti dell’Anas, da qui la misura restrittiva del domicilio coatto revocata a Maggio con obbligo di dimora ma con la possibilità di recarsi in azienda a Ponte di Naso.
“Sin dal momento dell’arresto – ha puntualizzato l’avvocato Favazzo – abbiamo rappresentato alla Procura ed al Gip la contraddittorietà degli indizi raccolti in indagine, la inattendibilità delle dichiarazioni della Accroglianò [giornalisticamente parlando intesa la”Dama Nera” – da qui il nome dell’inchiesta – funzionario Anas che aveva parlato delle presunte tangenti pagate dal brolese – Ricciardello era accusato di aver pagato una mazzetta da 10mila euro per aggiudicarsi un appalto – ndr] la carenza di riscontri rispetto al suo narrato e la assoluta mancanza di esigenze cautelari idonee a legittimare l’arresto del Ricciardello”.
Per Favazzo che oltre dall’incarico professionale è legato anche da un rapporto personale datatissimo, fatto di stima e amicizia con Giuseppe Ricciardello “Il punto fermo posto dalla decisione di oggi, rappresenta un elemento che ci consente di tornare a chiedere, già da domani, allo stesso Gip di Roma, la revoca della misura ancora in corso di esecuzione, senza necessità di attendere la decisione del Tribunale del Riesame di Roma, in sede di rinvio”.
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