Sì, lo so che le anime belle del politically correct esigono che non si usi la mala parola nano.
Ma qualcuno forse mi sa suggerire di meglio?
Non si può certo scrivere diversamente alto, o altra contorta frase.
Ma Pippo Sottile – la sorte gli ha giocato questo scherzo regalandogli la nanosomia – è un grande in tanto altro.
Nel cuore, nello spirito, nella forza d’animo, e ora mano a mano che l’età va avanti, anche nella saggezza e nella comprensione.
Pippo nasce a Brolo, nel quartiere del Castello, dove ancora vive, è della classe ’57.
Qui frequenta le “elementari” e poi le “medie”, gioca a calcio “nella piazzetta”, la sua mancata crescita non è un problema, aggregato alla sua comitiva – quella di sempre, con Nino, Domenico e Santino sono inseparabili – aggrega, sorride, si vive la vita senza emarginazione.
E’ una forza, ed è lungimirante.
Guarda avanti e non vuole una vita da “circo” , ma sogna il cinema, le luci della ribalta, il successo, anche se effimero come quello del varietà.
Per questo va giovanissimo a Roma.
Studia recitazione, ha capacità incredibile nel rammentare testi lunghissimi, ha presenza scenica, conosce da subito i segreti di Cinecittà.
Prende coscienza del suo essere, lo tramuta in una peculiarità vincente.
Sconfigge la tirannia del bigottismo linguistico. E che nano sia, ed è già un punto fermo.
Federico Fellini lo vuole nel suo Casanova e poi ancora ne “la Città delle Donne”.
Ha altre parti in vari film – ricordiamo anche Febbre di Cavallo, siamo nel 1976, diretto da Steno e interpretato da Gigi Proietti con Enrico Montesano, Catherine Spaak, Mario Carotenuto e Adolfo Celi- approda in televisione mentre in teatro lo si vede nella Locandiera di Goldoni con Carla Gravina protagonista.
La sua è una bella ascesa, il cuore dei brolesi è con lui. Lo segue ed il suo rapporto con il paesello non cessa mai.
Qui si rifugia quando la noia di quel mondo lo prende. Qui porta le “sue” compagne di vita, gli amici dalle copertine “patinate”, qui ritrova gli amici.
Ma la carriera di Giuseppe Sottile è segnata dall’incontro con Giancarlo Cobelli. Con lui va in scena ne La dannazione di Faust, al Teatro Comunale di Bologna, ed è un successo. Pippo è davvero un attore.
Poi lo si vede nella Turandot di Carlo Gozzi prodotto dal Veneto Teatro, la prima fu a Venezia, e poi proseguì poi una lunga tournée anche in Olanda, è osannato dalla critica nel Caravanseraglio, spettacolo sperimentale, del Teatro Calabrese e poi nel Goldoni di Alfredo Arias con Eros Pagni e poi rammentiamo i successi anche al Teatro Greco di Tindari, al Teatro in Fiera a Messina, a Taormina.
Nel suo album fotografico anche quelle con Carlo Croccolo e Gabrielel Lavia, con il quale ha fatto il Don Carlos, e poi Sergio Corbucci, la Brigliadori, Ugo Pagliai, la Muniz e non ultima Paola Gassman.
Un album zeppo di scatti, di vite vissute, di storie che ne disegnano una figura a suo modo seducente, simpaticamente charmant, con tanto di impeccabile caschetto biondo – al tempo era di moda – elegantee appena appena sprezzante, da dandy, nei suo i piccoli smoking o quando portava con nonchalance la barba lunga e fumava il sigaro.
Anche Pippo Sottile entra, a ragione, nella rubrica “Brolesi” che “scomunicando” ha riservato parlando e narrando dei fatti, dei luoghi e degli “Uomini” di Brolo.. per chi vuole passarsi il tempo basta cercare in archivio, emergeranno ricordi, passioni, sogni…aspettiamo le vostro foto i vostri suggerimenti per raccontare, insieme, la vita “vissuta” del paese, prima che la memoria che va via la cancelli per sempre.
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Alcuni titoli