PIRAINO – Can che abbaia… morde
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PIRAINO – Can che abbaia… morde

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Replica dell’avvocato Salvatore Cipriano alla puntualizzazione di Lara Cusmano sulla vicenda e sui costi del randagismo a Piraino.

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Questo quanto giunge in redazione, di seguito gli altri articoli di riferimento.

Credevo fossero stati sufficienti i chiarimenti forniti in sede di discussione della Delibera di Consiglio Comunale n. 18 del 19/06/2015 a dare ampia dimostrazione che, l’Assessore delegato, sull’argomento “cani” si fosse prestato, per dovere di fedeltà, a servire da strumento di attuazione di un vero e proprio dispetto.

Senza tediare chi legge, mi trovo costretto, mio malgrado, a tornare sull’argomento e dare dimostrazione dell’ipocrisia e dell’incompetenza che contraddistingue l’attuale amministrazione pirainese.

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Dice bene il vicensindaco che la materia è regolata dalla L.R. n. 15 del 3 luglio 2000 dove viene demandato ai Comuni l’obbligo di provvedere direttamente o in convenzione con Enti o strutture private debitamente autorizzate alla cattura dei cani vaganti sul territorio comunale con modalità che ne salvaguardino l’incolumità e di affidare i cani vaganti catturati, per i quali non è stato possibile procedere alla identificazione, ai rifugi sanitari pubblici o convenzionati.

Tale normativa, infatti, è finalizzata tanto a prevenire il fenomeno del randagismo, quanto a favorire l’adozione dei cani, nell’ambito di un servizio che, come affermato dallo stesso vicesindaco, è di competenza dei Comuni, che possono provvedervi direttamente.

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Il sistema “studiato” insieme ai volontari (utilizzato da tante altre amministrazioni nessuno inventa niente!) era il seguente: nel momento in cui veniva ritrovato un cane randagio, il volontario inoltrava all’ufficio competente, che lo autorizzava, formale richiesta di affido temporaneo ai fini dell’adozione.

Il cane veniva preso in custodia dall’affidatario – che ne diveniva a tutti gli effetti responsabile ai fini di legge – il quale provvedeva alla microchippatura, alla vaccinazione e al mantenimento per conto del Comune dell’animale, che veniva registrato all’anagrafe canina all’uopo realizzata.

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I cani venivano custoditi mediamente per un periodo di 30-60 giorni, privatamente, fino all’adozione. Nel sistema normativo vigente, nessuna norma vieta – e ripeto nessuna norma vieta – che nel momento in cui viene “ritrovato” un cane randagio sul territorio comunale, l’amministrazione/l’ufficio competente lo affidi temporaneamente in custodia, ai fini dell’adozione, ad un soggetto che ne faccia legittima e formale richiesta.

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Vicesindaco se ben ricorda fu lo stesso Segretario Comunale a confermare la regolarità di tale procedura, e quando inizialmente fu proposta il Sindaco, entusiasta, la definì un’idea geniale!

Io ritengo che chi amministra in Comune debba adoperarsi per trovare soluzioni nel rispetto della legge, finalizzate ad ottimizzare i costi dei servizi e, nel caso specifico, a garantire il benessere e la salute degli animali: e noi avevamo offerto una soluzione pratica, lecita ed efficiente per contenere il problema!

Tale sistema, infatti, ha permesso di gestire il servizio con una spesa di 2.000,00 – 3.000,00 all’anno sul bilancio comunale a fronte dei 30.000,00 (leggasi 40.000,00) che si stanno pagando.

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Il vero problema riguardava quei periodi (stagione estiva per esempio) in cui si è dovuto far fronte alla gestione di un cospicuo numero di cani (a volte anche 40), principalmente per l’insufficienza di “spazi privati” nella disponibilità dei volontari. Va detto, infatti, che i cani affidati temporaneamente ai volontari, venivano tenuti presso le loro abitazioni o in terreni messi a disposizione da privati cittadini. Nel momento in cui tali “stalli” privati sono risultati insufficienti, si è pensato di mettere a loro disposizione uno spazio (che per “comodità” legislativa avevamo qualificato come area di sgambamento) dove, per un periodo massimo di 30 giorni, venivano tenuti non più di 10 cani in attesa dell’adozione.

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L’unica “forzatura” riguardava quest’ultimo aspetto ma, in fondo, che sarà mai?

Di quali sanzioni saremmo stati passibili ammesso e non concesso che, da un eventuale controllo, sarebbe emerso che i cani si trattenevano qualche giorno nell’area di sgambamento?

Ma di che parliamo?

La problematica “strutturale” non si sarebbe certamente superata con l’onerosa costituzione di Associazioni protezionistiche o animaliste iscritte all’apposito Albo regionale come proposto dal vicesindaco a cui, tra le altre, è stato controproposto di adoperarsi personalmente per la costituzione di tale organismo associativo, confermando e garantendo il totale impegno dei volontari nella gestione del servizio.

Pertanto, alla luce di quanto finora detto, come già fatto in Consiglio Comunale in sede di discussione della mozione suindicata, invito il vicesindaco, a smentirmi pubblicamente indicando la “norma” che vieta l’affidamento temporaneo in custodia di un cane randagio ad un soggetto/famiglia che ne faccia legittima e formale richiesta o diversamente a dimettersi immediatamente con tanto di scuse ai cittadini, ai volontari e, per senso di giustizia, pagando personalmente i 30.000,00 euro che oggi i cittadini sono costretti a sborsare per compiacere un dispetto infantile e/o senile, e che tanto sarebbero serviti per altre cose.

In ogni caso sarebbe stato bello se il vicesindaco ci avesse informati sullo stato e sulle condizioni dei nostri cani, del numero delle adozioni realizzate che, afferendo l’incolumità e il benessere degli animali, erano gli aspetti che più ci stavano a cuore. Peccato!

P.S. Chiedo inoltre se può indicarci quali altri Comuni affrontano una spesa così gravosa per lo stesso servizio.

In attesa di pronto riscontro, le auguro Buon Anno!

 

altri articoli

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30 Dicembre 2016

Autore:

redazione


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