Fresco di stampa l’ultimo libro di questa autrice sant’agatese sarà presentato domenica, 28 agosto, alle 19,00 al castello Gallego di Sant’Agata Militello. I versi sono vettori, aria monocorde nella tensione univoca di chi non riesce a dividersi, monolite tragico d’un femminile primitivo. L’astrazione inquieta perché adiacente al quotidiano, perché l’ignoto è il nulla che sentiamo dentro quando tutto diventa l’altrui immanenza. E Lucia Ferrara si dissolve nei suoi scritti, li permea di sé, impaurita dell’oltre, dell’altro. L’andare tra i suoi versi in cerca dell’eco che risale la valle e racconta alla vetta il crinale, il significato empirico dei sensi, la fatica creativa, la distruzione di un dio. Noi siamo soli. Lucia è sola nel suo dolore.Esistere, in assenza d’essere, è annichilente. Lucia Ferrara è nata a S. Agata Militello nel 1972.È autrice di raccolte di poesie tra cui: “Memorie lente”(2014),”Parole senza fissa dimora”(2015). Alcune poesie sono state lette nella trasmissione Parole note di Radio Capital. Alcune poesie sono state pubblicate nella rivista Lupo Alberto edita Mondadori.
La prefazione al volume di liriche curata da Antonio Limoncelli.
E’ il mio andare per ogni poesia attraverso l’anima del poeta, prefazione che si evolve a stanze, abitazioni sterili d’un resoconto lirico.
Lucia Ferrara m’assolve in contumacia per la mia esecrante duttilità d’intenti, io che non riesco a stare nella tematica, extratestuale come autore onnivoro.
Il dissenso sulla desueta arte del rimando è relativo e come a rifermi altrove devo assecondare il battito, percepire il ritmo e lasciare che la mente s’incateni al cranio d’un dannato che aneli al paradiso.
Quest’incarnarsi vestale, puro e al tempo stesso animale, argomenta il dolore della lacerazione esistenziale in posizione fetale. Essere se stessi o ammansire fiera addomesticata alla stanzialità?
I suoi versi sono vettori, aria monocorde nella tensione univoca di chi non riesce a dividersi, monolite tragico d’un femminile primitivo.
L’astrazione inquieta perché adiacente al quotidiano, perché l’ignoto è il nulla che sentiamo dentro quando tutto diventa l’altrui immanenza. E Lucia Ferrara si dissolve nei suoi scritti, li permea di sé, impaurita dell’oltre, dell’altro.
Dicevo del mio andare tra i suoi versi, per metà io e per l’altra lei, in cerca dell’eco che risale la valle e racconta alla vetta il crinale, il significato empirico dei sensi, la fatica creativa, la distruzione di un dio. Noi siamo soli. Lucia è sola nel suo dolore. Esistere, in assenza d’essere, è annichilente.
Posso leggervi le sue liriche?
Narrante di sentimenti lascio che scorra in me il suo sentire e scrivo di lei e della sua opera…
In un ultimo giorno
L’attrazione monotona della fine identica a se stessa apre alla fantasia l’esistere, guado irrealizzato d’una realtà senza spazi, essenziale nella scelta dei ricordi.
Anime diseguali
La risacca dei tormenti porta all’ostinazione di chi si ribella al destino. Sono diseguali le nostre anime ma entrambe vogliono l’oltre, l’immenso da guardare.
Forse guarirà
Nell’ansia la mania d’essere assenza incisa dal possesso. Anima impossibile la mia follia alla deriva dei sensi.
In un addio
Serto di dimenticanze la linea di luce che chiarisce gli addii con inattese solitudini.
Notte di luna piena
Altra luce somma le gioie nella meraviglia dell’ignoto. Morbido fraseggio d’onde nel cielo d’acqua.
A domani
Silenzio nell’ombra l’eternità grigia di attese senza domani.
Inverni sfigurati
Nel gelo mancante d’un inverno senza volto l’ispirazione tiepida d’una vicinanza lontana.
Nell’inerenza contaminante della notte viva il delirio dell’alba nel sogno che rischiara la mia via.
Luoghi inesplorati
Nell’inesplorata meraviglia dell’infinito moto è impresso l’attimo acuto che incide il mio sentire. Una fuga senza meta il ritorno astratto. Indeciso il tratto che unisce scopo ed esistenza.
Pausa di dicembre
Nell’ombra del silenzio l’anima densa del desiderio resta sulla soglia del fare in attesa.
Solitudine di ricordi Grumo di sguardi nudi il sentire visionario del conflagrato, intersecarsi d’atti, gesti a ritaglio di volti sotto pelle. “S’affatica l’abbraccio” nella solitudine vuota di nostalgia. La mente respira parole abbandonate ai controluce narranti, sagome voraci.
Un attimo di noi
Nell’assenza noi siamo i vuoti incolmabili della distanza irrimediabile.
Un rimbalzo di pensiero
Nei residui esistenziali i forse avrei potuto, i ma misurati, i dubbi di gomma. Nel silenzio delle cose perdute il rimbalzo dei vuoti.
Ci sono cose
Chi va via con le cose perdute resta ragione di soli senza luce.
Muta rabbia
La muta del dolore, serpente di parole, attende il brivido dell’impalpabile, lo sfaldarsi delle ore in attimi.
Vite infinite: Poesia
Tra gli alberi di ghiaccio d’una vetta senza nome la luce accoglie una visione estrema, l’ombra delle cose inesistenti. Unico rifugio la Poesia.
Sei nata in me: Figlia
Transito materno il guizzo ritenuto squarcio nel silenzio, viaggio senza meta.
Ogni giorno guardo il cielo
L’io nei fondi della notte senza che la pelle basti all’esistenza. Nella pura ansia della vocazione il me silente. Cerco oltre il cielo l’eco del mio dio, il me oltre il nulla che sopravvive al mio respiro.
Noi
Schiere d’imprecisi forse dentro il profondo mai. Vince sempre il dolore nell’eterno cercarsi perché sente quanto siamo soli anche nell’amore.
Troppo vicina per essere amata
Sentire il desiderio svanire, fragile destino di ragione il nostro! Fingersi presenza di quest’assenza adiacente che ci allontana. “Troppo vicina per essere amata”.
Ti aspettavo tristezza
Non smette la tristezza d’inseguire le mie visioni, scorrono le ore del mio tempo come quelli di spazi senza destino.
Amante di me stesso
L’io come mancanza, forte assenza di me che voglio amarmi, trasformarmi. Metastasi metafisica la mia realtà. Brivido l’ebbrezza che mi vuole ancora per ricominciare altrove, altri spazi senza me, ancora amante di me stessa.
Mi ami?
Vagare nel buio d’una notte gelida per chiederti della fuga in cui sprofondi, cercatore d’abissi e di silenzi. Quante pagine nude d’amore nel dubbio d’amare. Io voglio che il desiderio muto esploda invito all’esserci ed invece mi ritrovo nel rifugio ordinario d’un pianto stanco.
Diversamente strana
Taglio di luce come specola d’acciaio il tuo volto sulla parete. Balzo di creatura randagia nel pericolo d’una quiete permanente.
Luce d’autunno
Screzio tra agonia e angoscia, ansia di cadere. Cadenza fuori vista la prospettiva aliena dell’oltre a tempo. La foglia, ricama autunnale, racconta storie di luce radente.
Non ho più tempo per cercarti
La ricerca vana colma di spazi il tempo e le stanze quotidiane sono strade chiuse alla speranza.
Solo i cenni modellano il richiamo come lime tremanti. Deriva di forme silenti i percorsi lineari dell’istante creativo. Destino d’ombra l’ignoto. Sarà domani la bellezza!
Autunno
Sorgente di luce brucia l’anima alla finestra, avvampano i colori meriggi di quest’autunno inoltrato. Racconto di un addio… gli incanti sono voli, si leva il vento.
Magari!
Tra le mani carezze d’aria, respiri lievi. La luce rimossa indugia sull’orizzonte desiderio d’oltre. Quando potrò sgravarmi del sacrificio di vivere, di quest’attesa senza parole?
Un corpo a rovescio in un giorno rovesciato
Le parole corrose negano il parlato e nel giorno inverso rovescio il mio corpo e i miei pensieri.
Ferragosto
Riferita alla brezza l’arida assenza d’agosto. Scavo di luce sul mare, abisso di riflessi e di specchi. L’orgia della notte drappeggia il cielo di stelle e nessuno mi chiede se ci sono ancora tra di loro con i miei silenzi.
Bassa marea
Gatti le sfumature grigie e improvvise nella notte insonne. Torna la terra con la bassa marea e i miei passi si fanno più sicuri. Scavo di dolcezza il gusto inatteso, pelle tra le mie mani il tremito di averti con i titoli di coda.
Distanze
Alla rassegna del dolore l’ingresso è gratuito. Sento l’indistinto alienare le distanze, perdo le radici, sogno. E al risveglio ancora sofferenza.
Zingara scalza
Oltre le lacrime il sentire secco dell’anima che arde. Passo nudo la preda nasconde le sue forme. Occasione di fuga la bellezza dei sogni.
Torna l’idea di te
Torno a te rimanenza d’io sulla soglia d’essere. Lascia di me l’eleganza del vanto distratto del pensare sospeso.
E potrei inseguire il piacere di condividere l’intera opera ma la raccolta si esaurisce con “Visioni: le mie”, ed io lascio che si concluda, senza di me, forte di se stessa.
L’Autrice
Lucia Ferrara è nata a Sant’Agata di Militello nel 1972. È autrice di diverse raccolte di poesie tra cui: “Un gioco nella meta-morfosi”(2000), “Solitudine d’amare”(2006), “Danza del mare nell’aria deserta d’autunno”(2012), “Memorie lente”(2014), “Parole senza fissa dimora” (2015). Alcune poesie sono state lette nella trasmissione Parole Note diretta da Maurizio Rossato di Radio Capital. Alcune poesie sono state pubblicate nella rivista letteraria Lupo Alberto edita Mondadori. Il libro “Memorie lente” nel 2014 è arrivato tra i finalisti “ilmioesdordio” in poesia, concorso bandito dal gruppo editoriale l’espresso in collaborazione con la scuola Holden e la Feltrinelli.
Collabora con la Rivista Letteraria Nova. È autrice di alcuni racconti pubblicati nella rivista letteraria Nova tra cui: “Forse è l’aria del paese” e “La fortuna veste di bianco”.
È docente di lettere presso l’I.C.”T. Aversa” di Mistretta (Me). Ha vinto diversi concorsi di poesia e alcune sue poesie sono pubblicate in antologie di poeti contemporanei.
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