di Roberto Santoro
E’ vera questa novella, non è metafora dei mali che affliggono l’intera umanità.
Corona, che pure una bella parola sarebbe.
Diventa ora simbolo e segno di partita chiusa e morte
Fine di serenità e pace.
Anche il benessere dell’umano egoismo si fa complice
Lo stesso egoismo che immune fa sentire ognuno.
Pensiero di chi si sente forte della propria forza, solo propria,
il mostro questo non lo consente tuttavia.
Sono vuote ora le piazze e le strade,
forse solo un uomo avverte i profumi
degli alberi che, di foglie si riempiono e di fiori si colorano.
Forse potrà ascoltare degli uccelli il canto, o
persino quel movimento di ali che appena ieri
sentimenti belli, di meraviglia e libertà ognuno desiderava.
Invece, quantità di persone continua a morire,
vicino e lontano , a ogni angolo della terra,
Corona, che pure una bella parola sembrava,
egli, è nemico malvagio e ingannatore,
si intrufola dentro al corpo,
lascia tranquillo e ti porta via
dopo che ad altri si offre e con altri si aggira nell’aria.
E’ vera questa novella, non è metafora dei mali
che affliggono l’intera umanità.
Chi cade certamente non ha bisogno di trascendenti motivazioni,
è solo lotta e grande sfida, Egli è padre, nonno o figlio,
oppure nonna , madre o figlia.
Overdose di sgomento e di paura si prende la mia mente
E se, dopo anni e non so immaginare quando,
Il corona ritornasse a palesarsi?
Lui, che si addormenta sulla sedia o si posa sull’armadio
Si infila nel vestito o si nasconde in un fazzoletto,
o ancora spunta nella scala, nella camera o
cattivo, dentro al lenzuolo.
Sogno allora, verrà il giorno, quello del sorriso.
Questa peste avrà insegnato a ognuno
Quanto buono è il vivere felici e in pace,
in armonia con se e con le genti.