di Giovanni Frazzica
Il calo dei votanti, pressoché costante ad ogni elezione, che fa oscillare l’asticella della partecipazione intorno al 50% degli aventi diritto, è motivo di reale preoccupazione per coloro a cui sta a cuore il destino della Democrazia.
Commentando i risultati elettorali, tutte le forse politiche italiane che, a prescindere dai risultati, affermano sempre di aver vinto, manifestano il loro disappunto per la disaffezione popolare alle urne. Si parla vagamente di riforma della legge elettorale, ma poi non si fa nulla.
Perché?
Una Legge Elettorale che consenta di restituire sovranità reale al cittadino, reintroducendo proporzionale e voto di preferenza, dovrebbe essere varata proprio da questi partiti che con le ultime leggi elettorali, poercellum e rosatellum in particolare, traggono il massimo vantaggio in termini di potere: stilare liste bloccate che di fatto equivalgono a “nominare” i parlamentari, quin di non vanno oltre gli enunciati, ma lasciano immutato il meccanismo che regola il sistema elettorale.
Anche per questo il cittadino diserta le urne, non vuole concorrere a dare copertura alla costituzione di un “Parlamento di Nominati”.
E intanto si fa anche strada l’idea di introdurre un voto elettronico, da certificare con lo spid o con altri sistemi di controllo. Forse questo, in futuro, potrebbe fare aumentare la partecipazione e rendere anche diverso il rapporto cittadino/politica. Si deve prendere atto che non c’è più quella spinta popolare di massa seguita agli anni della Liberazione e sancita nella Carta Costituzionale, la modernità ci potrebbe portare a dovere utilizzare piattaforme elettroniche per poter manifestare la volontà politica, operazioni sorvegliate forse da un algoritmo e organizzate dall’Intelligenza Artificiale e, se tutto andrà bene, diventeremo diversamente democratici.