In questa tornata elettorale sia a Gioiosa Marea che a Piraino c’è chi si è ricordato di un progetto turistico, la Costa Saracena, morto purtroppo per inedia, per poco lungimiranza, lasciato a digiuno, sino all’esaurimento. Debilitato dalla dieta di idee ma che ogni tanto riaffiora sotto altre spoglie. Un’esperienza che pochi nominano, quasi uno spauracchio, ma che ha lasciato il segno. Noi ne riparliamo ora, senza vis polemica, anzi tutt’altro. Aveva fatto il Tempo, non il suo tempo. Oggi quel ciclo chiuso può essere altro.
Ed allora ripubblichiamo qualche foto a testimonianza di quest’esperienza, nata nei primi anni 2000.
Tempi difficili, rispetto a quelli di oggi per chi voleva proporsi in maniera innovativa.
Per la comunicazione si usavano i fax, il digitale era pressochè sconosciuto, men che meno la velocità e la potenza della messaggistica istantanea, di facebook, degli altri social.
Un sito internet, lento nella connessione, era già un essere avanti.
Eppure da Piraino, unendo i comuni del comprensorio, prima sette, poi sei, e nuovamente sette a secondo le bizze uterine di protagonismo dei più – questo Consorzio fece grandi cose, ponendosi, fino a prova del contrario ad essere il quarto polo turistico – al tempo e non oggi – della Sicilia.
Ancora non era scoppiato il fenomeno dell’area Iblea, Montalbano viveva solo nelle fantasia di Camilleri, Trapani non aveva avuto la sua avventura velica nè le fiction in tv; non era scoppiata l’era dei B&B e dei Resort dedicati al benessere della mente e del corpo.
Il turismo aveva altri attrattori, percorreva la via delle Fiere del Turismo, delle offerte per bus di stranieri.
E dalla Costa Saracena si partiva alla conquista dei mercati del Nord Europa e di quelli dell’ex blocco sovietico.
Si era visto con lungimiranza la fine di vetrine patinate come la Bit di Milano, scegliendo expo di nicchia come quelli dedicati al gusto, alla religiosità, alla terza età.
Ci si sentiva, in quel consorzio dei pionieri, costruendo una rete di rapporti con nuovi operatori tedeschi, con compagnia aeree e di trasporti, vedi le convenzioni con FS e Meridiana, e nel 2004 con gli operatori polacchi.
Si faceva rete.
Un ufficio unico del turismo che aveva una sede, a Piraino al Palacultura, che curava la formazione degli uffici periferici nei singoli comuni.
Questo anche per costruire immagine.
Poi la scelta di “creare” manifestazioni popolari, di interesse, di richiamo: Un cartellone unico per l’estate, i Rally; i tornei di calcio, e poi le sperimentazioni con le Lune Saracene, i Week end del gusto, la Strada dei sapori che arrivò, tra le prime, anche ai grandi expo del vino di Riva del Garda, della costiera romagnola e dell’enogastronomia.
I progetti delle mostre culturali, i rapporti con gli istituti di cultura italiana a Vienna, Praga, Bratislava, la voglia di esporre al museo nazionale della repubblica Ceca i reperti lignei delle chiese della Costa Saracena, i tesori d’arte del territorio, i gemellaggi, la valorizzazione del comprensorio, e poi ancora i percorsi religiosi oggi tanto di moda.
Senza invidie, senza compromessi, senza sentirsi prime-donne a tutti i costi.
Così dalla Repubblica Ceca nel 2004, sul territorio furono 5649 la presenze contro quelle ad avvio del progetto, nel 2002, di appena 3252.
Per il tempo, e per quello che si era, erano grandi numeri. Costruiti dal nulla.
Tutti avevano da guadagnare qualche cosa… era l’avvio di un turismo popolare, popolato. Era un nuovo anno zero.
Si poteva fare.
Si sognava di divenire un grande polo attrattore.
Al fenomeno Costa Saracena si interessarono università e grandi agenzie e l’annuario del turismo della regione siciliana del tempo la citava ad esempio. Un grande riconoscimento che sdoganava e ufficializzava.
Oggi si plaude ai bus turistici… c’è chi nel 2002 ci aveva provato costruendo una rete di trasporti, inanellando collegamenti mare-monti e viceversa, e poi non solo per le Eolie ma anche dalle Eolie, flussi nuovi, per un territorio che rispondeva bene.
Così quel nome inventato per gioco, contestato da chi ne sapeva di più di storia, ma certamente evocativo diventava un patrimonio comune, venivano fuori attività turistiche e commerciali che le riportavano il toponimo.
Un successo.
Poi la fine…
La mancanza di idee, l’apatia che portava a non spendersi ancora per un progetto comune, e per alcuni la forte attrazione del canto delle sirene di progetti diventati poi cavalli di Troia, lasciarono soli chi ci credeva ancora.
La Costa Saracena, il suo consorzio era già Azienda, Gal, Gac, Unione di comuni….. prima ancora che questi nascessero.
Non è qui il tempo di far processi o rimbrottare sul passato, sulle colpe di chi poteva fare e non ha fatto, di chi si è voltato dall’altra parte, da chi poi, da solo ha tirato i remi in barca, o discutere delle scelte fatte, di chiuder un’esperienza senza quasi dirselo, senza una messa celebrativa, senza ricevere le condoglianze… così quasi vergognandosene.
Ora qui è solo il tempo della testimonianza di come, quanto, e chi ha fatto.
I sindaci del tempo, gli assessori al turismo, veri artefici di quella rivoluzione culturale, di Brolo, Piraino, Capo d’Orlando, Ficarra, Gioiosa Marea, Sant’Angelo di Brolo, Naso, l’allora direttore dell’Azienda del Turismo orlandino, di quegli amministratori che speravano per la contiguità territoriale di farvi parte, hanno costruito un sogno facendolo diventare concreta realtà e con loro gli operatori turistici, gli imprenditori che ci avevano creduto e investito.
Ma soprattutto un grazie per quanto fatto va innegabilmente a Salvo Piazza autentico jolly di questo progetto il cui valore, la cui eredità, e l’esperienza maturata non deve andar persa.
Ed allora perchè non farla diventare ancora un patrimonio comune.
Una base per rielaborare idee vincenti oggi come allora.
Dove lo star insieme era diventato normale ed era la normalità.
Ecco una Fondazione, disponibile alla partecipazione potrebbe essere un nuovo punto di partenza.
Ed allora ben venga chi ancora nei comizi rammenta la Costa Saracena.. sperando che non sia solo propaganda.
alcune foto
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