Nel marasma delle notizie tragiche sulla situazione idrogeologica della costa calabra e di quella siciliana, mentre voci autorevoli alzano il tono, forse per troppo tempo sopito, sui rischi , anche sotto questo profilo, che comporterebbe la realizzazione del Ponte sullo Stretto, sul web, oggi, alle 12.24, “terrelibere” la diffuso questo comunicato:
Lo spostamento di qualche chilometro della linea ferroviaria a Cannitello, a Villa San Giovanni: saràquesta la prima opera di avvio dei lavori, a dicembre, per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Nell`incredulitàgenerale, stanno per essere avviate le prime opere. Inutili, in assenza del progetto definitivo. Devastanti, perché collocate in un territorio ad altissimo rischio idrogeologico.
Ancora non ci crede nessuno. Mancano poche settimane dall`apertura ufficiale del primo cantiere, sono passati pochi giorni dall`alluvione di Messina. La messa in sicurezza del territorio è giàstata accantonata, nessuno si è dimesso. Tutto andràcome prima, anzi: peggio di prima. Si inizia dal versante calabrese, ancora più a rischio idrogeologico di quello siciliano. “I primi lavori per il ponte riguardano necessariamente lo spostamento delle interferenze” – spiega l`A.D. della Stretto di Messina Ciucci, citato dal quotidiano l`Unione Sarda. “In questo caso la ferrovia di Cannitello, che verràspostata più a monte”. Lavori per un importo di circa 20 milioni di euro.
Non c`è nessun collegamento, nè tecnico nè finanziario, tra l`alluvione nel Messinese e la realizzazione del ponte sullo Stretto, ribadisce a sua volta Ciucci. Anzi, se i cantieri fossero stati avviati due anni fa, come previsto, questo avrebbe di certo aiutato tutta l`area, sia dal punto di vista economico che del monitoraggio ambientale. “Il ponte saràrealizzato in prevalenza con capitale privato in project financing – dice il presidente Anas – e l`assegnazione recente di 1,3 miliardi è inferiore alle risorse ex Fintecna destinate al ponte. Se non ci fosse stato il blocco, a mio avviso ingiusto, a metà2006, quale sarebbe stata oggi la ricaduta economica e di controllo del territorio con i cantieri aperti giàda due anni?”, chiosa Ciucci. “Certo l`occupazione ne avrebbe giovato, ma anche il monitoraggio ambientale, e in un`area certo più vasta di quella interessata dai cantieri. Difficile oggi discutere di ciò che non è avvenuto, ma credo che almeno un aiuto economico a tutta l`area di entrambe le regioni può essere ipotizzato, soprattutto in una fase di crisi come questa”.
“I due soggetti principali hanno ripreso a lavorare da lunedì”, dice Ciucci, riferendosi a Eurolink (societàdi progetto costituita dall`associazione temporanea di imprese che si è aggiudicata la gara, formata dalla capogruppo Impregilo e da altre imprese tra cui la spagnola Sacyr Sa e Condotte) e a Parson Transportation Group, incaricata delle attivitàdi controllo e alta sorveglianza. La quota pubblica di risorse è pari al 40% del costo complessivo dell`opera, il 60% al mercato privato. Per il Ponte sono stati stanziati 1,3 miliardi di euro con la delibera Cipe del 6 marzo scorso. Saràperò necessario un aumento di capitale della Stretto per circa 900 milioni, che avverrà“nei prossimi mesi”.
Denaro privato e territorio sicuro? “Tanto per fare un esempio il treno, dal Ponte, deve raggiungere la stazione ferroviaria di Messina attraverso un’intubata, che è più o meno come dire una metropolitana, ma come tutti sanno, per una metropolitana c’è un cantiere aperto ogni cento metri circa, il che significheràsventrare tutto il centro di Messina”, spiega Fernando Giovine, l`esperto che ha firmato le controdeduzioni allo Studio di Impatto Ambientale della Stretto di Messina. “E la gente che abita i palazzi che verranno espropriati per fare i cantieri dove andrà? Bisogneràcostruire nuove case. Dove? Io non faccio una valutazione di tipo visivo, ma di impatto su un territorio fortemente antropizzato. Aldilàdi cantieri, cave, discariche bisogneràcostruire nuovi quartieri ove trasferire migliaia di persone con un ulteriore consumo di suolo ed una devastazione ambientale nemmeno immaginabile”.
Ad agosto, Giovine aveva dichiarato: “Secondo me non ci approssimiamo all’apertura dei cantieri del Ponte, ma delle opere accessorie. Il ponte, così come è progettato, lo dice l’Ing. Calzona, non si può fare e questo lo sanno tutti. Ciò che avverrà, a mio avviso, saràl’inserimento di tutta una serie di opere accessorie in altri progetti esecutivi con espropri e sbancamenti in un massacro del territorio senza precedenti, poi, visto che il ponte non si può fare se ne andranno, il che saràpeggio che se il Ponte lo facessero per davvero.
Le rispondo semplicemente che tutta l’area dello Stretto non ha bisogno del Ponte, ma che gli stessi soldi siano investiti per diminuire il rischio idrogeologico e mettere a norma antisismica tutte le case di Messina, Villa e Reggio. Questo sarebbe un buon modo di utilizzare quei soldi, purtroppo non sarebbe un’opera faraonica che dàvisibilitàpolitica a chi la propone e per questo questi interventi non verranno mai fatti”.
Fonte www.terrelibere.org
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