Attualita

PONTE SULLO STRETTO – Agli imbarchi di Messina contestato duramente Salvini

– di Corrado Speziale –

Il ministro delle Infrastrutture è stato a Messina ospite di una tavola rotonda sul tema “Il ponte sullo Stretto. Infrastrutture e trasporti per unire l’Italia”, organizzata dalla CISL a bordo della nave Elio, di Caronte & Tourist, ormeggiata alla Rada San Francesco. Con Salvini, oltre alle massime cariche del sindacato organizzatore, presenti i presidenti delle regioni Schifani e Occhiuto, e l’a.d. di FS Ferraris.  Durante l’incontro un folto gruppo di attivisti No ponte, riunitisi in sit-in agli imbarchi, ha contestato duramente il ministro mostrando bandiere e striscioni, lanciando slogan: “Contro ponte, violenza e povertà, fuori Salvini da questa città!” Negata dagli organizzatori l’ingresso sulla nave a Renato Accorinti, richiesto dallo stesso in quanto ex sindaco. Il suo commento: “È una storia vergognosa. Meritiamo rispetto. È segno della loro grande debolezza”.    

Quelli d’accordo, tutti dentro. Gli altri, fuori. Deve prevalere il pensiero unico. Chi dissente non può salire a bordo di una nave ad assistere a un dibattito. Neanche se a farne richiesta è l’ex sindaco Renato Accorinti. Ma rispetto alla contestazione No ponte, gli effetti sortiti da un partecipato e sonoro sit-in in strada, durante una mattinata lavorativa, specialmente in vista della grande manifestazione di sabato 17 giugno a Torre Faro, non può che farne accrescere il valore. Situazione ulteriormente accentuata dall’effetto boomerang provocato dal post del ministro su Facebook con il video della protesta, dove emerge la contestazione: “Lancio di carta igienica, urla, insulti: l’accoglienza, educata e democratica, del comitato “No ponte” al porto di Messina. (…) se queste sono le loro “motivazioni”, vuol dire che siamo sulla strada giusta”. Per cui, da un angolo di marciapiede, dietro l’inferriata degli imbarchi, i manifestanti, attorniati sul molo da cordoni di polizia, avrebbero potuto dare “motivazioni” a chi è blindato all’interno di una nave. Eppure, qualche motivazione, la si poteva leggere nei cartelli che hanno campeggiato nel corso della mattina lungo via Libertà: “Il ponte green devasterà le aree protette dello Stretto”; “Messina – Trapani, 7 ore e 40 min. in treno: vergogna!”; “Salvini ha bloccato 510 milioni per ferry boat green”. Qualcosa sull’importo approssimato: “14,6 miliardi di tasse per tutti”. Le priorità di una terra che piange morti per l’alluvione: “75 torrenti da mettere in sicurezza”. Statistiche amare: “25 anni, tempo medio per opere pubbliche”. La più significativa di queste, che al netto delle decine di anni per gli svincoli, porta gli automobilisti nell’ormai intollerabile disagio quotidiano: “10 anni, viadotto Ritiro incompiuto!”.

A Renato Accorinti, l’organizzazione ha vietato l’ingresso, quantunque si trattasse di un ex sindaco. In questo caso, non pagano i suoi 40 anni di attivismo No ponte. Per questo era indignato: “È una storia vergognosa. Non c’è dignità. In democrazia ci vuole rispetto”, ci ha detto in strada mentre a bordo iniziava l’evento. “E dire che non siamo neppure una minoranza. La più grossa manifestazione a Messina è stata quella contro il ponte (20.000 partecipanti, 22 gennaio 2006, ndr). Non hanno neanche rispetto per la nostra storia e di quella parte di città che è contro il ponte”. Sugli organizzatori: “Mi dispiace che a toglierti la possibilità di parlare sia proprio un sindacato. Così assistiamo alla distruzione del sindacato stesso e della democrazia. Tutto questo a un ex sindaco… Pensano d’aver vinto le elezioni e dunque di poter fare qualunque cosa. Questa è una dittatura. In democrazia bisogna dare a tutti la possibilità di dire la propria. Questo No non è diretto a me, ma alla città e alla democrazia”. È dunque molto duro col ministro: “Salvini rinnega ciò che ha detto qualche anno fa, quand’era contro il ponte. Allora aveva le nostre motivazioni. All’interpellanza al Senato ha rinnegato tutto. Un ministro vicepremier così, non è degno di stare nelle istituzioni. Io non offendo le persone. Sto solo difendendo la dignità della persona”. Considerazioni e conseguenze. “Mi dispiace per loro. Tutte queste cose porteranno fermento. Verrà fuori più gente con coscienza.  Hanno dimostrato una grande debolezza umana, culturale, politica e democratica”. Sulla manifestazione del prossimo 17 giugno, partendo dalla storia: “Ho dedicato tutta la mia vita alle battaglie sociali per i diritti. Quella del ponte è stata molto importante. È un forte motivo per essere rispettati. A livello nazionale e internazionale abbiamo dalla nostra parte esperti qualificati. I loro nomi li avevamo riportati già nel calendario No ponte del 2006”. L’amore per lo Stretto: “È un’infinita fonte di unicità, una miniera di bellezza, un luogo dell’umanità. Avevamo avviato l’iter affinché venisse dichiarato patrimonio UNESCO. Speriamo di riprenderlo. Credono che costruire un’opera qui è come realizzare un pezzo d’autostrada in un qualsiasi luogo. Potrebbero mai realizzare a Roma un collegamento del raccordo anulare con piazza Navona…? Ovviamente no. Né chiedere di poterlo fare. Lo Stretto passa invece per un luogo qualunque. Non è affatto vero…”

Presente alla manifestazione Sebastiano Pino, già comandante navi traghetto e presidente SASMANT, nonché assessore alle Politiche del mare della giunta Accorinti. Con lui, qualche commento sui traghettamenti in alternativa al ponte. “Ce ne sono eccome – dice l’ex assessore. Si stava lavorando proprio per migliorare il sistema di attraversamento dinamico, come viene denominato. Il rischio è tornare a quanto già vissuto negli anni 90. Allora, con l’alibi del ponte, furono bloccati tutti i finanziamenti per il vettore pubblico e quindi la flotta si è iniziato a rinnovarla solo dopo il 2012. Adesso stiamo assistendo allo stesso scenario. Praticamente – specifica Sebastiano Pino – erano previsti dei finanziamenti che avrebbero portato a dimezzare i tempi di attraversamento. Questo, rispetto al ponte, è possibile farlo con poche risorse economiche, con risultati che si potrebbero ottenere in pochissimo tempo. C’era la volontà politica di farlo, ma adesso viene messo tutto nuovamente in discussione.  C’è il rischio che vengano bloccati i finanziamenti e non si migliori la situazione attuale per altri decenni. Sarebbe un ritorno al passato”.

Esistono metodi di traghettamento senza frazionare i convogli, assecondando tempi di percorrenza moderni? “Assolutamente sì – dice l’ex comandante.  Fa parte di uno studio presentato già negli anni 2000, nel quale era possibile dimezzare i tempi di attraversamento, al netto del recente esperimento di far sbarcare i treni in autonomia con dei locomotori elettrici, che già riduceva i tempi di oltre 40 minuti. Però – prosegue Pino – ci sono studi per poter imbarcare il treno in unica soluzione con navi adatte, e abbattere i tempi di attraversamento. Soprattutto nelle operazioni di imbarco e sbarco, con pochissimi investimenti, è possibile ottenere questi risultati in due o tre anni. Ciò significa guadagnare molto più del ponte in termini anche di tempo”.  Il motivo: “Per poter imboccare il ponte, il treno deve passare da Curcuraci. Senza dire che esistono dei dubbi sul superamento delle pendenze, ma questo occorre chiederlo a un ingegnere ferroviario. Nessuno andrà mai a Reggio in treno. Ancor meno in automobile, perché non dimentichiamoci che sul ponte non si attraverserebbe gratis…”

Immancabile alla manifestazione uno dei più rappresentativi attivisti No ponte, Gino Sturniolo. Il suo commento sulla manifestazione: “Il popolo del No al ponte non tradisce mai. Nei momenti importanti c’è sempre. Consideriamo anche la giornata di lavoro. Quello di oggi è stato un altro passaggio del percorso che stiamo conducendo da quando siamo ripartiti, a dicembre scorso. Abbiamo fatto assemblee, volantinaggi, trekking…Tutta una serie di iniziative che costruiscono consenso intorno al No al ponte. Il passaggio importante adesso sarà la manifestazione del prossimo 17 giugno, la prima dopo tanti anni sotto forma di corteo. Da quello che sentiamo sarà una manifestazione molto partecipata. Il nostro sogno è quello di invadere pacificamente Torre Faro. Sarà il punto di arrivo di questa prima fase del percorso. Poi si passerà a una seconda fase che condurrà ad una grande manifestazione in centro città con migliaia di persone”.

I Sì ponte hanno tanto potere. Perché si blindano, come oggi?

“Perché le grandi opere sono fatte così – dice Sturniolo. A tutti coloro che pensano sia possibile un’interlocuzione con loro, noi diciamo che questa è impossibile. Le grandi opere sono antidemocratiche per statuto. La giornata di oggi lo dimostra. È assurdo che la CISL, un sindacato che in teoria dovrebbe difendere i lavoratori, si presti a un’operazione di questo tipo. Oggi non intervengono neanche i loro rappresentanti locali, parlano solo i governatori, i loro dirigenti nazionali e Salvini. Il territorio è escluso. Ma è inutile lamentarsene, perché le grandi opere sono fatte così. Tra noi e i loro sostenitori ci può essere solo un rapporto di inimicizia, non è possibile nessun dialogo”.

Redazione Scomunicando.it

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