– di Corrado Speziale –
Il ministro delle Infrastrutture è stato a Messina ospite di una tavola rotonda sul tema “Il ponte sullo Stretto. Infrastrutture e trasporti per unire l’Italia”,
Quelli d’accordo, tutti dentro. Gli altri, fuori. Deve prevalere il pensiero unico. Chi dissente non può salire a bordo di una nave ad assistere a un dibattito. Neanche se a farne richiesta è l’ex sindaco Renato Accorinti. Ma rispetto alla contestazione No ponte, gli effetti sortiti da un partecipato e sonoro sit-in in strada, durante una mattinata lavorativa, specialmente in vista della grande manifestazione di sabato 17 giugno a Torre Faro, non può che farne accrescere il valore. Situazione ulteriormente accentuata dall’effetto boomerang provocato dal post del ministro su Facebook con il video della protesta, dove emerge la contestazione:
A Renato Accorinti, l’organizzazione ha vietato l’ingresso, quantunque si trattasse di un ex sindaco. In questo caso, non pagano i suoi 40 anni di attivismo No ponte. Per questo era indignato: “È una storia vergognosa. Non c’è dignità. In democrazia ci vuole rispetto”, ci ha detto in strada mentre a bordo iniziava l’evento. “E dire che non siamo neppure una minoranza. La più grossa manifestazione a Messina è stata quella contro il ponte (20.000 partecipanti, 22 gennaio 2006, ndr).
Presente alla manifestazione Sebastiano Pino, già comandante navi traghetto e presidente SASMANT, nonché assessore alle Politiche del mare della giunta Accorinti. Con lui, qualche commento sui traghettamenti in alternativa al ponte. “Ce ne sono eccome – dice l’ex assessore. Si stava lavorando proprio per migliorare il sistema di attraversamento dinamico, come viene denominato. Il rischio è tornare a quanto già vissuto negli anni 90. Allora, con l’alibi del ponte, furono bloccati tutti i finanziamenti per il vettore pubblico e quindi la flotta si è iniziato a rinnovarla solo dopo il 2012. Adesso stiamo assistendo allo stesso scenario. Praticamente – specifica Sebastiano Pino – erano previsti dei finanziamenti che avrebbero portato a dimezzare i tempi di attraversamento. Questo, rispetto al ponte, è possibile farlo con poche risorse economiche, con risultati che si potrebbero ottenere in pochissimo tempo. C’era la volontà politica di farlo, ma adesso viene messo tutto nuovamente in discussione. C’è il rischio che vengano bloccati i finanziamenti e non si migliori la situazione attuale per altri decenni. Sarebbe un ritorno al passato”.
Esistono metodi di traghettamento senza frazionare i convogli, assecondando tempi di percorrenza moderni? “Assolutamente sì – dice l’ex comandante. Fa parte di uno studio presentato già negli anni 2000, nel quale era possibile dimezzare i tempi di attraversamento, al netto del recente esperimento di far sbarcare i treni in autonomia con dei locomotori elettrici, che già riduceva i tempi di oltre 40 minuti. Però – prosegue Pino – ci sono studi per poter imbarcare il treno in unica soluzione con navi adatte, e abbattere i tempi di attraversamento. Soprattutto nelle operazioni di imbarco e sbarco, con pochissimi investimenti, è possibile ottenere questi risultati in due o tre anni. Ciò significa guadagnare molto più del ponte in termini anche di tempo”.
Immancabile alla manifestazione uno dei più rappresentativi attivisti No ponte, Gino Sturniolo. Il suo commento sulla manifestazione: “Il popolo del No al ponte non tradisce mai. Nei momenti importanti c’è sempre. Consideriamo anche la giornata di lavoro. Quello di oggi è stato un altro passaggio del percorso che stiamo conducendo da quando siamo ripartiti, a dicembre scorso. Abbiamo fatto assemblee, volantinaggi, trekking…Tutta una serie di iniziative che costruiscono consenso intorno al No al ponte.
I Sì ponte hanno tanto potere. Perché si blindano, come oggi?
“Perché le grandi opere sono fatte così – dice Sturniolo. A tutti coloro che pensano sia possibile un’interlocuzione con loro, noi diciamo che questa è impossibile. Le grandi opere sono antidemocratiche per statuto. La giornata di oggi lo dimostra. È assurdo che la CISL, un sindacato che in teoria dovrebbe difendere i lavoratori, si presti a un’operazione di questo tipo. Oggi non intervengono neanche i loro rappresentanti locali, parlano solo i governatori, i loro dirigenti nazionali e Salvini. Il territorio è escluso. Ma è inutile lamentarsene, perché le grandi opere sono fatte così. Tra noi e i loro sostenitori ci può essere solo un rapporto di inimicizia, non è possibile nessun dialogo”.
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