Alla fine della partecipatissima manifestazione di Libera, Lunedì scorso, a piazza Duomo, abbiamo incontrato alcuni rappresentanti delle istituzioni che hanno preso parte all’evento. Espressa vicinanza alle famiglie e fatto il punto della situazione sulla lotta alla mafia, tra passato, presente e futuro. Rosy Bindi: “Rafforziamo la nostra speranza e il nostro impegno per combattere le mafie. E lo faremo con la Costituzione in mano”. Francesco D’Uva: “Oggi c’è stato uno sprazzo di libertà, ma Messina non è una città libera…”. Tano Grasso: “Questa nostra esperienza di oggi è un’ulteriore prova che il Paese è cambiato. L’opposizione alla mafia oggi è più forte di prima”. Renato Accorinti: “In questa giornata meravigliosa Messina ha mostrato il suo vero volto. I mafiosi sono un gruppo limitato ma organizzato. Adesso ci vuole una società civile organizzata”.
Una folla immensa che ha riempito le strade della città, come abbiamo raccontato (http://scomunicando.hopto.org/notizie/libera-a-messina-ieri/), motivata sì da ricordi dolorosi, ma soprattutto da speranze, valori, progetti. Messina per un giorno è diventata capitale nazionale e internazionale, simbolo della lotta alle mafie. Città scelta non a caso da Libera come luogo centrale nella XXI Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Il sindaco Renato Accorinti aveva incontrato don Luigi Giotti, suo vecchio amico con il quale ha condiviso tante battaglie, a Taormina il 22 Settembre dello scorso anno, in occasione di “Taobuk”. L’evento verteva sulle produzioni agricole che originano dai terreni confiscati alla mafia. Fu allora che nacque una promessa reciproca: lavorare per la XXI edizione della “Giornata di Libera” a Messina. E così è stato.
Migliaia di ragazzi delle scuole, con i loro striscioni e gli insegnanti al seguito, tanti volontari, scout, attivisti di associazioni e movimenti, cittadini comuni, presenti in massa nonostante il giorno lavorativo, hanno colorato la manifestazione di contenuti e sentimenti, rivelandosi simboli della rinascita, il primo giorno di Primavera.
All’arrivo del corteo, in piazza Duomo, ai posti destinati alle cariche istituzionali in poco tempo hanno preso posto le autorità. Presente, tra gli altri, la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi, che abbiamo avvicinato alla fine della manifestazione: “Rafforziamo la nostra speranza e il nostro impegno per combattere le mafie. E lo faremo con la Costituzione in mano. Le sconfiggeremo solo se tutti gli italiani saranno un presidio di legalità e giustizia”, ci ha detto l’ex ministro, esponente Pd. Poi, imbeccata dalla stampa, parla delle famiglie delle vittime di mafia che gremivano la platea: “Hanno ben ragione di chiederci maggior impegno, anche se dobbiamo riconoscere che il nostro Paese non le lascia sole. In molti casi c’è ancora da lavorare per l’accertamento della verità”. E sotto l’aspetto economico: “Mai nessun fondo riuscirà a colmare il debito che la comunità e lo Stato hanno nei confronti di queste persone”. La presidente dell’Antimafia ha poi concluso: “Vorrei che ciascuno di loro capisse che al di là del limite della nostra azione noi agiamo nel nome e nel ricordo dei loro cari. La nostra partecipazione a queste giornate significa avere forza, coraggio e limpidezza nello spirito”.
Nella doppia veste di deputato, nonché membro della Commissione Parlamentare Antimafia, e di parente di vittima di mafia era presente Francesco D’Uva. Suo nonno, l’avvocato Nino D’Uva, venne ucciso dentro il suo studio nel 1986, durante il primo maxiprocesso di Messina. Interpelliamo il giovane deputato, esponente del M5S, sul termine “libera”, chiedendogli se oggi Messina possa ritenersi degna di tale aggettivo. La sua è una voce fuori dal coro: “Oggi c’è uno sprazzo di libertà, ma definire Messina una città libera, questo certamente no. Si ha l’impressione – ha proseguito D’Uva – che qui a comandare ci siano sempre le stesse persone, mentre c’è chi deve restare silente per sopravvivere”.
Venticinque anni fa al Tribunale di Patti si celebrò il primo storico maxiprocesso contro gli estortori di Tortorici e vennero fuori le prime condanne per mafia. Allora Tano Grasso presiedeva l’ACIO – Associazione dei commercianti di Capo d’Orlando. Adesso Grasso è presidente onorario della FAI – Federazione antiracket italiana e di progressi da allora ne sono stati fatti tantissimi. Anch’egli era presente all’evento di Libera, assieme ad altri esponenti dell’associazione, tra cui il presidente Pippo Scandurra. Tano Grasso ha fatto così il punto della situazione in relazione alla giornata: “Questa nostra esperienza di oggi è un’ulteriore prova che il Paese è cambiato e per fortuna siamo a un punto di non ritorno. Adesso si registra una reazione che un tempo non c’era, per cui l’opposizione alla mafia oggi è più forte di prima”. E tra la maggiore sensibilità della gente e la risposta dello Stato, Grasso è esplicito: “Ci sono entrambe le cose, naturalmente. C’è una maggiore sensibilità nell’opinione pubblica cui fa riscontro un’azione più incisiva dello Stato. Anzi – conclude Grasso – più forte è la risposta nell’opinione pubblica, più efficace è l’iniziativa dello Stato”.
In ultimo il sindaco, Renato Accorinti, colui che nel segno della memoria e dell’impegno contro le mafie ha “consegnato” la città per un giorno alle migliaia di persone venute da ogni parte d’Italia. “In questa giornata meravigliosa Messina ha mostrato il suo vero volto. I mafiosi sono un gruppo limitato ma organizzato. Adesso ci vuole una società civile organizzata”, ha detto il sindaco. “Una volta – ha proseguito – c’era grande difficoltà a trattare in pubblico questi argomenti. Adesso ciò è stato risolto. La nostra vittoria è che queste discussioni e questo modo di pensare e di vivere adesso stiano entrando nei comportamenti di ciascuno. Il processo è partito e non si fermerà più”. Le sue richieste: “Chiediamo allo Stato impegno nel campo educativo per i ragazzi, perché l’educazione è la vera forza dell’uomo. Chiediamo poi impegno per il Sud, infrastrutture e servizi. Il lavoro toglie il terreno sotto i piedi alle mafie. I siciliani sono forti e sanno essere dei buoni lavoratori. Abbiamo da sfruttare le nostre risorse e la bellezza del territorio.
Sono queste le nostre potenzialità”.
Corrado Speziale
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