L’approfondimento di Enzo Caputo.
D: Pino, cosa ti ha portato a scrivere questo Lavoro che ti vede protagonista all’international film festival di Madrid?
R: Questo mia è una, denuncia per il complicato mondo della condizione femminile, che sfocia spesso nella violenza sulle donne. In tutto il mondo compreso il primo mondo la donna non ha mai pari diritti e la legge spesso cieca ed assurda favorisce la loro morte. Questo vuole essere un urlo, affinché tutti ascoltino e si sensibilizzino per questo problema spinoso… Solo così, l’umanità può essere libera… veramente libera.
D: chi sono i personaggi chiave di questo lavoro che vi hanno fatto vincere il premio come best editing tra tutti i film presentati?
R: di sicuro i ragazzi con cui ho avuto a che fare per la costruzione di tutti i miei lavori e mi riferisco soprattutto a Gaetano Spagnolo. Ci conosciamo da quando eravamo bambini, non posso dire di essere quello che sono senza di lui. Gaetano si impegna sempre al massimo sulle cose che fa e mi sprona a scrivere… è circondato da questo mondo.
Lavora al LOC di Capo D’Orlando ed è una tappa fissa per chi vuole fare arte visiva sul territorio. Credo che ci sia un divario incolmabile su tra la nostra cultura del sud e quella del nord… Arte visiva è soprattutto nostra, da qualche anno in qua, vedi le grandi produzioni italiane, basti pensare a Montalbano ed ai soldi che la regione Lazio, elargisce alla produzione per fare in Sicilia dei capolavori, la cosa è davvero palese…
Lui da sempre è uno che considero con una marcia in più ed ho una profonda stima della sua ecletticità. Da quando si è appassionato di foto e quindi di video, considera che un video è una sequenza di foto. Il gioco è stato davvero facile. Da semplice amatore è il migliore sul campo, non dica tanto nelle riprese che considero un lavoro più leggere quanto nella scelta dei colori della pellicola, nella gestione delle luci. Diciamo che grazie a lui la soluzione migliore si trova nel componimento e nella posa delle immagini dei lavori… non nascerebbero!
D: chi è Graziella Starvaggi?
R: Graziella è un Vulcano di Gioia, è una persona senza melanconia, una che ha fatto della vita gioia. Commercialista nella vita si è appassionata di foto e video, aiuta spesso Spagnolo ad eseguire i miei lavori a livello amatoriale. Solare e dinamica fa del video una passione quasi onirica. È una sognatrice di prim’ordine! Sognatrice di un mondo bello senza cattiverie. La sua sensibilità mi ha portato al lavoro che abbiamo presentato a Madrid. Pensa quando mi hanno chiamato con Gaetano per propormi di scrivere il soggetto, mi parlava con la voce rotta dal pianto. Per lei non è concepibile la violenza sulle donne. Io per mancanza di tempo le ho detto subito che siccome la violenza era lontana da me, non avrei scritto nulla e lei caparbia avendo la mia email mi ha mandato una bozza di soggetto, scritto a quattro mani con Maria Giglia Sinagrese che frequentava Gaetano e Graziella per scrive la tesi sulla cinematografia, le infatti Maria si sta laureando al DAMS di Messina ed ha un sogno nel cassetto diventare attrice. Sai Enzo, il lavoro non mi diceva nulla di più di quello che erano le solite cronache, ma mi sono immedesimato!
D: Quindi Maria Giglia è la stessa attrice che interpreta il soggetto principale?
R: Si! E devo dire che ha talento. Io sempre per dissuadere tutti, visto il mio pessimismo cosmico… ho scritto un monologo lunghissimo su quello che per me è la condizione dell’umanità oggi da cambiare! Nella mia mente non ce l’avrebbe fatta a recitare il tutto come io volevo… invece si sono organizzati e mi hanno manda un video con WhatsApp dove Maria recitava a memoria tutto il mio monologo.
A quel punto ho chiamato Gaetano e gli ho detto che avremmo fatto il lavoro… era insieme tutti e tre quando li ho chiamati, non ti dico la loro gioia. La gioia è un sentimento che investe in modo brutale, mi sono fatto trascinare in questo progetto ed ho trascinato anche il M° Filippo Melita altro esiliato dalla Sicilia che ha scritto le musiche per il corto in modo magistrale lasciando una traccia della sua preziosissima saudade… e il 6 e 7 aprile scorso, abbiamo girato e montato tutto.
D: Io che ho visto solo il Trailer, devo dire che la tua sembra un’ossessione a cerca personaggi che interpretano il ruolo che gli affibbi!
R: Sai Enzo nel mio essere zingaro per poter vivere, o meglio esiliato dalla mia bella terra solo per non piegarmi ai voleri politici o farmi dettare i loro pensieri, mantenendo sempre la liberta come unica via da seguire, ho imparato che nessuno meglio di una persona che ha una passione riesce a fare una cosa… e nella mia faretra ho collezionato tante frecce, una di questa è Claudio Di Blasi…
La sua passione per la recita ed il cinema fanno di lui un personaggio camaleontico ed eccentrico! Lui fa l’informatore Scientifico da anni, ma se ci fosse stato il DAMS, credo che non sarebbe un dottore in chimica farmaceutica, ma un professionista dello schermo. Solo che purtroppo per tanto tempo soltanto chi aveva la possibilità di stare a Roma, avere contatti con cinecittà lo abbia potuto fare.
Chi investiva i propri risparmi in cultura, aveva necessità che i figli non seguissero le proprie inclinazioni, ma si laureassero in cose spendibili che li avrebbero tolti dagli stenti del sud. Spero che i nostri figli dopo 159 anni dal passaggio di Garibaldi, che lasciò il sud anche senza scuole, possa fare risorgere la nostra isola.
La Sicilia ha diritto di esprimersi e Claudio Di Blasi, con la sua malsana e perspicace follia interpretativa, la porterà alla ribalta a livello internazionale.
D: Parlami della bambina, che si sconvolge per le azioni del padre nel film, chi è?
R: Emma Scaffidi è una bambina di Santangelo di Brolo, che Graziella ha portato sul set… la madre Michela Ferraro la ha accompagnata, sono amici da lunga data con Graziella che vive a Sant’Angelo e sia lei che Emma a nove anni si sono prestate alla mia follia. Michela si è messa a disposizione facendo la costumista per la bimba, che ha interpretato magistralmente la condizione del trauma infantile che vive un’innocente. Emma è la figura chiave del mio lavoro… è lei che salva la madre da morte certa… ma non vi svelo il finale se no il bello qual è!
D: Perché ti hanno scelto a Madrid?
R: Penso che è passato un mio concetto filosofico sui sentimenti umani…
Li considero come tanti tavoli in un ristorante il più delle volte in festa: c’è l’amicizia al quale spesso ci si siede per confrontarsi, l’affetto sul quale siedono per lo più i nonni, l’onore e l’orgoglio tavoli così vicini che spesso si uniscono e permettono di resistere in terra straniera, il tavolo della stima, il tavolo della riconoscenza, il tavolo del perdono, il tavolo della simpatia, quello della devozione e tutti gli altri tavoli dei sentimenti positivi, sui quali ci si siede per lo più in compagnia, ma nella mente dell’uomo ci sono purtroppo, i tavoli dei sentimenti negativi quello della rabbia, quello della intolleranza razziale, quello della rivalsa, quello della tristezza, quello della vergogna… ogni uomo nelle fasi della vita si siede a questi tavoli o in maniera indotta ed inconsapevole o in modo del tutto cosciente.
Ma quelli a cui tutti anelano è il tavolo della felicità. È il tavolo degli sposi, per capirci! Dove ci si siede sempre da soli. Questo tavolo purtroppo è vicinissimo al tavolo dell’amore, spesso i due si confondono e spesso fanno invertire i sentimenti buoni con quelli cattivi; basta nulla! Basta semplicemente pensare al senso di frustrazione di un tradimento. Non si pensa mai che uno dei due tradisce perché sente una necessità, che l’altro non sa dare ed è lì che appare il tavolo dell’infelicità; dove sei lontano da tutti, chiuso in te stesso.
Questa non è una considerazione di genere.
Però purtroppo nella parte maschile dell’umanità spesso il sentimento di vergogna prende il sopravvento, basta un solo pensiero “sono stato tradito chissà cosa pensano gli altri di me”.
Questo pensiero si versa su tutti i tavoli bagnandoli, stravolgendo e buttandoti nel caos. Non hai mai panni per asciugare. Il più delle volte si supera il senso di dolore che un tavolo brutto come la vergogna può darti, si elabora come un lutto e trovi con il tempo qualche straccio per asciugare tutti i malesseri che i pensieri collettivi instillano, ma sempre più spesso la reazione maschile dell’umanità, sfocia in violenza pura.
Credimi, vorrei che tutti sedessero al tavolo della felicità, ma purtroppo l’umanità non è matura per fare un tavolo unico, pochi ci sono riusciti e spesso una parte dell’umanità, li prende ad esempio da seguire, considera Gesù, il Budda per esempio, con il loro profondo amore per gli altri.
Questo mio lavoro vuole dare un panno d’emergenza a tutti quelli che hanno sofferenza al tavolo dell’infelicità facendo capire che l’errore di fondo sta nel fatto che solo chi è cosciente che si fa parte di un tutto, può sopravvivere bene e non perché mi elevo ad asceta, ma semplicemente perché comprendo la mia umanità.
D: Ma quanti awards avete preso?
R: abbiamo avuto 3 nomination. Una come migliore cinematografia, una come miglior montaggio, uno come miglior corto documentario. Ma l’awards va al miglior montaggio. Non ci credevamo neanche, il nostro è stato davvero un successo su circa 50.000 progetti presentati da tutto il mondo.
D: Respiro internazionale quindi?
R: si c’erano registi e attori che venivano da ogni parte del mondo. La cosa emozionante è che eravamo solo noi gli italiani in gara. Ma c’era l’Iran, gli Usa, il Brasile, il Giappone e la Cina… con tanti progetti molto ma molto belli… noi però abbiamo vinto ed è una grande soddisfazione.
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