A Priolo Gargallo negli anni 80 la situazione ambientale era così grave che già allora si poteva parlare di disastro ecologico.
Mentre l’ENI spargeva cancro nei terrENI di Priolo, i segugi dell’USL di Siracusa controllavano gli impianti di messa a terra negli stabilimenti. Sempre roba di terra è, no?.
All’interno dello stabilimento Enichem Praoil di Priolo Gargallo (nel sottosuolo) son innescate diverse super bombe ecologiche pronte a scoppiare in ogni momento. Una di queste si chiama Area SG11. E’ un’area di circa 120.000mq che gradualmente è stata sottratta al mare a partire dagli anni ’50, con riempimenti di materiali terrosi contaminati ed una quantità industriale di sostanze cancerogene. Come le ceneri di pirite. Per decenni questa è diventata l’area ufficiale di stoccaggio dei velENI che non si sapeva dove andare a stoccare. Lì è andata a finire tutta la merda dell’ENI che non si sapeva dove buttare (o che non si aveva voglia di smaltire lecitamente). Nell’Area SG (ve ne sono diverse altre similari disseminate qua e là) vanno a finire così scarti di lavorazione, fondi di serbatoi, peci clorurate, ed altre schifezze del genere. All’inizio, prima d’interrarli s’ha la diligenza di stivare sti veleni in fusti metallici, ma presto l’iter diventa piuttosto fastidioso e l’ENI opta per collocare i suoi velENI direttamente nei terrENI, così alla rinfusa. Non stiamo parlando di Lagos in Nigeria. Stiamo parlando di porcate atomiche perpetrate per decenni dall’Eni in una fascia costiera di estremo pregio, come questa che si colloca tra Siracusa ed Augusta.
Chi se n’intende vi potrà confermare che le ceneri di pirite contengono elevate concentrazioni di arsENIco, mercurio e metalli pesanti. Essendo rifiuti tossico/nocivi andrebbero conferiti in una discarica di tipo 2B Super. Invece ciccia. Manco farlo apposta nel sito è presente una falda freatica. In quel sottosuolo hanno sede e circolano falde acquifere molto importanti che vengono irrimediabilmente contaminate. Un’azienda che ha il compito di studiare una soluzione di bonifica per la messa in sicurezza del sito (v. relazione Geologica del Dr. Mauro Molinari del maggio 1992 quì allegata e riprodotta) stima che st’ammasso micidiale di arsENIco abbia una superficie di circa 36.000 mq ed uno spessore variabile fra i 2 e i 5 metri con una volumetria complessiva di circa 100.000 mc.
Agli Enti locali siciliani sto scempio è cosa ben nota. L’assessore all’ecologia del Comune di Priolo Gargallo A. Carpentieri nel lontano 23 novembre 1987 scrive all’Agrimont (Gruppo ENI): “Questo assessorato ha ricevuto un esposto a firma di oltre 1500 abitanti di Priolo nonché segnalazioni di associazioni ambientali ed organizzazioni sindacali che lamentano una grave situazione ambientale… Poiché gli inconvenienti lamentati rivestono una certa gravità … si invita codesta società a presentare entro 10 gg un piano dal quale risultino chiaramente gli accorgimenti che la società intende porre in atto per far cessare la situazione lamentata. Si fa presente che la non ottemperanza alla presente richiesta comporterà l’automatica attivazione della procedura per l’adozione di più severi provvedimenti repressivi, non esclusa la revoca dell’autorizzazione all’esercizio degli impianti…”
Passano 5 anni ma tutto tace. Il 28 ottobre 1991 la Provincia Regionale di Siracusa, nella persona dell’assessore all’Ambiente e Territorio A. Foti, scrive all’Enichem Anic di Priolo e per conoscenza alla Procura della Repubblica di Siracusa:
“…in riferimento al sopralluogo effettuato in data 15/10/1991 presso lo stabilimento di codesta società ed ai rifiuti in pari data riscontrati sull’area “EX Zona imprese Agrimont” la Enichem Anic, nelle more dello smaltimento di detti rifiuti è invitata ad adottare tutti gli accorgimenti necessari atti ad evitare danni ambientali derivanti dalla giacenza degli stessi sull’area di cui sopra…”.
Anche st’ennesimo sollecito lascia il tempo che trova. Intanto a Priolo la situazione è così tragica che i reflui velenosi in falda arrivano a corrodere persino le fondamenta dei fabbricati. In data 12 gennaio 1990 Montedipe scrive alla direzione di Praoil di Priolo:
“ … da una preliminare indagine geognostica effettuata sul terreno interessato dalle fondazioni del fabbricato CS2 abbiamo accertato che … il terreno suddetto non possiede più le caratteristiche meccaniche che aveva in origine …tale alterazione di natura meccanico-chimica, presumibilmente, è stata causata dalle acque aggressive provenienti dal Vallone della Neve che, come è noto, sono rese tali dallo sversamento dei reflui acidi o basici rilasciati in questa zona …
Solo dopo st’ecatombe l’USL 26 di Siracusa prende molto sul serio il problema e provvede immediatamente ad effettuare i necessari controlli. Ma non ai terreni compromessi. Controlla le gabine/apparecchiature elettriche, gli impianti di messa a terra, dispositivi di protezione contro le scariche elettrostatiche, impianti di illuminazione degli stabilimenti petrolchimici Eni. Il 28 novembre 1991 viene elevato un verbale e contravvenzione contro Enichem Praoil di Priolo ed il suo direttore, Ing. Domenico Elefante. Bisogna pur fare un po’ di scena no? E i velENI nel sottosuolo non li caga nessuno?
Optional. Tanto tra 3500 anni si smaltiranno da soli.
Intanto lo scempio, dagli anni ’80 ad oggi è continuato alla grande. Son passati la bellezza di oltre 30 anni, e l’Eni (ma anche Erg Med, Syndial, Agip Petroli, Polimeri Europa, Esso, Sasol, Lukoil ed altre società minori) hanno continuato a devastare l’ambiente inquinando senza alcuna pietà, versando velENI nel sottosuolo, nell’aria e direttamente in mare.
Ma che gliè fotte. Tanto tra un po’ il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo (siracusana doc) cancellerà decenni di crimini ambientali con una sanatoria tombal
Dal portale Indymedia
http://piemonte.indymedia.org/article/11966