Progetto Sicilia – Dopo gli studenti brolesi Pizzino va all’Ars dai “CinqueStelle”
Cronaca Regionale

Progetto Sicilia – Dopo gli studenti brolesi Pizzino va all’Ars dai “CinqueStelle”

 

20130520_151935E’ stata un bell’incontro, quello che l’Istituto Comprensivo  Brolo, guidato dal Dirigente Scolastico Vincenzo Ettari, ha promosso alla sala multimediale “Rita Atria” e che ha visto protagonista Pippo Pizzino.

Un incontro che, mirante a dibattere il tema “La crisi e le soluzioni del progetto Sicilia” proposte nel suo libro da Giuseppe Pizzino –  che puntando l’indice sulla crisi  economica che imperversa – ha visto grandi protagonisti gli studenti, preparati e disinvolti, parlare di economia, debito pubblico, costo del denaro, inflazione, mercati e capitale.

20130520_153259L’introduzione ai lavori è stata affidata alla professoressa Carmen Giuffrè, che ha curato il progetto “Salute e Prosocialità”.

Poi, prima di Pizzino, hanno parlato Antonio Traviglia, sulla situazione economica di Brolo, ed il sindaco, Salvo Messina.

20130520_153310Ha moderato l’incontro Massimo Scaffidi e prima dell’intervento di Pizzino, un imprenditore “puro” che ha pagato lo scotto della crisi, l’ostruzionismo delle banche, la tenaglia di un sistema economico senza cuore, e che ha presentato la sua “ricetta” esposta ora anche in un libro “Progetto Sicilia”, sono stati i ragazzi i protagonisti della “scena”.

20130520_153713Anna Piazza, della III^B, utilizzando diapositive e con un’ottima padronanza di linguaggio ha parlato delle 12 cause fondamentali della crisi, offrendo spunti per “uscire  dal tunnel”.

Mariateresa Pizzino ha ricordato a tutti la storia di Victoria Grant e del suo video, tra i più cliccati del web.

Matteo Maniaci, Pietro Di Luca e Andrea Messina si sono addentrati nella teoria economica di Frenkel che sostiene che la crisi europea non è derivata dal debito pubblico ma dal debito estero.

20130520_15430520130520_154857E certamente la splendida voce di Mariagrazia Terranova, che ha cantanto, chiudendo, l’incontro “Non è l’inferno” di Emma  è stata la degna conclusione di un incontro costruttivo e formativo al quale ha dato il suo contributo anche il professore Salvatore Sidoti.

20130520_155743Certamente, tra i tanti incontri, che l’imprenditore brolese negli ultimi mesi – corteggiatissimo dagli indipendentisti – ha avuto, proprio per dar voce alla sua proposta, quello di Brolo, per la spontaneità e l’interesse dei ragazzi, è tra quelli che lascerà il segno.

Intanto ieri, alle ore 10:00 a Palermo, Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, presso il Gruppo Parlamentare del Movimento Cinque Stelle,  l’autore del “Progetto Sicilia”, Giuseppe Pizzino, ed i cittadini eletti del Movimento hanno dato vita ad un altro incontro.

20130520_163548Nell’ambito del quale si è spiegato come, utilizzando uno strumento quale è la moneta regionale Grano, complementare al sistema monetario delle banche centrali europee, Euro, sia possibile reperire le risorse necessarie per finanziare gli investimenti infrastrutturali e strategici che darebbero lavoro, subito, a 250.000 disoccupati siciliani.

20130520_155757Questo consentirebbe di riequilibrare: il gap infrastrutturale rispetto al resto d’Italia; la differenza del numero degli occupati rispetto al tasso di attività; il reddito disponibile delle famiglie, riportando questi indicatori nelle medie nazionali; infine, il pil regionale, che crescerebbe nel 2014 da € 82 a 96 miliardi, pari a circa un punto percentuale del pil nazionale.

20130520_162152-001Hanno partecipato all’incontro, durato circa tre ore, per il Movimento Cinque Stelle gli Onorevoli: Sergio Tancredi, Giannina Ciancio, Matteo Mangiacavallo, Francesco Cappello, Angela Foti; per Progetto Sicilia, oltre che Giuseppe Pizzino anche Piero di Maria.

20130520_162155L’incontro è stato molto interessante ed esaustivo, arricchito dalla partecipazione attiva sia degli eletti all’Assemblea Regionale, che dei loro più stretti collaboratori, i quali hanno fornito validi spunti di riflessione. I due gruppi di lavoro hanno convenuto di rincontrarsi al più presto per ulteriori approfondimenti, coinvolgendo nell’iniziativa nuovi elementi che potrebbero condividere lo spirito e gli obiettivi del “Progetto Sicilia”.

A tutti i deputati del Movimento Cinque Stelle è stata consegnata una copia del libro Progetto Sicilia.

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progetto_sicilia_broloGiuseppe Pizzino Autore di Progetto Sicilia Sistema Monetario Complementare della Regione Siciliana, detto Grano incontra
i Cittadini del Movimento 5 Stelle eletti all’Assemblea Regionale Siciliana

Palermo 23 maggio 2013

“Il privilegio di creare ed emettere moneta non è soltanto
la massima prerogativa del Governo, ma è anche la sua
più grande opportunità creativa”.
Abraham Lincoln
Questo studio descrive il metodo da noi proposto per emettere
una nuova valuta e metterla in circolazione, e le conseguenze per
la finanza pubblica.
Spiega come il controllo monetario regionale assicuri che questo
metodo di creare denaro non comporti più rischi d’inflazione di
quanto non siano adesso le banche commerciali a farlo.
Spiega come la Banca Centrale Regionale toglierà alle banche
commerciali la funzione di creare nuova moneta, non contante,
destinata al circuito finanziario pubblico.
Per fare ciò agirà in accordo con linee di condotta pubbliche e sarà
valutata in base ai propri risultati, avrà un alto grado
d’indipendenza dal governo, che deve avere il potere di intervenire
nelle decisioni della banca su quanto nuova moneta emettere.
Il metodo proposto di creare nuova moneta sarà più semplice, diretto
e più comprensibile dell’attuale.
Porterà vantaggi evidenti dal punto di vista della spesa pubblica,
dell’indebitamento, della tassazione e della fedeltà fiscale.

Giuseppe Pizzino, Brolo, 53 anni, sposato, tre figlie, impiegato.
Ho fatto l’imprenditore dal 1977 al 2010, quando ho dovuto mettere
in liquidazione prima e chiudere dopo le mie aziende dove
hanno lavorato costantemente 300 dipendenti. In 34 anni d’attività
le mie imprese hanno prodotto € 700 milioni e corrisposto retribuzioni
per € 300 milioni. Mai fatto lavoro nero o sotto salariato.
Ritengo questo primato, oggi, difficilmente migliorabile in Sicilia.
Dopo, mi sono dedicato allo studio e alla ricerca, in particolare,
collaborando con le facoltà di agraria delle università di Catania e
Reggio Calabria, ho contribuito sia economicamente, che operativamente
al progetto di ricerca scientifica “la reintroduzione della
coltura del cotone in Sicilia”, chiusosi a ottobre scorso, dopo due
anni di lavoro con risultati eccezionali.
Ho studiato i conti della Regione Siciliana ed approfondito le mie
conoscenze sulle opportunità che lo Statuto Speciale della nostra
Regione permette, soprattutto in materia economica e finanziaria.
Ho scritto un libro, “Progetto Sicilia”, dove spiego come utilizzando
uno strumento quale è la moneta regionale, complementare
al sistema monetario delle banche centrali europee, sia possibile
reperire le risorse necessarie per finanziare gli investimenti strategici
che darebbero lavoro a 250.000 disoccupati siciliani.
Questo consentirebbe di riequilibrare: il gap infrastrutturale rispetto
al resto d’Italia; la differenza del numero degli occupati rispetto
al tasso di attività; il reddito disponibile delle famiglie, riportando
questi indicatori nelle medie nazionali; infine, il pil regionale,
che crescerebbe nel 2014 da € 82 a 96 miliardi, pari a circa
un punto percentuale del pil nazionale.

Introduzione a Progetto Sicilia.
E’ uno studio, elaborato da Pizzino, attraverso il quale si vuole
suggerire un percorso di crescita e di sviluppo sostenibile per la
Sicilia. Il progetto fornisce una documentata rappresentazione
della situazione reale, dalla quale è facile rilevare come non sia
più possibile evitare, per via convenzionale, la povertà e la nuova
migrazione giovanile.
Si è individuato il problema specifico e contingente nella mancanza
di liquidità, irrisolvibile con l’attuale sistema monetario, quindi
occorre adottare subito una moneta complementare. La moneta
complementare è una divisa territoriale che da risalto al concetto
di filiera corta, di crescita sostenibile.
Essa nasce libera dal vizio del debito e dell’interesse, ha funzione
di strumento di scambio e di pagamento, e rende improbabile la
formazione di una riserva di valore.
Lo studio fornisce la soluzione al problema individuata attraverso
l’impiego del binomio inscindibile rappresentato dalla Terra (Sicilia)
e dal Lavoro (Siciliani).
Terra, lavoro, solidarietà, un distretto economico e solidale per
consentire la crescita e lo sviluppo sostenibile nell’Isola. Il lavoro,
la piena occupazione di quanti sono in cerca di occupazione, consentirà
di raggiungere il benessere comune.
Infine, si spiega come l’utilizzo di questo strumento non convenzionale,
quale è il sistema monetario siciliano complementare,
possa permettere di raggiungere questo obiettivo nel pieno rispetto
di ogni legge e/o norma Europea, Nazionale e Regionale.

Favorire il rinnovamento economico sociale siciliano, sostenibile
a livello regionale, con l’introduzione di una moneta complementare
denominata Grano.
L’introduzione del Grano, come nuovo sistema monetario in Sicilia,
è la soluzione semplice e fattuale per il rinnovamento economico
e sociale della nostra Isola. Esso è un sistema che bilancia
realisticamente gli effetti della recessione e del degrado. E’ un sistema
durevole, sostenibile, e crea benessere per tutti i cittadini
della Regione Siciliana.
L’analisi sull’introduzione di un sistema monetario complementare
a livello comunale è troppo restrittiva perché permetta una valutazione
di merito adeguata. A livello nazionale, guardando alla
Germania, il marco è stato sostituito a favore della valuta europea.
L’introduzione dell’Euro ha avuto sia ripercussioni positive, che
negative: positive perché ha eliminato le speculazioni nei cambi
da parte delle altre valute europee, negative perché ha reso più
difficile agli altri governi nazionali reagire efficacemente a situazioni
politiche specifiche, di emergenza e di sviluppo, determinando
ripercussioni economiche di riflesso anche in Germania.
Questo lascia praticabile un solo livello intermedio, quello regionale.
Sappiamo che, in teoria, quasi tutte le transazioni che si eseguono
all’interno di una determinata regione potrebbero essere
gestite con un mezzo di scambio territoriale.
Il sistema Grano è stato progettato includendo anche un cospicuo
incentivo alla sua circolazione, questo rinvigorisce sostanzialmente
lo scambio all’interno della Regione. Ovviamente, non tutte le
regioni hanno uguali caratteristiche per adottare questa soluzione.

Senza alcun bisogno di scomodare, al momento, le prerogative
dello Statuto Speciale della Regione Siciliana, possibilità che ci riserviamo
di utilizzare in un secondo stato di avanzamento dei lavori,
si può sostenere che l’autonomia economica e finanziaria è
più facilmente raggiungibile nelle regioni con maggiore diversificazione
di produzione e, paradossalmente, con maggiori penalizzazioni
geografiche, come lo è, di fatto, la Sicilia.
Ci sono poche casistiche che possono essere usate in questo contesto,
perché la definizione di “regione” si manifesta solo una volta
che la nuova valuta regionale è stata adottata. Dove una regione
comincia e finisce dipende esclusivamente dalla volontà della
maggioranza della cittadinanza a usare la nuova valuta. Ovviamente,
nessuno può essere obbligato a farlo.
La volontà di partecipare all’iniziativa è determinata non solo da
confini geografici, ma anche da fattori economici, culturali, storici
e di credibilità Istituzionale.
L’adozione della valuta regionale complementare ci mette in grado,
per la prima volta dall’introduzione delle valute nazionali nel
diciannovesimo secolo, di dare supporto alla produzione regionale
di beni e alla fornitura di servizi e di farne un vero punto
d’onore l’acquisto preferenziale di beni e servizi di origine indigena.
Il sistema Grano porta nuovo potenziale per la crescita economica
alle piccole e medie imprese che sono responsabili della creazione
della maggior parte dei posti di lavoro e che fanno profitti principalmente
attraverso i mezzi di produzione e non dagli investimenti.
Il costo per la creazione di posti di lavoro per la produzione
regionale è una minima parte rispetto al costo dei posti di lavoro
che servono i mercati internazionali.

Lo scopo è creare un altro mezzo di scambio e di pagamento, il
Grano, che sia fattibile ed operativo in modo da determinare se il
modello di questa nuova valuta stabile, basata sull’incentivo alla
circolazione, sia o no funzionale in ambito regionale.
Al fine di raggiungere quest’obiettivo, il Grano non deve essere
solamente legale, ma deve essere realisticamente capace di guadagnare
velocemente legittimità “convenzionale” attraverso la fiducia
della popolazione e le iniziative che le Istituzioni sapranno
adottare per promuovere la sua diffusione ed il suo utilizzo su
tutto il territorio. Questo è possibile solo se vengono combinati
determinati fattori. Presi assieme, questi modelli abbracciano tutte
le funzioni che soddisfano l’attuale sistema monetario internazionale,
ma in questo caso a livello regionale:
· Primo, lo strumento operativo: la moneta elettronica
(GranCard), deve essere usata in analogia alla moneta
scritturale bancaria come mezzo di scambio e di pagamento
per promuovere lo sviluppo economico della Regione.
· Secondo, il “Patto d’interesse generale” che consente la
spendibilità del Grano attraverso un sistema di conti per
ciascun partecipante. Questo combina le caratteristiche
professionali di un circuito con le caratteristiche no-profit
di una rete di scambio e commercio locale, offrendo agli
abitanti della Sicilia l’opportunità di scambiare tra loro le
rispettive abilità.
· Terzo, la struttura Istituzionale: la Banca Complementare
Siciliana che, garantendo con beni reali la convertibilità del
Grano, gestisca il nuovo sistema monetario, secondo il
mandato conferito dal Governo autorizzato dell’A.R.S.

La composizione di questi fattori valutari nella Regione Siciliana
soddisfa virtualmente tutte le funzioni del sistema monetario classico,
laddove esso sia considerato sovrano.
· Il sistema della moneta elettronica è usato, come il contante,
per i pagamenti di tutti i giorni e di piccolo importo.
· Il Patto d’interesse generale permette lo scambio di beni e
servizi così come garantisce credibilità tra privati, Istituzioni
e categorie sociali e economiche.
· La Banca Regionale fornisce garanzie di convertibilità in
base ai depositi di risparmio e beni patrimoniale per i privati,
gli imprenditori e le amministrazioni locali. Questa
combinazione permette un’esplosione di effetti sinergici.
In contrasto con il sistema delle Bce, l’Euro, il sistema Grano ha le
seguenti caratteristiche:
· non è un mezzo di pagamento “ufficiale”, il che significa
che nessuno è obbligato ad accettarlo, la sua accettazione è
solo volontaria;
· il suo uso è limitato solo dalla geografia;
· lo scambio del Grano per la valuta ufficiale comporta un
tasso di cambio pari a 2 Euro per un Grano;
· il Grano non comporta interessi.
Il Grano, quindi, è intrinsecamente una moneta “superiore”. Sarebbe,
inoltre, più corretto dire delle due valute, quella nazionale/
internazionale e quella regionale, che sono individualmente
progettate per soddisfare differenti funzioni.
L’Euro è più adatto per lo scambio internazionale, per la competizione,
l’accumulo e la redistribuzione della ricchezza attraverso
risparmi ed investimenti che richiedono un dividendo o interesse
che cresce esponenzialmente.

Diversamente, il sistema monetario Grano è più adatto come
mezzo di scambio per promuovere intenzionalmente obiettivi sociali,
culturali ed ecologici. Il Grano può anche essere usato per
promuovere l’uso efficiente di risorse non-rinnovabili all’interno
del territorio col quale le persone si rapportano personalmente ed
emotivamente. Il Grano è, come dire, un brand che deve avere e
anche garantire una certa qualità, con lo sviluppo degli standard
di qualità, si distingue deliberatamente dalle altre valute ufficiali.
Il Grano ha le sue caratteristiche distintive all’interno di questo
scenario:
· connette differenti partner all’interno della Regione, beneficiando
tutti i partecipanti del Patto d’interesse generale;
· funziona all’interno del contesto dell’economia regionale;
· è complementare alla pre-esistente valuta nazionale;
· riduce il rischio a lungo termine sia d’inflazione che di deflazione;
· la sua circolazione è promossa con sostanzioso incentivo;
· è adottato Istituzionalmente ed è non-profit;
· è democraticamente controllato e funziona in modo trasparente;
· è utile ai membri della comunità individualmente, alle
PMI ed agli enti locali;
· incoraggia un pensiero ecologico, crea vie di trasporto più
corte ed efficienti;
· incoraggia la comunità regionale rinforzando l’identità
tradizionale.

Una caratteristica spesso sottovalutata dei sistemi di valuta complementare
è che il loro utilizzo aumenta durante i periodi di recessione
economica e diminuisce quando l’economia è nella fase
di crescita. Così facendo, essi non solo rinforzano le misure anticicliche
sia delle banche centrali nazionali che di quelle regionali,
ma anche gli effetti delle politiche fiscali e monetarie dei governi.
Il Grano complementa l’Euro. Non è contro l’Euro. Non nasce per
rimpiazzarlo. Per questo si parla di valuta complementare e non
alternativa.
Al fine di enfatizzare la differenza tra Grano ed Euro, è bene utilizzare
il termine “Grano” per la valuta complementare della Sicilia.
Poiché normalmente non si parla di “moneta Euro” o di “valuta
Euro”, non vi è necessità di chiamare il Grano “moneta Grano”
o “valuta Grano”, anche se all’inizio è necessario chiarificare bene
la funzione del nuovo mezzo di scambio e di pagamento.
E’ bene, quindi, identificarlo sempre semplicemente come “Grano”
o “Grani”.
La domanda che molti sono autorizzati a fare è se dopo tutti gli
adempimenti che la valuta complementare regionale deve soddisfare
per legittimare l’introduzione territoriale ciò debba avvenire
in cooperazione o in aperto contrasto con le banche locali.
La risposta è anche in questo caso semplice, considerato che la
Banca Complementare Siciliana e le banche locali esercitano funzioni,
ruoli e competenze radicalmente diverse.

La Banca Complementare Siciliana esercita un ruolo esclusivamente
Istituzionale:
· opera in sinergia con il Governo della Regione;
· raccoglie i risparmi dei Siciliani da destinare agli investimenti
durevoli;
· gestisce il sistema Grano senza scopo di lucro;
· garantisce la convertibilità con le altre valute ufficiali.
Le banche locali, di contro, svolgono funzioni diverse: alcune
commerciali sono orientate solo al mero profitto, altre sono banche
cooperative, le ultime sono banche di risparmio finalizzato.
Di queste, solo le ultime due possono fare affari all’interno della
sfera economica regionale. Le banche cooperative e quelle di risparmio
sono obbligate a concentrarsi sul benessere economico
della regione dove operano perché sono ristrette all’area regionale.
Dovrebbero quindi “fertilizzare”, “seminare“ e “raccogliere”
favorendo gli scambi commerciali regionali così come si propone
di fare la Complementare in Sicilia.
Il Grano è utile ad equilibrare la domanda e l’offerta della Regione.
A questo proposito, la rivitalizzazione dell’economia regionale
ha un significato esistenziale anche per le preesistenti banche cooperative
e di risparmio di piccole e medie dimensioni.
Non ci saranno problemi legali con l’uso del Grano quale moneta
scritturale bancaria, perché opererà su un circuito di moneta elettronica
diverso. La GranCard è usata come “sostituto del contante”,
nessuno vieta quindi l’utilizzo del Grano presso banche private,
se queste volontariamente lo accettano.

È molto importante, piuttosto, includere una clausola nello statuto
dell’emittente Banca Complementare che permette un trasferimento
del Grano ad altre unità valutarie, nel caso che l’Euro ceda
all’inflazione o alla protesta che sta alimentando dalla Grecia alla
Spagna. A lungo termine, l’inflazione che ha effetti dannosi sulla
ricchezza e la deflazione che comporta una perdita rispetto al potenziale
di crescita, possono essere evitate se esiste una cooperazione
tra la banca centrale ed il sistema complementare regionale.
Il trattamento del Grano ai fini fiscali: una delle ragioni principali
contro la tassazione delle transazioni in Grano deriva dal loro potenziale
per risolvere problemi sociali, che altrimenti dovrebbero
essere risolti con i soldi del contribuente.
E’ importante enfatizzare la possibilità del pagamento delle tasse,
sia locali che regionali, in Grani, poiché questo determinerebbe se,
o meno, ha raggiunto un’accettazione diffusa e sia usato in tutto il
suo potenziale. Il miglior modo per promuovere il successo del
Grano è di richiederne l’uso come strumento di pagamento delle
tasse e delle sanzioni, dando al mondo degli affari un maggior incentivo
all’accettazione del Grano. Vi sono motivi importanti per
cui il Grano dovrebbe essere accettato come mezzo di pagamento
delle tasse e delle sanzioni:
· Primo, queste tasse beneficiano i pubblici servizi regionali.
· Secondo, hanno un ruolo nel mantenimento e nella espansione
dei posti di lavoro.
· Terzo, le ripercussioni positive sociali ed economiche di
una maggior produttività regionale riducono il bisogno di
spendere i soldi delle tasse e aiutano a migliorare le condizioni
economiche della Regione.

La costruzione di un’economia regionale crea un nuovo principio
di base per le politiche economiche e sociali. L’introduzione di valute
regionali può dimostrarsi come uno dei più potenti strumenti
per la realizzazione di un nuovo progetto d’integrazione a livello
europeo. Iniziative e programmi regionali esistenti diventano i
“soci naturali” di questo rinnovamento sociale.
L’attuale sistema monetario funziona come un’idrovora che aspira
il capitale fuori dalle regioni dove viene generato, e lo riversa in
quelle regioni dove ottiene il massimo profitto.
E’ della massima importanza limitare geograficamente la circolazione
monetaria che esiste primariamente e soprattutto per soddisfare
le esigenze della Sicilia. Il sistema Grano crea un “argine”
per mantenere la moneta al suo interno, dimostrando l’unico modo
a disposizione di una regione per mantenere la sua liquidità,
“Sicilia docet ”.
In altre parole, se il Grano deve servire la Regione, a differenza
dell’attuale valuta che segue unicamente il maggior profitto, la
sua circolazione deve essere limitata alla Sicilia.
“Per prevenire lo sfruttamento o l’alterazione del bilanciamento
economico da parte di forze esterne alla Regione, la Sicilia deve
avere anche un sistema bancario indipendente di cassa depositi e
prestiti” e, perché no, un proprio sistema borsistico.
In questo momento la nostra valuta ufficiale Euro è simultaneamente
un mezzo di scambio, uno standard di valore, un’unità di
conto ed un mezzo di riserva del valore. Il problema fondamentale
è che come sistema di riserva di valore viene associato con la
crescita esponenziale della domanda e con la mobilità illimitata.

Poiché oggi gli investimenti nei mercati finanziari rendono maggiormente
che gli investimenti nelle imprese produttive, sempre
meno moneta fluisce dove i posti di lavoro vengono creati.
I compiti primari del Grano devono essere di ottimizzare il suo
ruolo come mezzo di scambio, come unità di conto (valida solo
all’interno della Sicilia) e come deposito di valore progettato
esclusivamente per garantire investimenti strategici e durevoli.
Gli obiettivi principali ed inderogabili del sistema Grano sono:
· l’uso delle risorse disponibili per la produzione di beni e
servizi, in modo da mettere assieme le risorse non utilizzate
con i bisogni non soddisfatti;
· la riduzione della disoccupazione, il rilancio
dell’occupazione come risultato, l’interruzione della decrescita
del reddito prodotto localmente;
· la creazione di nuove possibilità finanziarie che permettano
ai governi locali di meglio adempiere le proprie responsabilità
nei confronti delle loro comunità.
D’altronde, tutti i programmi per rilanciare gli obiettivi di sviluppo
regionale sono sistematicamente falliti. Le strategie adottate
esternamente per compensare il deficit economico tra il centro/
nord e il Mezzogiorno, non sono state in grado di fermare la
fuga dei capitali, del valore creato e delle risorse umane. Anche le
strategie interne che intendevano promuovere lo sviluppo regionale
hanno ignorato un fattore cruciale: l’approvvigionamento di
moneta e la gestione di liquidità, che sta determinando il fallimento
della Regione Siciliana, appunto per mancanza di liquidità e di
reperimento della stessa, non per debiti.

Era anche ovvio che i progetti a bassa profittabilità non potessero
essere finanziati con capitale che fosse sotto pressione, sempre
maggiore, per la creazione di alti profitti.
In tempi in cui la classe politica ha mancato di presentare qualsiasi
soluzione legittima per le crisi di questo periodo, dalla lotta ai
“buchi” nei bilanci dei governi a livello nazionale e locale, dalla
privatizzazione d’infrastrutture vitali come la fornitura di energia,
del trattamento dei rifiuti, dei trasporti pubblici fino alla riduzione
della disoccupazione, dobbiamo fornire delle analisi e delle
idee non-convenzionali perché un rinnovamento prenda piede.
Di fronte agli interessi della finanza rispetto all’economia reale, è
tempo di rivitalizzare la Regione Siciliana come nuovo punto di
riferimento per l’individuo, ed è all’interno di questo schema economico
sociale che il tema della valuta regionale Grano complementare
al sistema delle banche centrali europee, Euro, deve essere
perseguito.
L’introduzione del Grano s’identifica come un passo importante
verso la realizzazione di un’economia sostenibile. E’ essenziale
che la Regione Siciliana si guadagni in tempi brevissimi
un’esperienza strutturale dall’introduzione della propria valuta,
prima che l’entusiasmo che suscita questa idea non produca tentativi
immaturi ed errori evitabili che potrebbero fornire ai detrattori
di professione gli argomenti contro il sistema monetario regionale
complementare.
Il fine ultimo, oltre che l’unico e non più differibile, stante il persistere
della grave crisi di programmi e di liquidità della Regione
Siciliana, è fornire sia la sfera politica che quella economica di
nuove e fruttuose intuizioni che dimostrino il potenziale positivo
dell’implementazione del Grano complementare all’Euro.

Progetto Sicilia è uno studio articolato in quattro punti:
1) Situazione: deficit inarrestabile;
2) Problema: mancanza liquidità;
3) Soluzione: creare lavoro;
4) Strumento: moneta Grano.
Progetto Sicilia ha elaborato un programma di crescita e di sviluppo
sostenibile nell’Isola, che consente di raggiungere subito
questi obiettivi di primaria importanza:
•la soluzione: occupare subito 250.000 siciliani disoccupati;
•aumento del reddito delle famiglie da € 13.000 a € 18.000, 2014;
•crescita del PIL da € 82 miliardi a € 96 miliardi, nel 2014;
•aumento delle entrate correnti per € 6 miliardi, nel 2014;
•minor spesa corrente per € 2 miliardi l’anno, nel 2014;
•investimenti infrastrutturali e strategici, € 40 miliardi in 5 anni;
• un attivo di € 40 miliardi, cui liquidità € 10 miliardi.
Tutto questo senza ricorso all’indebitamento, senza elemosine Statali,
senza rivendicazioni sullo Statuto. Diversamente, si dovranno
affrontare questi drammatici imminenti eventi:
•perdita altri posti di lavoro per oltre 120.000 siciliani, in tre anni;
•calo del reddito delle famiglie da € 13.000 a € 11.500, nel 2015;
•nuova decrescita del PIL da € 82 a € 78 miliardi, nel 2015;
•riduzione entrate € 2 miliardi, aumento della spesa € 0,5 miliardi;
•aumento debito da 13 a € 21 miliardi, 15 nei confronti di siciliani.

Lo studio si basa solo su dati ufficiali, descrive l’attuale situazione
sociale, economica e finanziaria della Regione, bilancio 2012, analizzando
i dati relativi al prossimo triennio, secondo quanto riportato
dal Dpef, approvato. Fornisce una rappresentazione della situazione
reale, dalla quale è facile rilevare come non sia più possibile
evitare, per via convenzionale, il degrado, la povertà.
Si è individuato il problema specifico e contingente nella mancanza
di liquidità, tale problema è irrisolvibile con l’attuale sistema
monetario. Quindi, è necessario trovare subito la liquidità per finanziare
gli investimenti strategici finalizzati a creare crescita, lavoro
e benessere, in modo non convenzionale.
Queste risorse ci sono, sono disponibili in Sicilia e appartengono
ai Siciliani. In sintesi, il bollettino statistico del 1° trimestre 2013
della Banca d’Italia, che riporta i saldi del 2012, evidenzia come
nella Regione i depositi dei Siciliani presso le banche che operano
nell’Isola ammontano a € 32 miliardi, laddove il totale dei depositi
complessivi presso banche e Bancoposta che operano in Sicilia
ammonta a € 55 miliardi, € 5 miliardi di società, € 3 miliardi imprese
familiari, € 47 famiglie. Di questi, circa € 18 miliardi sono liberi
da vincoli e depositati su conti correnti, liquidi e immediatamente
utilizzabili.
Ancora, devono essere aggiunti tutti i depositi che i Siciliani detengono
fuori regione e presso le poste, infine il circolante e quanto
nelle disponibilità degli emigranti all’estero.
Questa liquidità, in atto utilizzata per finanziare governi e banche,
è la soluzione a tutte le problematiche che oggi affliggono la Regione
Siciliana e i Siciliani.

Perché queste risorse possano essere impiegate in Sicilia è necessario
che un Governo composto da persone oneste e preparate,
che siano credibili e affidabili, riuniti nell’Assemblea Regionale
Siciliana “Istituiscano” il sistema monetario regionale, detto Grano,
complementare al sistema delle banche centrali europee, detto
Euro.
Il Governo della Regione Siciliana, su mandato dell’ARS e nel
pieno rispetto dell’art. 41 del proprio Statuto Speciale, “emette
prestiti interni” affidandone la gestione alla propria S.p.A. FinSicilia
(poi Banca Complementare Siciliana) che, nel pieno rispetto del
mandato conferito e nei limiti stabiliti dall’art. 2412 del codice civile,
“emetterà obbligazioni nominative” garantite da copertura
patrimoniale reale.
La Regione costituirà un fondo patrimoniale del valore di € 30 miliardi,
proprietario di tre fondi specifici: a) immobiliare € 10 miliardi;
b) mobiliare € 10 miliardi; c) cassa € 10 miliardi.
Attraverso questi fondi parteciperà agli aumenti di capitale della
Banca Complementare per garantire la copertura patrimoniale di
ogni emissione di obbligazioni.
Le disposizioni cui al comma 1 dell’art 2412 c.c. conferiscono alla
Banca Complementare Siciliana la facoltà di emettere obbligazioni/
bond fino ad un massimo di € 60 miliardi.
L’emissione dei Sicily/Bond permetterà di recuperare sul nostro
territorio le risorse finanziarie necessarie (stimate in € 30 miliardi,
cui si aggiungono € 6+4 di Fondi Europei) per lo sviluppo socioeconomico
della Regione Siciliana.

Modalità di emissione della GranCard: Un elemento che merita di
essere analizzato più approfonditamente è quello della modalità
d’emissione e di utilizzo della carta di credito elettronica denominata
GranCard (moneta elettronica), strumento di scambio e di
pagamento del sistema monetario regionale. Dopo l’emissione dei
Sicily/Bond e la sottoscrizione del Patto di Interesse Generale,
denominato “Progetto Sicilia”, seguirà l’emissione della moneta
elettronica GranCard.
La consegna della GranCard di 5.000 Grani, che consente di raddoppiare
il valore degli acquisti, dei pagamenti, e dei trasferimenti
dichiarati in euro, avverrà a seguito la sottoscrizione di
un’obbligazione (Sicily/bond) zero-coupon, quinquennale, nominativa,
del valore di € 5.000,00, rilasciata dalla Banca Complementare
Siciliana ad integrazione (“cedola”) delle obbligazioni. Lo
strumento GranCard è assimilabile alla creazione di moneta scritturale
da parte delle banche commerciali italiane.
Il sistema elettronico GranCard è comunemente indicato con il
nome di “mutual credit currencies”. I debiti e i crediti, infatti, pur
essendo generati da rapporti di scambio bilaterali, sono registrati
presso un sistema centralizzato, presso la nostra Banca Complementare,
come debiti o crediti nei confronti dell’insieme dei partecipanti.
In pratica, la valuta è creata in analogia con la moneta scritturale
bancaria, come posta attiva del conto corrente di un soggetto, a
fronte della contemporanea iscrizione di una posta passiva equivalente
in capo alla controparte. Il sistema monetario Grano ha la
funzione di realizzare obiettivi di lunga durata, dunque non confligge
nel rapporto che avrà con i circuiti monetari ufficiali.

In termini tecnici, soddisfatte le problematiche di carattere patrimoniale
(€ 30 miliardi di beni reali) e di credibilità (adozione
dell’ARS), di spendibilità (patto di interesse generale) e convertibilità
(disponibili € 60 miliardi), si tratta solo di trovare equilibrio
nelle richieste e sulle aspettative funzionali legate alla riconoscibilità
e legittimità del Grano, sia dal punto di vista della sua efficacia
ed efficienza, sia dal punto di vista del suo funzionamento
simbolico.
Moneta complementare in generale.
E’ uno strumento di scambio e di pagamento che si affianca alla
valuta ufficiale, senza sostituirla. Il suo corso non è legale perché
non viene emessa dallo Stato. Per la sua circolazione è necessario
che si crei un “circuito” di persone che accetti tale moneta come
forma di pagamento e vi riponga fiducia, accreditando inoltre la
teoria del valore indotto, per la quale il valore della moneta dipenderebbe
dal popolo che l’accetta come mezzo di pagamento;
una moneta ha valore perché la collettività gli dà valore.
Il termine “complementare” delle monete si riferisce al rapporto
fra moneta ufficiale e moneta non ufficiale. Il legame tra moneta e
territorio è concreto e simbolico.
La moneta complementare non è per costruire una comunità, ma è
piuttosto una via per rafforzare e rendere più emblematico e simbolicamente
visibile il legame sociale e di solidarietà fra i membri
di un territorio sul piano degli scambi. Si deve istituire da una
parte la legittima cessione della moneta e, dall’altra, la legittima
acquisizione di moneta da parte delle persone che appartengono
alla stessa comunità. L’elemento strutturale e imprescindibile della
moneta complementare è la circolazione.

L’obiettivo è quello della continua incentivazione della circolazione
e, dunque, dei limiti all’accumulabilità della moneta. La moneta
complementare non è qualcosa di privato, ma di eminentemente
pubblico. Gli elementi fondamentali sono connessi al controllo e
governabilità di detta stabilità.
Essa consente di realizzare un equilibrio fra tutti i partecipanti ad
un sistema di scambio, è al servizio della compensazione che, intesa
come effettuazione periodica della chiusura dei conti monetari,
rende possibile una delle condizioni per l’esistenza delle monete
complementari, cioè il fatto che esse non possano essere considerate
come uno strumento per l’accumulazione di posizioni, di
pressione economica e per la conseguente perpetuazione di squilibri
fra i partecipanti alla comunità di scambio. La compensazione
consente alla complementare di funzionare come mezzo di
scambio, ma non come riserva di valore.
Nel sistema complementare conta solo il valore di scambio.
Nell’attuale sistema ci deve essere un passaggio di moneta per
chiudere il rapporto economico aperto con lo scambio dei beni.
Nel sistema complementare, i crediti e i debiti dei partecipanti
non sono rapporti bilaterali, ma sono considerati rapporti aperti
con l’intera comunità. Avviene così un passaggio di beni che non
ha bisogno di un passaggio di moneta: i crediti e i debiti si compensano
in quanto debiti e crediti nei confronti dell’intera comunità
e non tra i singoli membri. In questo modello semplice, alla
fine del ciclo di scambi, la compensazione dei rapporti economici
riporta il sistema in una situazione di equilibrio, in cui nessuno ha
debiti o crediti nei confronti di altri.

La moneta complementare entra nell’economia reale come appoggio
alle imprese soffocate dal sistema creditizio, che non riescono
ad accedere ai prestiti non tanto per propria incapacità a
produrre, ma per la stretta dei crediti nel sistema bancario. La
moneta complementare è una semplice istituzione, uno strumento
che, dato in mano alle comunità sociali, politiche ed economiche
che ne hanno necessità, potrebbe rimettere in movimento il ciclo
produttivo ed economico senza risentire degli attriti e delle distorsioni
attuali dell’euro.
Il sistema monetario regionale Grano
E’ una camera di compensazione creditizia, che coinvolge Regione,
Enti locali, imprese e lavoratori. Essa è Istituita, adottata, introdotta
e garantita dalla Regione Siciliana.
La “camera” è uno strumento che serve a contabilizzare scambi
commerciali e pagamenti che tutti fanno fra loro in un’unica contabilità,
in cui quando si effettua una transazione, si compensano
debiti e crediti.
La camera di compensazione creditizia è un sistema multilaterale.
Esperienze del genere esistono già, la novità rappresentata
dall’applicazione di questo sistema in Sicilia è quella di integrare,
oltre le imprese, anche i lavoratori, la Regione e gli enti locali. Le
imprese potranno, se d’accordo i dipendenti, pagare parte del salario
in moneta locale.
Il Grano è agganciato all’euro in rapporto di cambio 2 a 1, è convertibile
in euro ma solo alla fine di un periodo prestabilito di 5
anni. Non è necessario coniare monete o stampare banconote. Il
sistema utilizza una moneta elettronica, in analogia alla moneta
scritturale delle banche.

La c/c “GranCard” ha un valore iniziale di 5.000 grani, sarà rilasciata
alla sottoscrizione di un’obbligazione di € 5.000 emessa da
FinSicilia, di proprietà della Regione Siciliana.
Attivi e passivi che si formano all’interno della “camera” possono
essere saldati solo nella valuta Grano. E’ necessario che il partecipante
alla “camera” trovi il modo di equilibrare il proprio conto
entro il limite prestabilito di 5.000 grani, pareggiando i crediti con
i debiti, senza superare quella soglia.
Il sistema permette di chiudere tutto il circuito, e che questa valuta
si annulli per compensazione. Essa si crea per effetto degli
scambi ma è anche annullata da essi. Deve essere convertita solo
in produzione di beni, servizi, prestazioni e tributi locali/
regionali, questo sta alle fondamenta del sistema monetario
complementare. I pagamenti non si faranno integralmente in grani,
ma in percentuale: a fronte di un bene di € 1.000, 500 sarà pagato
in euro, il restante 250, in grani.
La “camera” fra aderenti al sistema Grano sarà gestita da una
banca pubblica (FinSicilia) di proprietà della Regione. La banca
complementare è pubblica non perché debba usare risorse pubbliche,
ma perché svolge una funzione pubblica. La dimensione
pubblica è importante perché questa “camera” diventerebbe la soluzione
strutturale al problema dei ritardi dei pagamenti della
Regione nei confronti delle imprese e degli enti locali.
Se la Regione pagasse ed incassasse in grani, si libererebbero dai
vincoli di bilancio tutti gli Enti che aderiscono al Patto di stabilità,
spendendo gli euro vincolati. I crediti delle imprese nei confronti
della Regione diverrebbero liquidi all’interno della “camera”.

Una volta accreditate le loro spettanze in grani, potrebbe spenderle
presso altre imprese, riattivando il circuito virtuoso dei pagamenti,
bloccato a causa dei ritardi della Regione. L’impresa che
non è pagata non può pagare a sua volta i propri fornitori, innescando
l’effetto domino che affligge l’intera attività produttiva
nell’Isola. Inoltre, l’Istituzione di una Banca Regionale determina:
credibilità Istituzionale, copertura patrimoniale, garanzia di convertibilità
ed assicura la spendibilità in ambito territoriale.
È chiaro che, in un momento di stretta creditizia, questo sistema
aiuterebbe le imprese. E, nella misura in cui questa liquidità è
creata e distrutta all’interno della camera, non si dipende dalla volatilità
del mercato finanziario e interbancario. La moneta complementare
non dipende dal mercato finanziario, anzi, è totalmente
indipendente, è una moneta che si crea dove ci sono degli
scambi da fare, ed è sufficiente per tutti gli scambi che necessitano.
È un modo etico di pensare alla moneta ed al credito. La moneta
complementare non è pensata contro le banche, che potrebbero
ben integrarsi con essa.
La “camera” gestisce solo una parte del credito necessario a
un’impresa, ma non tutto il credito necessario ad essa. Non è adeguata
a gestire finanziamenti a lungo termine. All’interno di una
“camera” si finanzia solo il capitale corrente. Alle banche resteranno
i finanziamenti a lungo termine, con il vantaggio che presteranno
euro ad aziende senza debiti correnti. La “camera” riduce
l’esposizione nei confronti del sistema bancario, quindi diminuisce
l’indebitamento. Un’impresa meno indebitata è un cliente
più interessante e più sicuro per una banca.

Una banca che finanzia solo un terzo del fatturato dell’impresa,
anziché i due terzi, ha garanzie sufficienti per considerare quel
cliente non rischioso. Significa che potrebbero risparmiare in termini
di riserve. Le riserve dipendono dal rischio, una diminuzione
effettiva del rischio ridurrebbe, in misura sostanziale, la necessità
di riserve. Rientrerebbero bene nei parametri di Basilea.
Per evitare che si creino squilibri all’interno della “camera” tra
un’impresa che ha troppi crediti ed un’altra troppi debiti, è necessario
equilibrare la capacità di spesa e la capacità di acquisto di
un’impresa all’interno del circuito. Un elemento che consente di
regolare tale fenomeno è rappresentato dalla rigidità di rilascio
delle c/c del valore fisso di 5.000 Grani per ogni cittadino, poi di
una carta per ogni due dipendenti per le imprese.
Saranno tassate (1/2%) solo le transazioni (n°20 mese x 12 x € 50 x
1/2% = € 120/240). Tali introiti saranno destinati al reddito di cittadinanza
per i meno abbienti.
La diffusione della moneta complementare non rischia di abbattere
il gettito fiscale della Regione, infatti, la moneta locale è fiscalmente
neutra. È un mezzo di pagamento a fronte di una fattura
emessa integralmente in euro. L’impresa, il lavoratore o l’ente
pubblico producono per 1.000 euro, emettono una registrazione
da € 1.000 e ricevono in pagamento € 700, più 150 grani.
Inoltre, trattandosi di pagamenti elettronici su presentazione di
notula, diventa un sistema impenetrabile all’evasione fiscale, al
lavoro nero, al sotto salariato, alla corruzione e al racket, abbattendoli
definitivamente alla radice. La moneta si chiama complementare
proprio perché non tutti i pagamenti si possono accettare
in grano, in quanto le tasse verso lo Stato si continueranno a pagare
in euro.

Le tasse locali (comunali e regionali), questa è una delle due novità
del sistema siciliano rispetto agli altri circuiti, potranno essere
pagate in grano e, seconda novità, il sistema Grano, ancorato
all’euro in rapporto di cambio – due euro per un grano -, consente
di raddoppiare il valore di scambi e pagamenti espressi in euro.
L’idea di compensare i debiti della Pa con i crediti verso di essa
attraverso una complementare è sensata, ed una camera di compensazione
è il modo più adeguato per procedere strutturalmente
a risolvere il problema dei ritardi dei pagamenti.
In prospettiva, si tratta di eliminare dalla scena economica
quell’elemento di freno, rappresentato dalla riserva di valore, che
consiste nella possibilità che chi ha denaro lo possa detenere indefinitamente,
facendosi pagare per rimetterlo in circolazione.
Riserva di valore vuol dire che la moneta a corso legale non perde
mai il suo valore nominale. Una banconota da € 50 vale € 50 per
sempre. Questo è un vantaggio indebito rispetto a ogni altra forma
di risparmio. Non si tratta di scoraggiare il risparmio, ma di
trasferire l’attitudine al risparmio dal risparmio di denaro al risparmio
di beni. Il denaro risparmiato non è un elemento favorevole
al funzionamento del sistema economico: ogni volta che risparmio
tolgo del lavoro a qualcuno. Non bisogna pensare solo ai
pensionati e alle famiglie che risparmiano, ma anche ai fondi di
investimento, a coloro che usano il denaro per fini speculativi e
non precauzionali.
La politica della moneta regionale è dimostrare che si può costruire
un sistema di credito che, al servizio dell’economia reale, non
ha bisogno della moneta come riserva di valore.

Visione Giurisprudenziale
Affiancare l’Euro è la più realistica soluzione, perché prevede
l’utilizzo congiunto delle due monete, ufficiale e complementare.
Il confine tra le due monete è molto sottile: in certi casi la moneta
complementare arriva a “sovrapporsi” quasi completamente alla
moneta a corso legale. Attualmente sarebbe impossibile utilizzare
solamente monete alternative, a meno che gli utilizzatori non la
usino all’interno di una comunità autosufficiente, indipendente
dalla società civile; negli Stati moderni la moneta ufficiale è necessaria
per i pagamenti delle tasse e delle transazioni internazionali;
invero, esistono comunità organizzate dove la moneta complementare
è utilizzata quotidianamente.
L’unico caso di moneta alternativa è il RES belga, che è stata ufficialmente
riconosciuta dalla Banca Centrale Belga; quest’ultima ne
ha permesso la convertibilità in Euro, ma ne ha comunque regolato
la circolazione, fissandone un limite massimo di erogazione.
Nella maggior parte dei circuiti, come Wir (Svizzera) e BexB (UE),
la moneta complementare si affianca all’utilizzo della moneta ufficiale,
rispettivamente Franco Svizzero e Euro.
Il tentativo della moneta alternativa in Italia è avvenuto nel 2000
con l’esperimento del SIMEC, promosso dal Prof. Auriti nel comune
di Guardiagrele. Ad oggi, l’unica certezza è che vi sia un
vuoto legislativo e, di fatto, non vi è un divieto di utilizzo di monete
diverse da quelle ufficiali, dunque la moneta complementare
può circolare liberamente con il solo limite della necessità di essere
accettato dalla controparte.

Emettere moneta senza violare il Trattato di Maastricht.
In base al Trattato UE, l’Italia non può abbandonare l’attuale sistema
monetario Euro. E’ opportuno ricordare le norme che trattano
dell’argomento monetario: esso prevede che si debba “conseguire
il rafforzamento e la convergenza delle proprie economie
e ad istituire un’Unione economica e monetaria che comporti, in
conformità delle disposizioni del presente trattato e del trattato
sul funzionamento dell’UE, una moneta unica e stabile”.
L’articolo 3, paragrafo 4 del Trattato prevede che “L’UE istituisce
un’unione economica e monetaria la cui moneta è l’euro”. La Banca
centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere
banconote. Le banconote emesse dalla BCE e dalle BCN costituiscono
le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione.
Dunque, si deve convenire che l’Italia non può abbandonare
l’Euro, né potrebbe battere moneta per conto proprio. Tuttavia,
l’articolo 128, paragrafo 1, terzo periodo del Trattato, nello stabilire
che solo le banconote emesse dalla BCE e dalle BCN hanno corso
legale nell’Unione, non vieta però che i singoli Stati membri
possano emettere proprie banconote.
Questo significa che l’Italia ha facoltà di emettere banconote, purché
prive di “corso legale”, cioè a patto che esse risultino sprovviste
dell’obbligatorietà della loro accettazione quale mezzo di pagamento.
Ergo, lo Stato Italiano potrebbe emettere banconote la
cui accettazione sarebbe facoltativa.
Riepilogando, lo Stato Italiano, pur non abbandonando l’euro, potrebbe
creare una moneta complementare nazionale che affiancherebbe,
ma non sostituirebbe l’Euro, e la cui accettabilità come
strumento di pagamento sarebbe lasciata alla volontà dei cittadini
e degli operatori economici.

La Costituzione Italiana: Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica,
fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che
la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Commento:
La Costituzione non sancisce nulla sulla moneta; dice però che la
sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi e nelle
forme della Costituzione stessa; la costituzione nulla stabilisce circa
l’emissione del denaro, ossia non la attribuisce ad alcun organo
costituzionale, l’emissione del denaro è libera facoltà del popolo e
tutte le leggi che volessero limitarla o toglierla al popolo, sarebbero
incostituzionali. (Dalla Luna). Art. 42 La proprietà è pubblica o
privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge,
e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.
Commento: I beni economici possono appartenere allo Stato,
quindi ai Comuni.
Le Leggi: Art. 24 L. 142/90 e L. 265/99 in attuazione del 2° comma
dell’art. 42 della Costituzione Italiana Art. 2. (Autonomia dei comuni
e delle province). 1) Le comunità locali, ordinate in comuni e
province, sono autonome. 2) Il comune è l’ente locale che rappresenta
la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo
sviluppo. 3) La provincia, ente locale intermedio fra comune e regione,
cura gli interessi e promuove lo sviluppo della comunità
provinciale. 4) I comuni e le province hanno autonomia statutaria
ed autonomia finanziaria nell’ambito delle leggi e del coordinamento
della finanza pubblica. Art. 16 g) le province preesistenti
debbono garantire alle nuove, in proporzione al territorio ed alla
popolazione trasferiti, personale, beni, strumenti operativi e risorse
finanziarie adeguati. Art. 54 2. Ai comuni e alle province la legge
riconosce, nell’ambito della finanza pubblica, autonomia finanziaria
fondata su certezza di risorse proprie e trasferite.

Lo Statuto Speciale della Regione Siciliana.
L’Autonomia speciale è quella particolare forma di governo della
Regione Siciliana che fu concessa il 15 maggio 1946 alla Sicilia da
Re Umberto II di Savoia, disciplinata da uno Statuto speciale (art.
116 della Costituzione Italiana), che la dotò di ampia autonomia
politica, legislativa, amministrativa e finanziaria.
Lo Statuto Autonomista di Sicilia ha pari dignità di Carta Costituzionale.
Ogni modifica allo Statuto, trattandosi di legge costituzionale,
è sottoposta alla cosiddetta procedura aggravata, cioè a
una doppia approvazione, a maggioranza qualificata, da parte
delle Camere del Parlamento.
Per quanto riguarda la materia fiscale, la totalità delle imposte riscosse
in Sicilia, ai sensi degli articoli 36 e seguenti del proprio
Statuto (Legge Costituzionale n. 2 del 26 febbraio 1948), la Sicilia è
stata dotata di completa autonomia tributaria e fiscale. Grazie allo
Statuto autonomistico, la Regione Siciliana ha competenza esclusiva,
su una serie di materie, tra cui beni culturali, agricoltura, pesca,
enti locali, territorio, turismo, ed in particolare in materia tributaria
e finanziaria.
Un sistema monetario complementare esprime tutto il potenziale
sociale, economico e finanziario in Sicilia, dove, in virtù delle prerogative
dello Statuto, può conseguire carattere Istituzionale, avere
copertura patrimoniale a garanzia delle obbligazioni emesse e
garantire la sua convertibilità nelle valute ufficiali a corso legale.

Sintesi degli articoli dello Statuto Speciale della Regione Siciliana
che consentirebbero l’introduzione del sistema monetario detto
“GRANO”, complementare all’euro. Il futuro e il benessere di tutti
i Siciliani dipendono dall’adempimento di appena 31 parole che
sono contenute negli articoli 36 e 41 dello Statuto Speciale della
Regione Siciliana.
21 parole: “Al fabbisogno finanziario della Regione si provvede
con i redditi patrimoniali della Regione e a mezzo di tributi, deliberati
dalla medesima” (articolo 36);
10 parole: “Il Governo della Regione ha facoltà di emettere prestiti
interni” (articolo 41); dall’applicazione di questi due articoli nasce
quell’autonomia sociale, economica e politica che può rimettere in
discussione i rapporti strutturali che oggi condannano la Sicilia
alla dipendenza statale, al degrado, alla povertà. Questi articoli
sono in assoluto i più importanti del nostro Statuto, tant’è vero
che non sono mai stati applicati. Articolo 36: non è scritto che la
Regione debba mantenersi di trasferimenti Statali, né di entrate
erariali, tantomeno di tributi che lo Stato istituisce. Nessuna entrata
statale proviene per effetto della Costituzione.
La Regione si deve mantenere in virtù delle proprie entrate patrimoniali.
Nel proprio territorio e sui cittadini, al pari di qualunque
stato sovrano, può decidere se e quali tributi istituire, come accertarli,
infine, come e attraverso chi riscuoterli. E’ ovvio che, nell’istituirli,
non possono essere disattesi i principi costituzionali, né le
Direttive comunitarie, ma questi obblighi, per l’Assemblea, siano
allo stesso modo vincolanti quanto lo siano per il Parlamento. Il
problema potrebbe essere rappresentato dalla “sostenibilità” di
questa devoluzione, cui porrebbe rimedio l’articolo 41, che recita:
“Il Governo della Regione ha facoltà di emettere prestiti interni”.

Questo articolo ha raggiunto primati difficilmente uguagliabili,
primo: non è stato mai applicato; secondo: non è stato messo in
discussione; terzo: è lo strumento migliore che teste pensanti
avessero potuto immaginare per il benessere del loro Popolo:
“emettere prestiti interni”, questa facoltà è riservata solo agli Stati
Sovrani. Lo Stato Italiano, attraverso il Tesoro, così come tutti gli
Stati del Mondo, ricorre ai suoi cittadini per ottenere quel credito
necessario per finanziare le proprie attività.
Di contro, il Governo della Regione non ha mai esercitato la facoltà
di emettere prestiti all’interno del territorio. Il Governo Siciliano
con poche, semplici e rapide iniziative parlamentari e provvedimenti
governativi, potrebbe realizzare quanto è sempre stato
nella mente di tutti ma che nessuno è stato capace rendere esecutivo:
l’autonomia monetaria, economica e finanziaria della Regione
Siciliana, attraverso l’adozione e l’introduzione di un sistema
monetario regionale complementare a quello delle BCE.
La Regione Siciliana ha non solo la facoltà, ma anche il diritto ed il
dovere di introdurre un proprio sistema monetario, purché privo
di “corso legale”, cioè a patto che esse risultino sprovviste
dell’obbligatorietà della loro accettazione quale mezzo di pagamento.
Ergo, pur non abbandonando l’euro, può però creare una
moneta regionale, che affiancherebbe l’Euro, e la cui accettabilità
come strumento di pagamento e scambio sarebbe lasciata alla volontà
dei cittadini e degli operatori economici.
Pertanto, nell’attuale situazione di “rarefazione monetaria“, la
Regione può alleviare la crisi, con grande sollievo per le imprese e
famiglie, emettendo per il proprio territorio una moneta complementare.

E se la nuova valuta avesse una copertura istituzionale?
L’articolo 40 dello Statuto recita al primo comma: “Le disposizioni
generali sul controllo valutario emanate dallo Stato hanno vigore
anche nella Regione”. Ma il secondo, aggiunge: “È però istituita
presso il Banco di Sicilia, finché permane il regime vincolistico
sulle valute, una Camera di compensazione allo scopo di destinare
ai bisogni della Regione le valute estere provenienti dalle
esportazioni siciliane, dalle rimesse degli emigranti, dal turismo e
dal ricavo dei noli di navi iscritte nei compartimenti siciliani”.
È proprio il secondo comma ad aprire la possibilità che una banca
siciliana batta moneta. Considerato che le esportazioni isolane, la
vocazione turistica e il traffico navale hanno storicamente portato
notevoli flussi di valuta estera, il Banco doveva istituire un ufficio
cambi (camera di compensazione) che emettesse lire siciliane come
controvalore delle divise straniere, lire da irrorare nell’economia
locale e da “destinare ai bisogni della Regione”.
Naturalmente ciò non basterebbe ad avere autonomia monetaria.
Purtuttavia, le lire isolane avrebbero potuto avere, nel tempo, anche
un valore notevolmente differente, perché emesse sulla base
di una riserva valutaria che poteva essere anche di tipo pregiato e
potevano essere utilizzate come moneta di scambio. Si parla tanto
di sovranità popolare della moneta: ebbene l’art. 40 dello Statuto
ha rappresentato e rappresenta uno di quei rari e fulgidi casi in
cui il diritto ha previsto esplicitamente la proprietà pubblica della
moneta. Col destinare ai bisogni della Regione Siciliana l’uso delle
valute estere dei siciliani e, di conseguenza, la moneta emessa
nell’Isola sulla scorta di tali divise, il legislatore ha inteso affrancare
il Popolo Siciliano dall’usura delle banche “nazionali”.

Sistema Monetario Regionale Complementare.
E’ necessario trovare la liquidità necessaria per finanziare gli investimenti
infrastrutturali e strategici finalizzati a creare crescita,
lavoro e benessere, in modo non convenzionale. Queste risorse ci
sono, sono disponibili in Sicilia e appartengono ai Siciliani.
Questa liquidità, in atto utilizzata per finanziare governi e banche,
è la soluzione a tutte le problematiche che oggi affliggono la Sicilia
e i Siciliani. Perché queste risorse possano essere impiegate in
Sicilia, è necessario che un Governo composto da persone oneste e
preparate, che siano credibili, autorizzato dall’Assemblea Regionale
Siciliana, “Istituisca” il sistema monetario regionale, detto
Grano, complementare al sistema delle banche centrali europee,
detto Euro. Il Governo, su mandato dell’A.R.S., attuando l’art. 41
del proprio Statuto “emette prestiti interni”, affidandone la gestione
alla partecipata FinSicilia S.p.A. (Banca Complementare Siciliana)
che, nel pieno rispetto del mandato conferito e nei limiti
stabiliti dall’art. 2412 del c.c., “emetterà obbligazioni nominative”
garantite da beni reali. A tal fine, la Regione costituirà un fondo
per garantire la copertura patrimoniale di ogni emissione di obbligazioni.
L’emissione dei Sicily/Bond permetterà di recuperare
nel territorio le risorse finanziarie necessarie per realizzare investimenti
infrastrutturali e strategici fondamentali per la crescita e
lo sviluppo sostenibile in Sicilia.

Programma Operativo 2014/2018
· L’Assemblea Regionale Siciliana adotta il Sistema Monetario
Regionale, detto Grano, complementare al sistema delle
banche centrali europee, detto euro.
· La Regione crea un Fondo Patrimoniale Regionale, proprietario
di tre fondi diretti: a) immobiliare, b) mobiliare,
c) cassa; valore complessivo € trenta miliardi.
· Il Governo Regionale sottoscrive con tutti gli enti locali, le
organizzazioni sociali e categorie economiche, siciliane, il
Patto di Interesse Generale “Progetto Sicilia”.
· Il Progetto prevede: adozione, promozione e accettazione
della c/c GranCard, garantita dalla Regione, emessa dalla
banca di sua proprietà FinSicilia S.p.a.
· La GranCard è una carta di credito nominativa, del valore
di 5.000 Grani, riservata ai Siciliani, residenti, operatori
economici e PP. AA, della Sicilia.
· La GranCard, il cui costo è di € 5.000,00, dall’1/1/2014 sarà
lo strumento monetario del territorio, consentirà di fare
acquisti e pagamenti per € 10.000,00.
· FinSicilia (ex Irfis) cambierà denominazione in Banca
Complementare Siciliana (BCS), inserendo nell’oggetto sociale
la gestione del sistema monetario Regionale.
· La (BCS), capitale sociale € 20 milioni, valore € 200 milioni,
delibera un primo aumento di capitale fino a un massimo
di sei miliardi di euro.
· La Regione Siciliana sottoscrive interamente l’aumento di
capitale con conferimento di beni finanziari (Unicredit,
Crias, Ircacc, Riscossione Sicilia) equivalenti.

· La Regione crea il fondo immobiliare del valore di € 10
mld, dove fare confluire tutti i beni immobili di proprietà,
stimati in circa € 6 mld; al fondo partecipano in quota minoritaria
Istituzioni Governative e/o enti locali per € 4
mld.
· La Regione crea il fondo mobiliare, dove fare confluire i
beni mobiliari, il cui valore è di circa € 10 mld, rappresentato
in particolare da proprietà BCS.
· La Regione crea il fondo cassa, dove fare confluire i redditi
da bilancio e le plusvalenze derivanti dal risarcimento per
le malefatte amministrative.
· La Banca Complementare emette nel 2014 la prima tranche
di un milione e duecentomila carte GranCard per sei miliardi
di Grani, per un corrispettivo di € 6 miliardi.
· La Banca Complementare incassa € sei mld dalla prima
emissione, che accredita alla Regione, per finanziare programma
d’investimenti strategici 2013/2017 di € 40 mld.
· Anno 2014, la Regione spende € 6 mld, più € 2 mld di
FESR, in: € 3 mld in agricoltura, € 2 mld in edilizia, € 1 mld
in turismo, e € 2 mld in energie rinnovabili.
· Il PIL della Regione, nel 2014, sarà di € 96 mld, cui entrate
correnti per circa € 17 mld, uscite € 14 mld, saldo € 2 mld,
da destinare al fondo cassa Regionale. Gli investimenti
creeranno nuova occupazione per n° 250.000 disoccupati
siciliani.

· Il fondo cassa nel 2018 avrà realizzato una liquidità di circa
€ 30 mld, saranno pagati debiti esistenti a fine 2013 per circa
€ 15 mld, azzerando tutte le passività precedenti, il saldo
di € 18 mld, sarà disponibile per la Regione Siciliana.
· La Banca Complementare Siciliana, terminata l’emissione
di GranCard nel 2018, ritornerà a essere, seriamente, la
banca per le imprese Siciliane.
· La proprietà della Banca Complementare Siciliana sarà
trasferita alle banche commerciali, agli enti finanziari, e alle
camere di commercio, a fronte di un pagamento di circa
€ 10 mld, che sarà accreditato al fondo cassa.
· La Regione acquisisce gratuitamente da Unicredit il ramo
di azienda bancario operativo in Sicilia con il marchio
Banco di Sicilia.

· Il Banco di Sicilia si trasforma in Banca Centrale Regionale, adotta il sistema monetario Regionale, detto Grano, emette monete e banconote fino a trenta miliardi di Grani, pari al valore del proprio patrimonio.

· Il capitale sociale della Banca Centrale Regionale, di proprietà della Regione Siciliana, sarà costituito dal fondo patrimoniale regionale del valore di € trenta miliardi, cui si aggiungeranno gli utili di bilancio 2014/2018 per complessive € 30 miliardi, per un totale di € 60 miliardi di cui circa€ 18 miliardi di liquidità.

· La Regione trasferisce sul proprio conto presso la Banca Centrale la liquidità di € 18 mld provenienti dal fondo cassa, cui si aggiunge il corrispettivo della vendita della Banca Complementare per € 10 mld per totale € 28 mld, disponibili per il pagamento delle GranCard che potrebbero essere convertite in euro a partire dal 2019.

· Il capitale della Banca Centrale Siciliana sarà di € sessanta miliardi pari al valore dei fondi (€ 30 mld), cui si aggiungono utili (€ 30 mld) da bilancio Regionale, importo sufficiente per rimborsare il corrispettivo GranCard che, a partire dal 2019, potranno essere convertite per un importo di € 12 mld l’anno, per un totale complessivo di € sessanta miliardi fino al 2023.

· La Banca Centrale, forte del proprio patrimonio, emetterà trenta miliardi di Grani che potranno essere utilizzate sia per convertire in Grani, in regime di parità, le GranCard non convertite in euro, sia quale reddito monetario per finanziare il nuovo programma investimenti dei successivi cinque anni.

· In Sicilia circolerà liberamente sia la moneta complementare Siciliana, detta Grano, sia tutte le monete sovrane, dall’euro, al dollaro, alla sterlina.

Sicilia, maggio 2013

Giuseppe Pizzino

24 Maggio 2013

Autore:

admin


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