PROSA A MESSINA – LA LAMPADINA GALLEGGIANTE  DI WOODY ALLEN
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PROSA A MESSINA – LA LAMPADINA GALLEGGIANTE DI WOODY ALLEN

“Nell’oscurità più totale si accende una lampadina.

Alla sua debole luce vediamo un ragazzo che si esercita a fare giochi di prestigio.

La lampadina gli si è materializzata sulla punta delle dita ed è alimentata da una magica energia, non è collegata a niente. resto comincerà a galleggiare misteriosamente nell’aria…”.

È una favola postmoderna, semplicissima e illuminante al tempo stesso, delicata e divertente, pervasa di un umorismo sottile e intelligente, degno del miglior Woody Allen.

La storia è ambientata in una degradata periferia di New York nel 1945 e racconta le vicende di una stravagante famiglia in piena crisi esistenziale.

Il padre sogna di vincere alla lotteria e scappare con la sua amichetta, una cameriera di un locale di quart’ordine, ma è assalito dagli strozzini; la madre da ragazzina voleva fare la ballerina ed ora progetta di vendere fiammiferi personalizzati per corrispondenza, anche se le sue frustrate ambizioni di successo si riversano sul figlio ‘artista’.

Dei due figli, uno appicca gli incendi, l’altro vorrebbe fare il prestigiatore ma è letteralmente terrorizzato dal pubblico e continua a balbettare.

Infine c’è un manager il cui migliore cliente è un cane che canta.

Dall’incontro tra madre con ambizioni artistiche e manager fallito si sviluppa il nodo drammatico del testo. Dalla penosa esibizione del figlio ‘mago’ davanti al finto impresario si passa al desolante rivelarsi di solitudini che sono destinate a non incontrarsi mai, ed ogni illusione si infrange nel progressivo delinearsi di tante identità fallite e destinate a rimanere tali.

In un’atmosfera hopperiana la critica dell’autore al ‘sogno americano’ si fa progressivamente più feroce anche se condotta in chiave quasi metafisica, come se i suoi personaggi fossero sospesi in un’aria malsana, quella stessa aria, o per meglio dire, quegli stessi effluvi di insalubri caseggiati e di incombenti fabbriche di prodotti, simbolo del benessere americano.
L’opera di Allen è intrisa di sfumature oniriche ed è chiaramente inverosimile, eppure presentata con una naturalezza quasi disarmante che la rende plausibile.

È un’opera che conquista ed emoziona, catturando il pubblico con la magia e la poeticità dei suoi dialoghi e dei suoi personaggi, che difficilmente si dimenticano.

Il simbolismo celato dietro le vicende narrate ed il suo significato sono palesi e comprensibili, e forse proprio per questa sua immediatezza il testo riesce a colpire.

Per chi conosce Allen e la sua comicità, la sorpresa è notevole: qui è tutto diverso, più intimista e solitario, l’ironia è leggera, amara, sconsolata; i personaggi inseguono qualcosa che non trovano mai, ed i loro sogni svaniscono in uno straziante senso di impotenza.

CAST TECNICO

SCENE     ANDREA TADDEI        

COSTUMI     SILVIA POLIDORI        

REGIA     ARMANDO PUGLIESE         

CAST ARTISTICO

M.LA D’ABBRACCIO        

FULVIO FALZARANO        

MIMMO MANCINI        

BARBARA GIORDANO        

EMANUELE SGROI        

LUCA BUCCARELLO         

TURNI         

15 FEBBRAIO 2012         21.00         TURNO A PROSA        

16 FEBBRAIO 2012         17.30         TURNO C PROSA        

17 FEBBRAIO 2012         21.00         TURNO B PROSA        

18 FEBBRAIO 2012         21.00         TURNO D PROSA        

19 FEBBRAIO 2012         17.30         TURNO E PROSA

14 Febbraio 2012

Autore:

admin


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