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PROTESTE – A Cefalù la serrata di ristoratori ed albergatori … “troppe tasse”

Cefalù è una città fantasma: chiusi alberghi e ristoranti

Un anomalo capovolgimento in una Sicilia solitamente abituata a vedere alberghi e ristoranti vuoti.

I turisti ci sono, si aggirano tra le stradine ciottolate del centro storico di Cafalù alla ricerca di un approdo, dopo il salto temporale nell’epoca medioevale che la “perla normanna del Tirreno” sa regalare.

Ad essere assenti del tutto, questa volta, sono le strutture ricettive: tutti gli alberghi e ristoranti hanno concordato di chiudere i battenti e la decisione è irrevocabile.

Chiunque proverà a cercare alloggio nella cittadina troverà un cartello che recita le ragioni della protesta che ha unito le due categorie in un’unica e solida serrata: «Non ha più senso lavorare per accumulare debiti» dice Mauro Lombardo del Cefalù Sea Palace, e insieme alla sua, sono tantissime le voci che si alzano in protesta: «Ogni anno sono costretta ad aprire un mutuo per pagare le imposte» dice Anna Scillio dell’hotel Il Pescatore.

Il colpo di grazia ad un’economia già fragilissima, arriva dall’ultima delibera del 30 ottobre riferita all’aumento dell’ IMU portata da 0,4% alla tariffa massima di 1,06%.

Alcune strutture arriveranno a pagare anche più 200.000 euro.

Così, gli albergatori riuniti, senza distinzione di sigle nazionali, hanno deciso di mettere la parola fine alle attività.

La conseguenza più triste ed insieme ovvia, è stata la spedizione di 70 lettere di licenziamento con effetto immediato (il 100% dell’occupazione nel comparto) ed il rischio di vedere sfumare l’occupazione degli 800 stagionali previsti per il 2013.

Spente le luci di tutte le hall, si sono spente anche quelle delle sale di tutti i ristoranti della città: i ristoratori cefaludesi hanno deciso di comune accordo di abbracciare la causa degli albergatori, che dalla scorsa settimana hanno intrapreso la serrata, con la chiusura volontaria e tempestiva delle loro strutture.

Tanti turisti testimoniano come l’iniziativa stia pian piano dilagando tra albergatori di tutta Italia, da Fiuggi a Capri.

Tra Tarsu, l’Imu, l’Iras e Irap, il carico fiscale per le categorie in questione sfiora il 70%. A queste si aggiunge adesso la tassa deliberata dall’amministrazione comunale, che ha indotto gli imprenditori a reputare paradossalmente più produttiva la chiusura dei propri alberghi. É come assistere alla morte di una città, se si considera che Cefalù, inclusa nel club dei borghi più belli d’Italia, vive principalmente grazie all’immenso potenziale attrattivo fatto di scorci incantevoli, un mare invidiato ed un folklore non indifferente. 

«Non si tratta di certo di una dichiarazione di guerra contro l’amministrazione comunele di Cefalù – dichiara Nicola Farruggio, Presidente di Federalberghi – ma è necessario un salto di mentalità: deve cambiare il rapporto tra imprenditori e amministrazione. Non si chiede di tutelare lo spirito imprenditoriale che tiene in piedi l’economia della città, ma quantomeno di non aggredirlo».

«Saremo costretti a dover scegliere se pagare i dipendenti o le tasse», sostiene Rosanna De Gaetani del Costa Verde. Alla sua voce si aggiunge quella di Francesca Cacciola de Le Calette: «Non abbiamo avuto nessuna apertura da parte dell’amministrazione comunale. Chiediamo di essere capiti e se ciò non accadrà andremo avanti con la nostra protesta».

Non si è fatta attendere la replica del sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, che in mattinata ha diramato un comunicato stampa: “Siamo consapevoli del momento assai difficile, per via della grave crisi economica, con ripercussioni principalmente sulle famiglie, ma anche sugli operatori economici di tutti i settori, ivi compresi, ovviamente, gli albergatori. Dei quali ascoltiamo e comprendiamo il grido d’allarme. Non condividendo, però, la ‘serrata’, specie se rivolta, assai impropriamente, contro il comune di Cefalù. Gli operatori del turismo sono persone, in genere, ben informate, cui non può sfuggire la ricaduta, sugli enti locali, delle manovre del governo nazionale. I pesanti tagli ai trasferimenti richiedono l’aumento di imposte come l’Imu, così come è accaduto nella stragrande maggioranza dei comuni”.

Il primo cittadino sottolinea , inoltre, che “l’aumento al 1,06% per gli immobili oltre la prima abitazione, non è una peculiarità di Cefalù. Alla stessa stregua hanno operato città come Palermo, o centri turistici come Taormina. L’aumento della imposizione copre, per l’appunto, a mala pena, i tagli di trasferimenti, in un comune pieno di debiti lasciati dalle allegre gestioni delle precedenti amministrazioni, nei cui riguardi tutti, anche gli albergatori, avrebbero dovuto essere più attenti, pretendendo quella lotta agli sprechi che noi stiamo operando. Riteniamo che quegli alberghi, non tutti in verità, che hanno chiuso i battenti lo abbiano fatto per quella pausa stagionale che a novembre è una consuetudine. Detto ciò, siamo, come sempre, pronti ad ascoltare proposte sensate, per ciò che è nelle nostre possibilità. Se qualcuno, però, ha in mente di ‘consegnare’ le chiavi delle attività, precisiamo che l’indirizzo giusto non è il municipio di Cefalù, bensì quello di Palazzo Chigi”.

fonte:

ELISA CHILLURA by http://www.balarm.it

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