un ricorso al Tar può bloccare elezioni provinciali di 2° grado del 27 aprile?
Le elezioni di secondo grado nelle ex Province della Sicilia possono essere nuovamente a rischio.
Infatti sul voto già fissato per domenica 27 aprile adesso incombe un argomentato ricorso al Tar partito dalla provincia di Ragusa: il Presidente del Consiglio comunale di Ispica, Giambattista Genovese, rappresentato dal costituzionalista catanese Agatino Cariola, chiede ai giudici amministrativi in prima battuta di sospendere il voto. Il ricorso, presentato dal professionista catanese, solleva la questione di legittimità costituzionale della legge Delrio e delle norme regionali risalenti al 2015 che hanno provato (finora inutilmente) ad attuare in Sicilia i principi della riforma nazionale. Genovese chiede quindi ai giudici della Prima sezione del Tar di sospendere le elezioni fissate per il 27 aprile nei sei Liberi consorzi (Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa e Siracusa) e nelle tre Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina).
Il ricorso di 15 pagine illustra i motivi sulla base dei quali si chiede al Tar di sospendere il decreto del 3 febbraio che fissa la data del voto. Queste elezioni violerebbero in prima battuta, secondo la tesi del prof. Cariola, almeno cinque articoli della Costituzione: 1, 2, 3, 51 e 97. Dai principi cardine, come quello della “sovranità popolare” e dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, a quelli che tutelano le pari opportunità nell’accedere alle cariche elettive. L’avv. Cariola individua anche il rischio che la doppia scheda, per l’elezione del presidente del consigliere provinciale, nei piccoli Comuni mette a rischio la segretezza del voto. In molte realtà esistono pochi consiglieri comunali e questo aumenterebbe la “riconoscibilità del voto”, soprattutto se alcuni degli aventi diritto non dovessero recarsi alle urne.
L’obiettivo grosso del ricorso è però la legge Delrio: un testo nel quale “i problemi di costituzionalità – si legge – sorgono ad ogni piè”. Il costituzionalista punta poi il dito sulla presunta “illegittimità dei cumuli di mandati politici”. Il riferimento è alla norma della Delrio (e a cascata quella regionale) secondo la quale il sindaco del Comune capoluogo è anche automaticamente sindaco metropolitano. Una situazione che in Sicilia riguarda Palermo, Catania e Messina. Le conclusioni condensano tutta l’impalcatura che porta Genovese a chiedere ai giudici amministrativi la sospensione di un voto che “annichilisce il diritto a partecipare alla vita pubblica in condizioni di uguaglianza con tutti gli altri cittadini”. Il tutto con buona pace delle trattative in corso nel centrodestra e dell’asse Pd-M5s sul fronte progressista.
Per quanto, allora, “possa essere pesante” rinviare ancora le elezioni degli organi di governo dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane, questa, secondo il ricorrete, è “una soluzione imposta dalla necessità, alla stregua dei valori costituzionali coinvolti”.
Fonte: Giovanni Frazzica -https://mondonuovonews.com/