Il protagonismo inane e civettuolo, pregno di visibilità rimane sprovvisto di valore se non realizza il bene per tutti.
‘un sensorio torbido e arido viene costretto a risvegliarsi’.
La vita di una comunità è fatta di trame ed è intessuta di relazioni, di lingue che si impastano, di emozioni che suggestionano e di qui che il volteggiare umano attorno al desiderio di coltivare un senso di speranza, a volte, si disorienta e si ubriaca di nulla o si smarrisce nel labirinto confuso del cammino randagio.
Nella crisi, che viviamo, gli uomini piccoli (o meglio intesi #ominicchi) colgono l’occasione nel fare speculazione, nel comunicare urbi et orbi i propri gesti di solidarietà, nel ritrovamento di una velleità perduta, per poter assumere e rivestire un ruolo di protagonismo.
Il protagonismo inane e civettuolo, pregno di visibilità rimane sprovvisto di valore se non realizza il bene per tutti.
Questo è lo squallore in cui orbitiamo, in cui la vigliaccheria, sperduta nella prateria del nichilismo, dove nessuno ha più riferimenti credibili e non meriti per essere, la fa da padrone.
Così le illusorie speranze cospargono il vivere di millanterie se non per mezzo di un valore apparente che si abbiglia ad arruffapopolo che abbaia alla luna, non avendo poteri reali per realizzare il cambiamento.
Ma non è così che si può continuare.
In tempi di crisi, coloro che si ergono a protagonisti senza una effettiva visione da realizzare provano solo a far credere che tutto dipenda da loro, provando ad attrarre l’attenzione di quanti disperati si aggrappano al messia di turno, orgogliosi di avere un condottiero che li possa guidare in modo pugnace e rumoroso.
Così si sentono solo i rumori che provengono da lontano senza alcun costrutto.
Come interpreta Roberto Calasso viviamo così come in un mondo in cui ‘un sensorio torbido e arido viene costretto a risvegliarsi’.
Oggi il rinvio letterario anima la stagione del risveglio; nell’attesa, la riflessione respinge il modello consumista, il modello dell’omologazione culturale, del parlare il linguaggio del potere senza avere la nervatura sensibile in grado di sentire. I rumori fanno così schermo, confondono, non fanno distinguere le tonalità dell’armonia ed è questo che annebbia le menti perché non si scorgono soluzioni.
Così come professa Cioran “Tutto ciò che non è immediato è nullo”.
In questo quadro la politica si dimostra in tutta la sua debolezza: ricattata dalle lobby, diviene solo occasione per riempire vuoti a perdere e rimane preda del torpido annaspare di una classe dirigente fatta di mire ed interessi unilaterali e personalissimi.
Scompare così l’interesse generale, ed in controluce si intravvedono e percepiscono gli interessi reali e le miserie personali, annidate nei gangli della pubblica amministrazione. Vengono fuori in questa maniera in tutta la loro volubile dimensione concreta, quella che vuole portare a sazietà il proprio ‘particulare’.
Non si scorge il meccanismo generoso che deve favorire ed aggiungere partecipazione, qui si disperdono risorse e fiducia, per cui qui si scorge un orizzonte che elimina la sua necessaria nitidezza.
(Rino Nania – 30 marzo 2020)