IMMIGRATI E L’EUROPA CHE NON C’È.
Le parole di padre Enzo Caruso. Parroco di Brolo
Ho l’impressione che stiamo assistendo ad una deriva democratica dove a prendere le decisioni non è più la politica, in forza del principio della rappesentanza del popolo, ma le prefetture. Ma questa deriva non è un colpo di Stato.
E’ il risutato di un lento e inesorabile declino delle istituzioni democratiche e delle nazioni che rappresentano, davanti ai fenomeni più stravolgenti della globalizzazione. Il mondo, però, non era impreparato a quanto sta accadendo.
Filosofi, politologi ed economisti di tutto il mondo hanno sempre affermato che è inevitabile che si assista ad una migrazione dei popoli dai luoghi dove le ricchezze sono state sottratte ai luoghi dove si sono accumulati.
Che gli italiani non arrivino più a fine mese è un dato di fatto. Che i poveri italiani stanno pagando il prezzo più alto non cè dubbio. Ma è innegabile l’Italia fa parte di quei paesi dell’Occidente dove si sono accumulati, nelle mani di poche famiglie, la quasi totalità delle ricchezze e dei beni del mondo. Negli anni ’60 la Fondazione Rockfeller di New York aveva fatto uno studio affermando che se gli Stati Uniti non rinunciavano alla loro politica economica imperialista e neo-colonialista verso i paesi latino americani, entro 20 anni si sarebbe verificato un flusso migratorio da quei paesi versso gli Stati Uniti.
Oggi il presidente Trump vuole recintare l’intera America col filo spinato, mentre gli americani vendono ai messicani le tenaglie per tagliarlo. A fronte degli eventi degli ultimi giorni, che hanno visto protagonisti il sindaco di Castell’Umberto e gli altri sindaci dell’area (vittime di un sistema democratico in declino, non responsabili), mi convinco ancora di più che non si può accettare di vedere incanalata e riversata la paura e la rabbia del popolo, per l’assenza dello Stato, dando forza a coloro che vorrebbero farci credere che gli immigrati sono tutti criminali, ladri, e assassini, e che non vogliono adattarsi ai nostri costumi.
Da figlio di emigrato di 4^ generazione, con i ricordi dei racconti di mio nonno e di mio padre, mi rifiuto ad accettare questo sfogo come legittimo. Non è un atto umano. La minaccia non sono gli immigrati.
La minaccia è il fallimento della politica che davanti all’esplosione di un fenomeno di proporzioni incalcolabili non ha saputo riorganizzare i propri progetti, non ha saputo ascoltare gli economisti, i filosofi, i sociologi e i politologi i quali avevano previsto tutto già da decenni.
E’ la politica che deve svegliarsi perché adesso ha una responsabilità sia sulle famiglie italiane disperate sia sugli immigrati che ha fatto entrare nel nostro paese ma senza avere un progetto. E quando parlo di politica, non mi riferisco solo alla politica italiana ma all’Europa.
Il fallimento della politica si è verificato, in modo eeclatante, quando, venticinque anni fa, i governi di alcune nazioni europee strumentalizzarono la paura delle nazioni, davanti al referendum sulla Costituzione europea, per rafforzare la difesa dei propri interessi di Stato, al punto che il referendum fallì e, in alcune nazioni, neanche si fece.
E fallì il progetto di una Europa Unita come Casa Comune dei Popoli. Rimane ora solo un mercato comune, a totale vantaggio di chi lo controlla. Era allora che bisognava rispondere.
C’era un progetto di futuro.
Fragile, migliorabile, certamente, ma c’era.
Vorrei che tornasseo Konrad Adenauer, Altiero Spinelli, Robert Schuman, Alcide De Gasperi e i padri fondatori dell’Unione Europea.
Loro ebbero la stupenda visione.
Gli interessi di parte l’hanno distrutta. Oggi rimangono le banche e le prefetture a comandare.
E le navi ONG a guadagnare sull’immenso business dei poveri
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