di Rino Candeloro Nania
Le attuali condizioni sgraziate della politica siciliana stancano chi, vivendo un senso di smarrimento, prova ad osservarle.
Proprio ieri tra un Cuffaro che propone il partito della Sicilia e i 5stelle che propongono e si ispirerebbero la democrazia diretta del sistema Rousseau (la piattaforma telematica con cui si raccolgono le volontà dei cittadini) si avverte l’inadeguatezza di chi interpreta il bisogno di discussione pubblica e di partecipazione politica.
Incapaci di rigore e serietà nel ragionare politico ci si inventa fantasiosamente per un verso (Cuffaro) un modello che ricorda un trapassato remoto, quello che usava il compromesso per articolare il governo delle soluzioni sulla scorta della infinita distribuzione di soldi pubblici.
Di contro i 5stelle tentano la curiosità con una presunta democrazia diretta e provano a far diventare la solitudine, di ogni singolo cittadino, politica: quella che permette da casa di fare massa non certo attiva che compie scelte consapevoli.
Quest’ultima versione dovrebbe condurre alla democrazia da tastiera che non fa incontrare e confrontare i cittadini guardandosi in viso, al punto da rendere il discorso politico frantumato, traducendosi conseguentemente in un senso comune capace di demolire il senso di di appartenenza ad una comunità reale.
Trovo il contesto attuale pericoloso perché porterà ad un far west in cui l’indignazione di ciascuno diventerà arma per prefigurare gesti solitari, intimativi ed intimidatori, senza riuscire a migliorare le condizioni sociali, le procedure risolutive e la reale partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Si passerà così dalle oligarchie all’uomo solo al comando, che farà pigiare un tasto per scegliere tra le opzioni proposte dallo stesso Capo.
Non so se si sia passati dalla sondaggite alla logica delle visioni subliminali, capaci di orientare il gusto ed il consumo attraverso algoritmi. Certamente nell’evenienza non c’è più democrazia e la politica, sprovvista di rappresentanza e rappresentazione credibili, diviene strumento senza obbiettivi, ovvero la fine dell’agora’ come luogo di incontro, confronto e se necessario scontro che conduca a sintesi logiche e non confusionarie.
(Rino Nania – 5 aprile 2017)
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