“Aria d’Irlanda” – Domenica a Palermo al Circolo Comunitario Nautilus
Eventi

“Aria d’Irlanda” – Domenica a Palermo al Circolo Comunitario Nautilus

10410311_1528617184067955_5142092570046960055_n

L’appuntamento è per il prossimo 22 marzo, domenica, dalle ore 19,00 al Circolo Comunitario Nautilus – Tel. 3271254343  – 

Dopo la proiezione del film, del 2008 – Il primo capolavoro di Steve McQueen con Michael Fassbender racconta della rivolta attuata nel carcere nordirlandese di Maze all’alba degli anni Ottanta, quando i detenuti dell’IRA, per costringere il governo inglese a dargli lo status di prigionieri politici, diedero prima il via a uno sciopero dell’igiene e successivamente, per iniziativa di Bobby Sands, ad uno sciopero della fame che portò alla morte dello stesso Sands e di altri nove detenuti.

19097_1545636445699362_3548525691623368350_n

A seguire serata irlandese con: – BIRRA SCURA San Patrick Beer Contest – MUSICA IRLANDESE Tradizionale

la scheda del film

http://video.panorama.it/Cult/cinema/hunger.flv

Claustrofobico, duro, difficile da reggere per gli stomaci delicati, e proprio per questo potente e viscerale, Hunger diSteve McQueen.

Debutto cinematografico del regista. Inflessibile, McQueen non risparmia nulla agli spettatori e ci porta in uno spaccato di storia recente, nella prigione di Long Kesh, conosciuta come The Maze (Il Labirinto), nell’Irlanda del Nord degli anni ’80.

Qui, in uno dei famigerati H-Blocks, i detenuti repubblicani stanno effettuando la “protesta delle coperte” e la “protesta dello sporco” per ottenere lo status di prigionieri politici.

hungher

La camera si sofferma con cura e ostinazione sui dettagli più crudi, sugli escrementi che formano cerchi concentrici sulle pareti delle celle, sui vermi bianchi che proliferano tra avanzi di cibo ammuffito e rifiuti organici o che si muovono tra le dita dei carcerati, sui buglioli svuotati sui corridoi della carcere, sulle coperte sporche di sangue e umori corporei. Ci vuole una bella capacità di sopportazione davanti allo schermo. Eppure McQueen riesce a far risultare un’operazione di forte estetismo anche questa fotografia sudicia e maleodorante.

Come ha fatto pure in Shame, il corpo nudo è mostrato, senza verecondia, con frequenza, e diventa mezzo della lotta. È vittima, nei patimenti, nelle violente e cruente percosse fisiche, ma è anche arma tramite cui la protesta si muove. Dopo un fallito tentativo di sciopero della fame, infatti, i prigionieri dell’IRA ne provano un altro, più rigido.

Li guida Bobby Sands , nel 1981. Sarà il primo “martire” di uno sciopero individuale ma a oltranza: nel caso di morte, lo sciopero viene portato avanti da un altro detenuto, e così via.

Dopo 66 giorni di sciopero Sands muore di inedia nell’ospedale della prigione. Un episodio che colpì molto McQueen ragazzino, che ha raccontato: “La sua immagine appariva sullo schermo della televisione praticamente ogni sera, con un sottotitolo che indicava un numero, e mi è rimasta impressa quella determinazione appassionata e il livello di quello scontro alzato fino alla morte”.

Dopo Sands altri nove uomini (sei dell’IRA e tre dell’INLA) morirono tra maggio e agosto del 1981.

Il ruolo di Sands è interpretato all’attore feticcio di McQueen, lo stesso superbo Michael Fassbender a cui poi ha affidato Shame.

Aspro, dal realismo poetico e dalle tinte caravaggesche, Hunger è estremo e brutale, indimenticabile. E riesce a fornirci non solo la prospettiva dei carcerati, ma anche quella dei secondini che quotidianamente vivono la deprimente e feroce realtà di The Maze.

Al talentuoso McQueen si può rimproverare solo un qualche autompiacimento nel suo cinema esteta e non aver attribuito nome e cognome agli altri nove repubblicani morti dopo Sands.

Lo facciamo noi: Francis Hughes, Raymond McCreesh, Patsy O’Hara, Joe McDonnell, Martin Hurson, Kevin Lynch, Tom McElwee, Kieran Doherty e Mickey Devine

10941849_1522579121338428_6263224565912676318_n

Altro da vedere al cinema:

La questione Irlandese al Cinema – “Jimmy’s Hall” & “’71”

Il conflitto che ha infiammato per oltre trenta anni le sei contee del Nord dell’Irlanda è stato oggetto di varie trasposizioni cinematografiche: drammi, film-documentario, commedie e fiction televisive. Gli ultimi due film usciti.

Da vedere.

Fonte recensioni: http://movieplayer.it

 

film_irlandese

Molti registi si sono pertanto cimentati con la questione nordirlandese e tutti questi tentativi, alcuni più fortunati di altri, hanno comunque contribuito in qualche modo ad illustrare i vari aspetti del conflitto, anche i meno noti, ma soprattutto a rimarcarne l’incidenza sulle storie di vita vissuta non solo dagli abitanti delle estates di BelfastDerryPortadown o delle campagne del South Armagh, ma anche dai soldati britannici di stanza in Ulster.

Quest’articolo riporta le recensioni di alcuni di questi films, con l’intenzione di favorirne la visione per far meglio comprendere le dinamiche di fondo del conflitto, viste attraverso una prospettiva diversa: l’occhio della cinepresa.

50486

Jimmy’s Hall

Nel 1921, un’Irlanda sull’orlo della guerra civile, Jimmy Gralton aveva costruito nel suo paese di campagna un locale dove si poteva danzare, fare pugilato, imparare il disegno e partecipare ad altre attività culturali.

Tacciato di comunismo era stato costretto a lasciare la propria terra per raggiungere gli Stati Uniti.

Dieci anni dopo Jimmy vi fa ritorno e sono i giovani a spingerlo a riaprire il locale.

Gralton è inizialmente indeciso ma ben presto cede alle richieste. Chi gli era stato ostile in passato torna a contrastarlo.

Ken Loach torna nell’Irlanda che aveva messo al centro del suo cinema ne Il vento che accarezza l’erba e lo fa in modo apparentemente inusuale.

Perché al centro di questa storia ci sono uomini e donne che difendono quello che un tempo avremmo definito un dancing.

La musica che accompagna le dure immagini della Depressione americana potrebbe aprire un film di Woody Allen ma il contesto è e resta quello più amato dal regista inglese: la vita di uomini e donne che cercano nella condivisione di idee e di spazi quel senso della socialità che altri vorrebbero irregimentare per poterlo controllare il più possibile.

Quello che Jimmy Granton (attivista socialista realmente esistito) edifica per due volte è di fatto un centro sociale ante litteram in cui si possono condividere saperi ma anche la gioia dello stare insieme. Definire ‘peccaminose’ le danze che vi si praticano è, per la chiesa locale e per gli esponenti della destra, solo un pretesto per impedire la circolazione di idee ritenute pericolose.

Chi frequenta la Pearse-Connolly Hall è spesso anche un buon cristiano che partecipa alla messa domenicale. È proprio questo che va colpito e debellato da quel potere ecclesiastico che però, a differenza dei reazionari più retrivi, è ancora capace di comprendere l’onestà degli intenti dell’avversario.

Il film esce in un tempo in cui a Roma siede un pontefice che ha dichiarato di saper ballare la milonga e di non sostenere ovviamente il comunismo ma anche di aver conosciuto tante brave persone che erano comuniste. Jimmy’s Hall potrebbe piacergli.

  • FOTOGRAFIARobbie Ryan
  • MONTAGGIOJonathan Morris
  • MUSICHEGeorge Fenton
  • PRODUZIONE: Sixteen Films, Element Pictures, Why Not Productions
  • DISTRIBUZIONE: BIM
  • PAESE: Francia, Gran Bretagna, Irlanda
  • DURATA: 106 Min

71_film

’71

A differenza di altre pellicole che hanno affrontato la delicata questione irlandese, ’71 non ha paura di mostrare i torti di entrambe le fazioni, sia dell’IRA che dei Lealisti protestanti.

Una sporca guerra

Che nei conflitti – di qualsiasi tipo – non sia mai tutto bianco o nero non è una novità. Che laquestione irlandese sia uno dei momenti più drammatici della storia europea neppure. Ma ad aprirci gli occhi sulla complessità della guerra tra cattolici e protestanti combattuta nell’Irlanda del Nord arriva oggi una nuova pellicola intitolata ’71. Un’opera prima dirompente, presentata in concorso al Festival di Berlino che subito mette una seria ipoteca sul palmares. A colpire è la scoperta che l’autore di questo lavoro, con i _troubles, non ha niente a che fare. Yann Demange è un regista parigino cresciuto a Londra che si è fatto notare con la serie tv britannica Top Boy. Alle spalle, per il suo film d’esordio, ha la solida sceneggiatura firmata dal drammaturgo scozzese Gregory Burke, tradotta sullo schermo in immagini concitate, aggiaccianti e realistiche. Gli eventi chiave di ’71 si consumano in una manciata di ore. Demange e Burke scelgono di affrontare la questione irlandese adottando il punto di vista di un osservatore esterno catapultato nel conflitto suo malgrado. Gary, un giovane soldato inglese, viene inviato in missione nelle strade di Belfast per scortare la polizia dell’Ulster, intenta a fare irruzione nelle case del quartiere cattolico in cerca di armi dell’IRA. All’improvviso la piazza si infiamma, i vicoli si riempiono di cattolici che aggrediscono i soldati, a cui è stato dato l’ordine di non sparare sulla folla, e questi ultimi fuggono lasciando indietro Gary. Per il giovane inizia un lungo calvario che, in un’estenuante fuga notturna, lo porterà a contatto con le varie fazioni, con l’IRA che lo cerca per ucciderlo, con i Lealisti Protestanti e con un medico irlandese che, insieme alla figlia, lo soccorre e lo accoglie nella propria casa.

Sangue per le strade di Belfast

 

'71: Jack O'Connell in una scena del film

 

Per raccontare la Belfast del ’71, Yann Demange adotta un approccio realistico e uno stile concitato. La macchina a mano si getta nel bel mezzo degli scontri filmando i dettagli dei corpi, dei volti, le urla rabbiose della folla, gli spari, gli schizzi di sangue. L’estetica documentaristica, supportata dalla splendida fotografia sgranata e virata in seppia, conferisce potenza acuendo l’impatto devastante della visione. Demange non ha paura di sporcarsi le mani. Il suo film profuma di pietra, terra, sangue e ricrea con accuratezza l’atmosfera di tensione che si respirava all’epoca dei troubles. Se si esclude la presenza costante di Gary (interpretato da un convincente Jack O’Connell), ’71 è attraversato da una galleria di personaggi, tutti fortemente caratterizzati, che appaiono e scompaiono con rapidità. Dallo spavaldo bambino lealista che accompagna Gary al pub al ragazzino taciturno che collabora con l’IRA fino alla bella figlia del medico appassionata di musica inglese, ogni figura rimane impressa nella mente dello spettatore proprio in virtù della sua autenticità. Tutte le interpretazioni sono notevoli, in particolare quella di Jack O’Connell, giovane promessa del cinema britannico scelta da Angelina Jolie per interpretare il suo secondo lavoro da regista, il biopic Unbroken. Nel suo viaggio disperato attraverso la Belfastnotturna, Jack esplora la gamma delle emozioni che il suo soldato sperimenta riuscendo a non far mai venire meno la propria umanità e vulnerabilità anche se la posta in gioco è la sua sopravvivenza. Una prova di grande maturità per un attore appena ventitreenne.

Nè santi né eroi

'71: Jack O'Connell dietro le sbarre in una scena del film

 

A differenza di altre pellicole che hanno affrontato la delicata questione irlandese, ’71 non ha paura di mostrare i torti di entrambe le fazioni. Sia l’IRA che i Lealisti sono tormentati da conflitti interni con i rispettivi gruppi paramilitari che portano a scissioni, cambi di fronte e tradimenti. Questa intricata rete di rapporti e conflitti rappresenta il background in cui si inserisce la disavventura del soldato Gary, rendendo talvolta difficile la comprensione degli eventi allo spettatore che non conosce a fondo la storia dei troubles. Un prezzo da pagare perché il film risulti così autentico. A magnificare gli eroi del conflitto ci hanno pensato altri. Da estraneo ai fatti narrati, Yann Demange sceglie di descrivere nel modo più realistico possibile la complessità dell’epoca rinunciando a scorciatoie o semplificazioni. A muovere i soggetti coinvolti nella lotta non sempre sono l’amore per la propria gente o gli ideali indipendentisti, ma gli interessi economici, la brutalità, talvolta la stupidità. Col suo stile diretto, ’71 gratta via la patina epica che ammanta gli eventi storici per far affiorare la sporcizia. Un film tanto duro quanto necessario.

ira_2

 

Un film di Yann Demange.

Con Jack O’Connell, Paul Anderson, Richard Dormer, Sean Harris, Martin McCann. Charlie Murphy, Sam Reid, David Wilmot

Thriller,

durata 100 min.

Gran Bretagna

2014.

15RjYYg3qyK8diLt4ROb1wcJs51

ED ANCORA …. Film da vedere

2012 – Doppio gioco 

2009 – L’ombra della vendetta

2008 – Fifty Dead Men Walking

2008 – Hunger

2006 – Johnny Was

2006 – Il vento che accarezza l’erba

2005 – Breakfast on Pluto

2005 – Il silenzio dell’allodola

2002 – Bloody Sunday

1997 – The Boxer

1997 – L’ombra del diavolo

1996 – Michael Collins

1994 – Blown Away – follia esplosiva

1993 – Nel nome del padre

1992 – La moglie del soldato

1992 – Giochi di potere

1987 – Una preghiera prima di morire

download_1

BOBBY SANDS – a 30 anni dalla morte

Il 5 maggio saranno passati 30 anni dal suo sacrificio per un’Irlanda libera.
L’associazione HISTORICAMENTE nel trentesimo anniversario della tragica morte dell’attivista irlandese BOBBY SANDS (1981-2011), celebra con uno speciale la figura di questo ragazzo che scelse di battersi per la libertà dell’Irlanda del Nord contro l’odioso dominio inglese.
Bobby era membro dell’IRA (Irish Republican Army) ma non sparò mai un solo colpo contro nessuno.
Ma questo poco importò. Gli Inglesi, in preda alla ferocia più dura contro gli Irlandesi, lo fecero prima arrestare senza alcuno straccio di prova e a seguire imprigionare (con condanna a 14 anni) nei temutissimi Blocchi H, veri e propri lager di fabbricazione britannica.
A quel punto dopo innumerevoli proteste per ottenere il riconoscimento dello status di prigioniero politico, Bobby intraprese la strada più difficile dando inizio ad uno sciopero della fame che lo avrebbe alla fine portato alla morte.
Spirò il 5 maggio del 1981 nell’ospedale delle carceri inglese mentre stringeva tra le mani una croce d’oro cristiana, dono inviatogli del Papa di Roma.
BOBBY SANDS si battè e morì per la libertà del suo popolo.
Quest’anno, come ogni anno, il 5 maggio gli Irlandesi marceranno in corteo a Belfast per celebrare il loro martire. Ancora una volta, per sempre.
FRASI CELEBRI
“Io difendo il diritto divino della nazione irlandese all’indipendenza sovrana, e credo in essa, così come credo nel diritto di ogni uomo e donna irlandese a difendere questo diritto con la rivoluzione armata”
“Non c’è nulla nell’intero arsenale militare inglese che riesca ad annientare la resistenza di un prigioniero politico repubblicano che non vuole cedere; non possono e non potranno mai uccidere il nostro spirito.”
« Tiocfaidh ár lá » (GAELICO)
« Il nostro giorno verrà »(ITALIANO)
(Nelle carceri britanniche i militanti dell’IRA utilizzavano il gaelico per parlare tra loro, perchè la lingua celtica era sconosciuta agli Inglesi)
downloadBIOGRAFIA
Bobby Sands, vero nome Robert Gerard Sands, in irlandese Roibeard Gearóid Ó Seachnasaigh, (Belfast, 9 marzo 1954 – Long Kesh, 5 maggio 1981), è stato un attivista nordirlandese. Morì durante lo sciopero della fame del 1981, nella prigione di Long Kesh, conosciuta col nome di Maze, nei pressi di Lisburn.
Nato ad Abbots Cross, sobborgo settentrionale di Belfast e cresciuto nel quartiere a maggioranza protestante di Rathcoole, si trasferì diverse volte con la sua famiglia a causa delle costanti intimidazioni subite dai lealisti protestanti, nonostante non sia stato mai chiaro se i Sands fossero cattolici, dato che il loro cognome deriva dal nonno paterno di Bobby, che era protestante. Di certo vi è il fatto che Bobby Sands fosse profondamente cattolico; lasciata la scuola infatti egli divenne un apprendista capo cantiere, finché non fu costretto ad abbandonare, per le minacce dei lealisti.
Nel 1972, all’apice dei tumulti aderì al PIRA (Provisional Irish Republican Army), e divenne membro del Primo Battaglione della Brigata Belfast ma nello stesso anno venne arrestato e rimase in carcere senza processo fino al 1976.
L’ala “Provisional” dell’IRA, indubbiamente la più forte del movimento, si differenziava dalle altre correnti repubblicane irlandesi per la sua contrarietà alle idee marxiste e la sua forte caratterizzazione cattolica.
Al suo rilascio Bobby Sands fece ritorno in famiglia, a Twinbrook nella parte ovest di Belfast, dove divenne un attivista della comunità. Era fuori di prigione da solo un anno quando venne nuovamente arrestato.
images_3Anche se le accuse più gravi a suo carico vennero lasciate cadere, venne processato per possesso di armi da fuoco (lui e altri quattro erano in una autovettura nella quale venne rinvenuta una pistola) nel settembre 1977 e condannato a 14 anni di carcere.
Sands scontò la pena nel carcere di Long Kesh, ribattezzato dagli inglesi Maze, dopo che era stata costruita la parte nuova del carcere, costituita da 8 edifici a forma di H, che divennero tristemente noti come H-Blocks, “Blocchi H”.
In prigione Sands divenne uno scrittore di giornalismo e poesia, i cui articoli, scritti su pezzi di carta igienica e fatti uscire dal carcere con numerosi stratagemmi, vennero pubblicati dal giornale repubblicano An Phoblacht-Republican News. All’inizio dello sciopero della fame del 1980 Sands, già PRO (Public Relations Officer) dei detenuti, venne scelto come OC (Officer Commanding), ufficiale comandante dei prigionieri dell’IRA a Long Kesh.
I prigionieri dell’IRA avevano organizzato una serie di proteste per cercare di riottenere lo status di prigionieri politici che gli inglesi avevano abolito per tutti i crimini commessi dopo il 1º marzo 1976, e non essere soggetti alle normali regole carcerarie.
Queste iniziarono con la blanket protest (“protesta delle coperte”) nel 1976, quando i prigionieri si rifiutarono di indossare le uniformi e indossavano solamente una coperta.
Nel 1978 i detenuti iniziarono la dirty protest (“protesta dello sporco” ),escalation della protesta, che vide i prigionieri vivere nello squallore.
Essi spalmavano gli escrementi sui muri delle celle e buttavano l’ urina sotto le porte, poiché venivano picchiati duramente dai secondini quando lasciavano le celle per andare al bagno. Dopo più di 4 anni di vita in condizioni disumane, i detenuti decisero di risolvere la questione una volta per tutte e il 27 ottobre 1980 iniziarono il primo sciopero della fame.
images_4Guidati da Brendan Hughes, OC dei detenuti dell’IRA, sette detenuti (6 dell’IRA e 1 dell’INLA) digiunarono per 53 giorni fino al 18 dicembre, quando, con uno di loro (Sean McKenna) in fin di vita, decisero di terminare il digiuno sulla base di indefinite promesse del governo britannico che, una volta finito lo sciopero, non mise in pratica i cambiamenti annunciati nel regime carcerario.
Il secondo sciopero della fame iniziò quando Sands, diventato OC al posto di Hughes all’inizio del primo sciopero, rifiutò il cibo il 1º marzo 1981.
Sands decise che gli altri prigionieri avrebbero dovuto unirsi allo sciopero ad intervalli regolari, allo scopo di aumentare l’impatto “pubblicitario”, con i prigionieri che peggioravano costantemente e morivano su un arco di molti mesi.
Poco dopo l’inizio dello sciopero, Frank Maguire, membro del parlamento britannico per Fermanagh-South Tyrone (un repubblicano irlandese indipendente) morì e si svolse un’elezione suppletiva. Sands venne nominato come candidato anti-H-Block, e vinse il seggio il 9 aprile 1981 con 30.492 voti, contro i 29.046 del candidato dell’Ulster Unionist Party (UUP) Harry West. Il Governo britannico cambiò la legge poco dopo, introducendo il Representation of the People Act.
Questo proibiva ai prigionieri di partecipare alle elezioni, e richiedeva un periodo di cinque anni dal termine della pena, prima che un ex detenuto potesse candidarsi.
Tre settimane dopo, Sands morì di inedia nell’ospedale della prigione, dopo 66 giorni di sciopero della fame. Egli spirò mentre stringeva tra le mani una croce d’oro cristiana, inviatagli in dono da Papa Giovanni Paolo II qualche giorno prima: il gesto, per il suo valore simbolico, fu pesantissimo e l’Inghilterra non perdonò mai alla Chiesa Cattolica di avere, a suo dire, legittimato un “terrorista” dell’IRA.
Intanto l’annuncio della sua morte diede il via a diversi giorni di rivolta nelle zone nazionaliste dell’Irlanda del Nord. Oltre 100.000 persone si schierarono lungo il percorso del suo funerale, dalla casa di Sands a Twinbrook, West Belfast, fino al cimitero cattolico di Milltown, dove sono sepolti tutti i volunteers dell’IRA di Belfast. Sands fu membro del Parlamento di Westminster per venticinque giorni — uno dei mandati più brevi della storia.
Lasciò i genitori, i fratelli (una sorella, Bernadette, era all’epoca latitante nell’Eire e avrebbe poi sposato Michael McKevitt, Quartiermastro Generale della Provisional IRA che, nel 1996, in disaccordo con la strategia del processo di pace elaborata da Gerry Adams e Martin McGuinness, aveva lasciato l’organizzazione per dare vita, con altri dissidenti, alla Real IRA, responsabile nel 1998 della strage di Omagh) e un figlio piccolo, Gerard, nato dal suo matrimonio che era finito durante il suo secondo periodo in carcere.
images_5Altri nove uomini (6 dell’IRA e 3 dell’INLA) morirono dopo Bobby Sands tra maggio e agosto del 1981. Gran parte dei repubblicani irlandesi e dei simpatizzanti dell’IRA guardarono a Sands e agli altri nove come a dei martiri che resistettero all’intransigenza del governo britannico e molti nazionalisti irlandesi che disapprovavano l’IRA furono scandalizzati dalla posizione del governo britannico.
La copertura mediatica che circondò la morte di Bobby produsse un nuovo flusso di attività dell’IRA, che ottenne molti nuovi membri e incrementò la sua capacità di raccogliere finanziamenti. Molte persone si sentirono spinte ad aiutare a spezzare la connessione britannica aiutando l’IRA, non vedendo altre opzioni dato l’atteggiamento intransigente dei politici britannici nei confronti dell’Irlanda. I numerosi successi elettorali conseguiti durante lo sciopero spinsero il movimento repubblicano a muoversi verso la politica, e indirettamente spianarono la strada all’Accordo del Venerdì Santo e al successo elettorale del Sinn Féin molti anni dopo. Bobby Sands scrisse un libro in cui narra l’inferno del carcere e la tragedia dell’Irlanda in lotta intitolato “Un giorno della mia vita”. Estremamente significativa è la frase che pronuncio’ Bobby Sands riferendosi agli anni della sua adolescenza: “Ero soltanto un ragazzo della working class proveniente da un ghetto nazionalista, ma è la repressione che crea lo spirito rivoluzionario della libertà. Io non mi fermerò fino a quando non realizzerò la liberazione del mio paese, fino a che l’Irlanda non diventerà una, sovrana, indipendente, repubblica socialista”.
I funerali di Bobby Sands. Più di 100 000 persone seguirono il feretro in corteo.
images_6STORIA DEL CONFLITTO NORDIRLANDESE
L’Irlanda del Nord fu creata come entità politica solo nel 1921. Prima di quell’anno, la sua storia coincide di volta in volta con quella delle varie tribù irlandesi e poi del Regno Unito. È composto da sei contee delle nove che formano la regione dell’Ulster, ed è rimasto unito alla corona britannica anche dopo l’indipendenza del resto dell’isola. Questo è dovuto in buona parte alla forte colonizzazione inglese in questa regione, che ha creato di fatto molteplici differenze religiose, economiche e culturali tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda.
Risveglio nazionalista
Sul finire del XIX secolo la maggioranza del popolo irlandese chiedeva l’indipendenza dal governo inglese; il Partito Nazionalista Irlandese chiese alla Camera dei Comuni britannica (l’equivalente dell’italiana Camera dei deputati) l’istituzione dell’autogoverno (in inglese Home rule) in tutto il territorio irlandese. Tale atto avrebbe garantito al Regno Unito il possesso dell’Irlanda nel suo immenso Commonwealth, ma avrebbe dato agli irlandesi la possibilità di gestire da soli la politica e l’economia interna della loro isola. Nel 1886 e nel 1893, questa proposta passò con voto favorevole alla Camera dei Comuni britannica, ma in entrambi i casi fu respinta dalla Camera dei Lord. Questo portò a gravi conseguenze politiche, che costarono addirittura delle modifiche alla legislatura inglese: nel 1911, infatti, fu approvato un decreto che riduceva il potere della Camera dei Lord di rigettare le proposte di legge avanzate dalla Camera dei Comuni britannica: la firma sull’autogoverno sembrava imminente nel giro di poco tempo.
Le minoranze irlandesi, particolarmente nell’Irlanda del Nord chiedevano tuttavia che fosse ripristinato il precedente Atto d’Unione del 1800, che sanciva l’unione definitiva dell’Irlanda al Regno Unito. Il 28 settembre del 1912 James Craig, capo degli unionisti, redasse un documento con cui chiedeva che l’Ulster fosse escluso dall’autogoverno raccogliendo ben 450.000 firme.
Il gesto era significativo. L’Irlanda del Nord era la regione più ricca dell’isola, e Belfast era un porto privilegiato per i traffici con Scozia ed Inghilterra; la massiccia colonizzazione inglese della regione aveva portato anche ad uno squilibrio religioso: in Ulster, la maggioranza era nettamente protestante, mentre il resto dell’isola è sempre stato storicamente cattolico.
Prima guerra mondiale
download_2Nel frattempo cambiava il governo inglese: i Laburisti cedevano il passo ai Conservatori, che non vedevano di buon occhio l’autogoverno irlandese, e nel Parlamento veniva dato ampio spazio agli Unionisti. Spinti dalla situazione politica favorevole, nacque il primo gruppo armato paramilitare irlandese: gli unionisti del Volontari dell’Ulster. Ciò portò alla creazione di un altro gruppo paramilitare, stavolta indipendentista: i Volontari d’Irlanda. Ma mentre il paese sembrava sull’orlo della guerra civile, il 28 giugno del 1914, Gavrilo Princip uccise l’arciduca austriaco Francesco Ferdinando in visita a Sarajevo, dando il via ad una concatenazione d’eventi che porterà il mondo nella Grande guerra. Gli Unionisti e gli Indipendentisti rinunciarono ad ogni pretesa per far fronte comune contro il nemico, e molti costituirono i battaglioni che combatterono poi sul continente.
Tuttavia, anche in piena guerra, qualcosa si continuò a muovere. Durante le celebrazioni pasquali del 1916, ci fu la cosiddetta Sollevazione di Pasqua, durante la quale gli indipendentisti, guidati da Thomas Clarke e James Connolly chiedevano la fine dell’autogoverno, che secondo loro era troppo filo-inglese. La rivolta, che non suscitò l’entusiasmo popolare, neppure negli ambienti repubblicani e nazionalisti, venne repressa dopo pochi giorni (si dice che molti dublinesi salutarono la fine dei combattimenti sventolando la bandiera inglese). Fu la brutale esecuzione di alcuni insorti, tra cui uno dei principali esponenti della rivolta, James Connolly, avvenuta nel carcere di Kilmainham nelle settimane successive, a mutare radicalmente l’atteggiamento della pubblica opinione sulla Sollevazione di Pasqua, chiamata successivamente anche Pasqua di Sangue. Nel 1917 i Volontari Irlandesi assunsero le leve del comando del partito Sinn Féin, rimasto senza capi, e nel 1919 cambiarono il nome delle loro truppe in Esercito Repubblicano Irlandese (in lingua: Irish Republican Army, da cui l’acronimo IRA).
La prima guerra mondiale terminò nel 1918, e la crisi tra Irlanda e Regno Unito si fece più acuta. Alle elezioni per il rinnovo del Parlamento, il nuovo partito irlandese ottene 23 dei 30 seggi destinati ai rappresentanti dell’isola. Ma questi si rifiutarono di entrare nel Parlamento inglese di Westminster e ne aprirono uno fuorilegge, il Dáil Éireann. Questo proclamò l’indipendenza, che però non fu riconosciuta da nessun paese; fu così che iniziò la Guerra d’indipendenza irlandese.
Guerra d’indipendenza irlandese
Dopo un’aspra guerra di indipendenza, nel 1921 i rappresentanti del governo britannico ed i rappresentanti del parlamento fuorilegge irlandese negoziarono la pace.
In ambito internazionale fu riconosciuto uno stato irlandese con il nome di Stato Libero d’Irlanda (in gaelico Saorstát Éireann, in inglese “Irish Free State”). Il nuovo stato libero avrebbe dovuto coprire in teoria l’intera isola, ma le due parti concordarono che l’Irlanda del Nord (che era già diventata un’entità autonoma) potesse scegliere se rimanere sotto il Regno Unito, cosa che fece. Il Dáil Éireann approvò il trattato di pace.
Repressione nord-irlandese
images_7Una volta assicuratasi la fedeltà al Regno Unito, l’Irlanda del Nord mise in atto una feroce vendetta verso tutti quelli che, in un modo o nell’altro, venivano considerati troppo vicini alla politica dell’Eire: furono ridisegnati i confini elettorali, in modo da inserire i cattolici in distretti a maggioranza schiacciante protestante, estromettendoli così dal potere; l’insegnamento del gaelico era stato quasi proibito, in favore dell’inglese, e così via. La minoranza cattolica e nazionalista restava così in secondo piano. Negli anni 50 l’IRA cominciò a commettere attentati. Nel 1968 i disordini divennero generalizzati e il governo britannico inviò l’esercito per separare le fazioni. Nel 1969 fu ucciso il primo soldato britannico. I cattolici si schierarono così contro l’esercito ben prima della domenica di sangue. Un’ennesima manifestazione cattolica contro l’esercito sfociò nell’uccisione di tredici manifestanti disarmati, a Derry, da parte di paracadutisti britannici il 30 gennaio del 1972 (eccidio passato alla storia come domenica di sangue o Bloody sunday).
Una bambina di Belfast mentre passeggia di fronte un murales dell’IRA
Apparve per la prima volta la Provisional IRA (un gruppo di fuoriusciti dall’IRA), e la campagna di violenza condotta da gruppi terroristici lealisti quali l’Ulster Defence Association e altri, portò l’Irlanda del Nord sull’orlo della guerra civile. Lungo tutti gli anni anni settanta e ottanta, gli estremisti di entrambi gli schieramenti, portarono avanti una serie di brutali omicidi di massa, spesso di civili innocenti. Tra i più famosi, l’attentato al Le Mon e gli attentati a Enniskillen e Omagh, eseguiti dai repubblicani, nel tentativo di forzare il cambiamento politico.
Fu cambiata la legge elettorale, con l’Accordo del Venerdì Santo, propriamente conosciuto come Accordo di Belfast, che ora prevedeva che ogni partito che raggiungesse un determinato livello di supporto, avesse titolo per nominare un proprio membro nel governo e per reclamare un ministero. Il leader unionista David Trimble divenne primo ministro dell’Irlanda del Nord.
images_8L’assemblea e l’esecutivo sono attualmente sospesi a causa della minaccia unionista circa il presunto ritardo da parte dell’IRA nell’implementare lo smantellamento del proprio arsenale e la scoperta di una rete di spionaggio dell’IRA operante all’interno delle istituzioni. Ancora una volta il governo è condotto dal segretario di stato per l’Irlanda del Nord Peter Hain e da una commissione ministeriale britannica che ad esso risponde.
Il cambiamento di clima venne rappresentato dalla visita di Elisabetta II alla sede del Parlamento a Stormont, dove incontrò i rappresentanti unionisti così come quelli nazionalisti, e parlò del diritto dei cittadini nordirlandesi che si sentono irlandesi di essere trattati con eguali diritti di quelli che si sentono britannici. Allo stesso modo, il presidente irlandese Mary McAleese durante la sua visita si incontrò con i ministri unionisti a con i locali rappresentanti della corona di ogni contea.
Nuovo parlamento di Stormont (2007)
Dall’8 maggio 2007 si è insediato il nuovo Parlamento di Stormont. Il primo ministro è l’unionista Ian Paisley del Partito Democratico Unionista, mentre il vice ministro è Martin McGuinness dello Sinn Féin.
Le elezioni che hanno portato a questo risultato, avvenute il 7 marzo, hanno visto la vittoria dei due maggiori partiti della provincia. Il Partito Democratico Unionista di Ian Paisley si è attestato sopra il 30% dei consensi, guadagnando 36 seggi. Dietro lo Sinn Fein, con il 26% dei voti e 28 seggi. Il Partito Unionista dell’Ulster è crollato al 14% delle preferenze con la conquista di 18 parlamentari. Ai socialdemocratici di Mark Durkan è rimasto il 15% dei voti e 17 membri eletti. Si è assistiti inoltre alla crescita dell’Alliance Party con 7 seggi e l’elezione della prima parlamentare straniera nella provincia (Ann Lo, di origini cinesi).
Il Democratic Unionist Party di Ian Paisley, vincitore assoluto delle elezioni, ha scelto i propri ministeri in modo da gestire le decisioni chiave del futuro governo nord-irlandese. La scelta del leader unionista è caduta sul ministero delle finanze affidato a Peter Robinson; su quello per lo sviluppo, commercio e investimento guidato da Nigel Dodds; sul ministero dell’ambiente diretto da Arlene Foster, mentre Edwin Poots sarà a capo del ministero della cultura e delle arti. Inoltre Ian Paisley sarà alla guida del parlamento nord-irlandese, con il figlio Ian Junior aggregato all’ufficio di Presidenza. Altri ruoli chiave affidati ai fedelissimi dei Paisley saranno le presidenze dei vari comitati dell’Assemblea di Stormont, che dovranno vigilare su molte questioni relative al funzionamento del governo provinciale.
Lo Sinn Fein, secondo partito della provincia, fornirà alla nuova Assemblea il vice primo ministro, Martin McGuinness, e poi occuperà i ministeri dell’educazione (per la seconda volta), quello dello sviluppo regionale e il ministero dell’agricoltura e sviluppo rurale. Le persone prescelte da Gerry Adams per portare avanti tali ruoli sono, rispettivamente Michelle Gildernew, Conor Murphy e Caitriona Ruane. Nell’ufficio di presidenza verrà aggregato l’ex portavoce del settore sicurezza Gerry Kelly.
images_9Il Partito Unionista dell’Ulster ha scelto di guidare l’importante ministero della salute – che gestisce quasi il 46% del budget per l’Irlanda del Nord – affidandolo a Michael McGimpsey mentre il leader, sir Reg Empey, guiderà il ministero per l’occupazione e l’apprendimento. Quest’ultimo è un dicastero a rischio perché potrebbe venire inglobato nel ministero per l’educazione.
L’unico ministero a disposizione dell’SDLP di Mark Durkan è quello per lo sviluppo sociale, dove i socialdemocratici presentano Margareth Ritchie che, nelle parole del leader, “è una dei migliori membri del nostro partito, con la reputazione di essere una grande lavoratrice. Poi è donna. Non ci sono dubbi che sarà un ottimo ministro e guiderà gli sforzi di cambiamento dell’SDLP nello sviluppo sociale”.
scritto da Guido tratto da sito di CasaPound Palermo

Troubles in Irlanda del Nord

 

Troubles in Irlanda del Nord

Troubles in Irlanda del Nord, un periodo buio della storia del Nord Irlanda. È nell’agosto del 1969 che iniziò quella definita come la fase più recente dei troubles in Irlanda del Nord.
I lealisti residenti lungo Newtownards Road, ad East Belfast, attaccarono la chiesa diSaint Matthews e le abitazioni cattoliche dell’adiacente ghetto di Short Strand, vero e proprio isolotto nazionalista in mezzo ad un mare “arancione”. Poi nel pomeriggio dello stesso giorno gli scontri proseguirono nella periferia nord della città, nel quartiere diArdoyne, proprio a ridosso di Crumlin Road, per poi propagarsi nei giorni successivi con feroce violenza a tutta l’Irlanda del Nord.

Troubles in Irlanda del Nord

Tali offensive protestanti ebbero il logico effetto di portare i cattolici, i più giovani e combattivi, a riunirsi in comitati locali di difesa e ad organizzare una sorta di resistenza, quartiere per quartiere, casa per casa, mediante la costruzione di rozze e primitive barricate per meglio fronteggiare le incursioni degli unionisti.
Sebbene erette soprattutto a scopo difensivo, le barricate rappresentavano un’imbarazzante presenza per il governo ed ancora di più furono considerate come un’implicita sfida da parte della comunità cattolica nei confronti dello stesso Stormont regime e della Royal Ulster Constabulary (RUC), entrambe accusate di non difendere i diritti dei cittadini di credo cattolico.

Quando il 9 settembre dello stesso anno il Primo Ministro, l’unionista Chichester-Clarke, diede l’ordine di smantellare le barricate, la tensione nei quartieri nazionalisti crebbe: prevedibilmente i cattolici si rifiutarono di obbedire ed i protestanti, dal canto loro, iniziarono ad ammassare vecchi mobili, rottami, carcasse di auto e quant’altro lungo le vie di accesso alle loro zone.

Belfast ormai sembrava una città del Lombardo-Veneto durante le guerre di indipendenza contro i soldati del Generale Radetzky.

Troubles in Irlanda del Nord

Foto anamericanincopenhagen.blogspot.it/

Nel giro di pochi giorni solamente lungo le aree del Lower Falls e di Shankill, di tali barricate se ne contavano circa duecento, dislocate in ogni strada o vicolo con un qualche accesso esterno. Il governo di Stormont cominciò a mettere pressione sull’esercito di Sua Maestà affinché questo cominciasse a riprendere il controllo delle strade. Così i soldati eressero vere e proprie barriere di filo spinato e sacchi di sabbia, dove posero le loro postazioni per controllare le rozze barricate ed i quartieri in fermento.
Sir Ian Freeland, all’epoca General Officer Commanding del British Army, affermò: “Non avremo mai un muro di Berlino o roba simile in questa città”.

E comunque durante i Troubles in Irlanda del Nord, nessuno credeva che tali barricate dell’esercito sarebbero rimaste in piedi così tanto a lungo. In realtà tali barriere si rivelarono tutt’altro che temporanee, le peacelines, così chiamate, si sono rivelate alquanto longeve nel tempo e, dalle prime erette lungo Cupar Street e nel Lower Falls, si sparsero anche in altre zone calde come Springmartin, New Barnsley, Lenadoon e Lady Brook a West Belfast, come New Lodge, Tiger Bay, Ardoyne ed Old Park a North Belfast ed infine, ad est, a Short Strand.

Inoltre, come è avvenuto per la zona intorno a Manor Street nel 1986, anche l’urbanistica della città ed il relativo sviluppo hanno dovuto tener conto di tutto ciò in varie occasioni alcune strade sono state letteralmente demolite e ricostruite con degli enormi muri in mezzo, come ad esempio Bryson Street.

Durante i Troubles in Irlanda del Nord, Le “linee della pace” da temporanee, fatte di sabbia e filo spinato, adesso sono vere e proprie strutture permanenti, in cemento, con l’aggiunta di barre d’acciaio e reticolati di ferro. Belfast è stata sempre caratterizzata dall’essere una città ad alto grado di segregazione, data la netta divisione e conflittualità fra le due comunità. Già a partire del tardo diciannovesimo secolo, in un periodo di forte sviluppo e crescita industriale, gli emigranti che si trasferirono in città dalle campagne in cerca di lavoro hanno sempre teso a stanziarsi nelle medesime aree dei loro correligiosi per di più gli sporadici tentativi dei sindacati, delle trade unions e delle forze progressiste del paese di riunire la classe operaia al di là delle differenze religiose hanno costantemente fallito.

ira_4

Successivamente, i periodi di crisi politica ed economica, le rivolte del 1886 e degli anni seguenti, la Partition del 1921-22, che di fatto divise le sei contee del Nord dal resto dell’isola, ed i continui movimenti anti-cattolici degli anni ’20 e ’30 sono stati tutti fattori che hanno contribuito ad una ancora più profonda divisione della popolazione lungo due linee “settarie”.

Tutto ciò si manifestò in seguito, con conseguenze devastanti, dopo la creazione dellaNorthern Ireland Civil Rights Association (NICRA), nel febbraio del 1967, le cui richieste erano alquanto moderate:
– la riforma del governo locale (fino ad allora Stormont era stato decisamente un governo protestante di uno stato protestante per gente protestante)
– la cessazione di ogni forma di discriminazione dei cittadini di religione cattolica nella distribuzione delle case, del lavoro e di fronte alla giustizia.

Troubles in Irlanda del Nord

Foto citynoise.org

Chiaramente i protestanti liberali erano in grado di accettare tali richieste, ma solo alcuni, molto pochi, lo fecero; tutti gli altri no, scegliendo di cavalcare, a causa del timore di perdere il proprio status e tutti quei privilegi che ne derivano, le considerazioni e le tesi di quei leaders politici unionisti che etichettavano gli attivisti della NICRA, ed in generale tutto il movimento per i diritti civili, come sovversivi sostenitori dell’IRA.
A seguito di ciò, gli attivisti per i diritti civili sono stati arrestati, attaccati, percossi, internati e minacciati: le foto dei poliziotti intenti a pestare e manganellare i dimostranti durante la marcia del 5 ottobre del 1968 fecero il giro del mondo.
Chissà cosa ne sarebbe stato della moderna storia dell’Irlanda del Nord se le richieste dellaNICRA fossero state accolte, lasciando alle spalle i giorni oscuri del regime di Stormont ma soprattutto chissà quante vite sarebbero state risparmiate.

La cosa, a mio avviso, più sconcertante di quegli anni fu il fallimento della classe operaia protestante, nel non fare fronte comune con l’equivalente cattolica, e nel farsi manipolare dalla propria classe dirigente, dall’Orange Order e dai politici unionisti per poi avere, in cambio dei voti e del sostegno dati loro, case scadenti, quartieri dormitorio e salari da fame.
Gli scontri dell’agosto e settembre del 1969 sono stati fra i peggiori di tutto il conflitto nordirlandese e della storia dei Troubles in Irlanda del Nord: 8 morti, circa 1500 famiglie cattoliche e 300 protestanti cacciate dalle loro case. Nel febbraio 1973, fu calcolato che circa 60.000 persone, circa il 10% dell’intera popolazione di Belfast, furono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni, segnando al tempo il più grande spostamento della popolazione avvenuto in Europa dalla II Guerra Mondiale.

Da allora morte e distruzione sono state di casa nelle sei contee e la situazione nel corso degli anni passati andò addirittura peggiorando: degli oltre tremila morti, di cui la metà aBelfast, circa 750 sono stati ufficialmente considerati omicidi settari, la maggior parte dei quali commessi dagli squadroni della morte dei gruppi paramilitari lealisti (UVF, UDA/UFF, LVF e RHD) ai danni della comunità cattolica/nazionalista. Circa 130 i protestanti uccisi e più o meno 200 le vittime dell’Esercito Inglese e della RUC (oggi Police Service Northern Ireland).

Troubles in Irlanda del Nord

Foto citynoise.org

La gente di Belfast durante i Troubles in Irlanda del Nord, ha costantemente vissuto in uno stato di ansia e tensione ed anche oggi, che la situazione è relativamente tranquilla, i problemi settari non sono andati via, soprattutto in determinate zone.

Le peacelines durante gli anni dei Troubles in Irlanda del Nord, hanno purtroppo dato espressione fisica e materiale ai pregiudizi già esistenti, alle divisioni ed a quelle incomprensioni che la costante presenza della guerra nella vita di tutti i giorni ha reso sempre più spiazzanti per le generazioni cresciute nelle estates.
Solo desolazione urbana e rabbia, è questo quello che tali barriere simboleggiano e generano in coloro le “vivono”: le peacelines in realtà sono state “battle-lines”, ossia linee di battaglia, simbolo di odio e vecchi rancori, usate come reti da tennis dalle opposte fazioni, con pietre, cocktails molotov e pipe bombs che volano al di là ed al di qua del muro, sempre e comunque, ancora oggi (anche se ormai non ricevono neanche più copertura mediatica).
Onestamente bisogna ammettere che la Belfast del XXI° secolo è effettivamente un ‘altra città rispetto agli anni precedenti e che alcuni passi avanti in termini di peace-process, anche se poco concreti, sono stati fatti: Anglo-Irish Treaty, Good Friday Agreement, Leeds Castle, e via dicendo.
Però anche se vi sono stati accordi su accordi, strette di mano e trattative infinite, lungo i muri di Belfast la segregazione continua.

Troubles in Irlanda del Nord, la colpa?

Ronan Bennet, noto scrittore e sceneggiatore nativo di Belfast ed anch’egli internato negli anni ’70 nel carcere di Long Kesh, ha affermato che le peacelines sono sotto tutti gli aspetti una creazione dello Stato Britannico, e che la loro presenza o eventuale demolizione è inestricabilmente legata alla presenza di quest’ultimo.

Qualcuno può dargli torto?

 

 

19 Marzo 2015

Autore:

admin


Ti preghiamo di disattivare AdBlock o aggiungere il sito in whitelist