Categories: Cronaca Regionale

“BADANTATO” OGGI, FRA SCELTA E GIOCO FORZA

Come tutti sappiamo quello delle badanti in Italia ed anche in Sicilia è un fenomeno in piena espansione, con risvolti sia sociali che occupazionali. Le lavoratrici o i lavoratori stranieri nella nostra regione sono 1 ogni due lavoranti e nel 90% dei casi si tratta di una lavoratrice proveniente dall’Est Europa con una  media di 42 anni. Quando l’impegno prestato è continuativo ossia 24 ore su 24 (4 casi su 5), la spesa affrontata dalle famiglie si aggira intorno ai 600-800 euro al mese. Il paese con la maggiore provenienza è sicuramente la Romania, segue l’Ucraina (con altri paesi appartenenti al ex Unione Sovietica), le Filippine e lo Sri Lanka.
La maggior parte dei datori di lavoro e delle famiglie che ospitano in casa propria una badante, riconoscono loro capacità di cura, disponibilità, pazienza, simpatia e onestà.
È quasi un gioco forza, visto che la figura dell’assistente familiare è sempre più impellente dato la trasformazione e la fragilità presente all’interno delle famiglie Italiane ed è nata come risposta privata ai bisogni della stessa. Il fenomeno è iniziato e si è espanso in modo semi clandestino, comprendendo nuclei familiari che appartengono a tutti i ceti sociali.
Oggi finalmente è stato ufficialmente riconosciuto.
Non voglio recriminare sulla validità o meno dei recenti interventi del governo per regolarizzare questo fenomeno, voglio solo riportare qui di seguito una intervista breve ad una mia connazionale (Bielorussa), Olga di 51 anni, che svolge attività di “Adattato” presso una famiglia Messinese. Finalmente in regola, pienamente integrata nel tessuto sociale cittadino, realizzata e soddisfatta della propria condizione lavorativa.
Iryna: “Raccontaci come sei arrivata a scegliere l’Italia come meta della tua emigrazione”.
Olga:  “La scelta è stata casuale, condizionata solo dall’apertura di un visto possibile che ho dovuto pagare, nel mio paese, profumatamente. Anche l’inserimento nel mondo lavorativo qui a Messina è stato caratterizzato da un “pizzo”, pagato ad una mia connazionale per il posto di lavoro offerto. Oggi tutto ha un prezzo, fortunatamente sono sistemata bene”.

I: “Come ti trovi nella tua “nuova famiglia” e con il tuo lavoro?”
O:  “All’inizio c’era un po’ d’incomprensione dovuta alla lingua, oggi la “nonna” – la persona anziana di cui mi occupo, mi tratta come una figlia. Sono ben voluta e soprattutto rispettano la mia privacy.”

I: “Il lavoro che fai ora è legato con le tue esperienze precedenti?”
O.: “Al mio lavoro mi sono dovuta adattare, in patria ero responsabile delle vendite in un grande magazzino, lavoravo come contabile. Ho cambiato completamente il mio profilo lavorativo, cambiando contemporaneamente la mia mentalità. Non è stato assolutamente facile (le cose che si affrontano facilmente in età giovane sono state faticose per me, considerando la mia età ed il mio carattere).

I.: “La domanda che non posso non farti: La tua famiglia in Bielorussia come sta vivendo questa separazione volontaria?”
O.: “Per capire tutto devo tornare nel passato della mia famiglia. Sette anni fa la situazione economica nel mio paese (come anche adesso)  ci spingeva a cercare una sistemazione migliore altrove e molte donne e uomini hanno lasciato i loro cari con la speranza di realizzare un futuro migliore per i figli. Cosi è successo anche con me: con una figlia iscritta all’università, l’altra che stava per diplomarsi, con il marito che guadagnava poco, ed io che all’improvviso sono rimasta senza lavoro – la disperazione è stata totale. Ed ho deciso…Se avessi saputo che per lunghi sei anni non avrei visto  più i miei cari, forse non sarei mai  partita. Ma la speranza di trovare un datore di lavoro cosciente, ottenere una sistemazione legittima, mi tenevano qui in Italia. Due anni fa con la mia “nonna” abbiamo fatto la domanda per i flussi lavorativi e siamo riusciti ad ottenere la regolarizzazione! Sono andata a casa e per tre mesi sono stata con la mia famiglia. Ti devo dire che sono fortunata perché conosco molte altre storie senza lieto fine: le famiglie separate, le vite giovani rovinate… Dietro il termine “badante” ci sono anche sofferenze, dolore, angoscia. Molte donne non riescono ad affrontare tutto questo.”

I.: “Come affronti il tuo vivere nel sociale in questo paese?”
O.: “Non ho grosse pretese, mi piace incontrarmi con le mie amiche connazionali nei giorni liberi prefissati, e mi sento pienamente integrata nel tessuto cittadino. Interagisco con la vicina, chiacchiero col panettiere, gioco persino all’enalotto ed al gratta e vinci, insomma mi sento perfettamente integrata. Ho partecipato anche alle primarie del Partito Democratico, perché penso che capire la politica locale mi aiuta a capire maggiormente i miei diritti e i miei doveri. Sono grata a questo paese che mi ha dato un lavoro.

I.: “Cosa vedi nel tuo futuro?”
O.: Sto realizzando nel mio paese la casa dei miei sogni, grazie ai soldi guadagnati qui, ma ora che ho la possibilità  di portare qui in Italia anche le mie figlie, e dato che la “nonna” si è abituata ed affezionata a me, penso che resterò ancora qualche anno con lei.”

I.: “ Cosa ti senti di dire alle tue connazionali che vorrebbero venire in Italia?”
O.: “Di non sottostare o cedere troppo facilmente ai ricatti ed ai falsi consigli delle conterranee. Di avere una minima conoscenza della cultura Italiana e soprattutto quella Siciliana, e di mantenere il coraggio e la consapevolezza che nessuno ti regala niente e che tutto deve essere intelligentemente ed onestamente conquistato. E come si dice qui: in bocca al lupo! “

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