“Giustizia e verità”- E Galati Mamertino omaggia Attilio Manca
Cronaca Regionale

“Giustizia e verità”- E Galati Mamertino omaggia Attilio Manca

le_vene_violate_copertinaFar passare per tossicodipendente un professionista e per “matti” dei genitori: una nazione che si reputa civile non può accettare un’assurda “verità”, ovvero accettare l’idea del suicidiodel trentaquattrenne, brillante urologo barcellonese, Attilio Manca, cresciuto alla scuola del dott. Gerardo Ronzoni a Viterbo, dal quale aveva appreso le tecniche più innovative e all’avanguardia per dare il massimo del proprio sapere nel campo della chirurgia prostatica con laparoscopia. E questa sua abilità, questa straordinaria competenza nello specifico settore, di cui la società tutta avrebbe avuto una grande “utilitas”, gli fu fatale.

È ciò che è emerso nei giorni scorsi dalla presentazione del libro di Luciano Armeli Iapichino, nella sala consiliare di Galati Mamertino. “Uniti nella legalità per ricordare Attilio Manca”, è il titolo curato dall’amministrazione comunale che ha promosso la presentazione del volume di Armeli, “Le vene violate” – Dialogo con l’urologo siciliano ucciso non solo dalla mafia, edito da Armenio di Brolo.

Numerosi gli interventi a cominciare dal sindaco Bruno Natale, dal presidente dei consiglio Gaetano Emanuele e dal consigliere Vincenzo Amadore che hanno fatto gli onori di casa. Luciano Mirone, scrittore e giornalista, ha curato la presentazione descrivendo nei particolari ciò che ha portato per ben tre volte gli inquirenti a non chiudere il caso per quello che non può essere considerato un suicidio (di parere opposto i legali degli attuali indagati, vedi articolo precedente già pubblicato il 15 dicembre 2010, e che hanno evidenziato il loro punto di vista sulla realtà processuale anche con una lettera alla Gazzetta del Sud ndr.).

Il suicidio di chi è mancino puro, di chi nell’attività di chirurgo maneggiava il bisturi esclusivamente con la mano sinistra, di chi stava per acquistare una casa, e poi essere trovato morto con due fori sul braccio sinistro e una siringa sulla mano destra, per “essersi praticato” una overdose e nel contempo essere una maschera di sangue, avere il setto nasale tumefatto, lividi in tutto il corpo, e dare a questa scoperta una implacabile, offensiva, lesiva di ogni dignità umana, valutazione di “suicidio del soggetto”.

Come può una Nazione evoluta accettare per suicidio una simile morte? È ciò che si è chiesto il fratello di Attilio, l’avvocato Gianluca Manca, nel suo appassionato intervento, durante il quale ha raccontato in tutto i particolari i fatti di questo “suicidio” , è ciò che si sono chiesti il missionario don Graziano De Palma, Luciano Mirone, Maria Ricciardello e Luciano Armeli nei loro interventi. È ciò che si è chiesto tutta la nutrita e attenta assemblea dei partecipanti.

Il libro di Armeli, scritto sull’argomento dopo quello di Joan Queralt, mafiologo spagnolo e tradotto d’antropologa Olga Nassis, è un atto d’accusa per i sei anni trascorsi senza alcuna risposta nella civilissima Italia di oggi. È un promemoria per le generazioni future affinché emerga la non rassegnazione, la non sconfitta, la non archiviazione del diritto e la consapevolezza che la lotta al sistema dell’illegalità è possibile.

Anna Franchina – GDS

fonte: http://www.enricodigiacomo.org

2 Gennaio 2012

Autore:

admin


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