Mentre la guerra di Gaza si attesta al suo 348° giorno nuove esplosioni a Beirut: 20 morti e oltre 450 feriti.
“Ci riserviamo il diritto di prendere le misure che riterremo necessarie per rispondere sulla base del diritto internazionale a questo crimine e violazione orribile”. Lo fa sapere la rappresentanza iraniana all’Onu, in una lettera inviata al Consiglio di Sicurezza, dopo che il suo ambasciatore a Beirut, Mojtaba Amani, è rimasto ferito ieri nelle esplosioni dei cercapersone attribuite a Israele e ha perso un occhio.
L’analisi
La crudeltà che l’Occidente ignora
In un mondo sempre più frammentato e segnato da conflitti incessanti, la tragedia si ripete con una regolarità spaventosa.
Dopo il primo attacco, martedì scorso, ha lasciato sul campo i primi 18 morti e oltre 4000 feriti, molti dei quali con lesioni devastanti, invalidanti, e irreversibili, c’è biosgno di fare un punto di riflessione.
Tra le conseguenze più orribili ci sono persone che hanno perso gli organi riproduttivi, evirate in modo brutale, mentre altre hanno subito danni irreparabili alla vista, condannate alla cecità.
Questi numeri non raccontano solo di corpi spezzati, ma anche della brutalità di chi è disposto a sacrificare vite innocenti per eliminare pochi nemici.
È un atto che supera ogni confine etico, ignorando i diritti umani con un cinismo disarmante. Eppure, in questa spirale di violenza, ciò che colpisce non è solo l’orrore dell’azione in sé, ma l’indifferenza e il distacco con cui i media occidentali trattano tali atrocità.
Il silenzio assordante dei media occidentali
Invece di una condanna unanime e indignata, molti media occidentali hanno scelto di soffermarsi sulla “precisione tecnologica” e sulle capacità belliche dimostrate da tali attacchi.
La narrativa dominante sembra quasi ammirata dalla potenza e dall’efficienza delle armi impiegate, elogiando le strategie militari e l’ingegnosità tecnologica, piuttosto che riconoscere l’atrocità di colpire civili inermi.
Un’analisi tecnica che, in modo inquietante, offusca la realtà di vite spezzate, riducendole a numeri senza volto.
Il doppio standard: e se fossero stati altri?
L’ipocrisia del dibattito mediatico e politico diventa ancora più evidente se immaginiamo la reazione occidentale nel caso in cui tale attacco fosse stato condotto da forze della resistenza palestinese. In quel caso, senza dubbio, i titoli di giornali e notiziari sarebbero stati saturati da parole come “barbarie”, “terroristi vigliacchi”, “bestialità”.
Le forze resistenti sarebbero state demonizzate, descritte come selvagge e disumane, e non ci sarebbe stato spazio per alcuna riflessione sulle “capacità tecnologiche” impiegate.
Questo doppio standard riflette una realtà triste e spaventosa: l’umanità di certe vittime è ritenuta meno degna di altre. Alcuni morti non meritano nemmeno una menzione adeguata, mentre altri vengono celebrati come martiri o eroi a seconda di chi siano i carnefici.
Tribù, potere e diritti umani calpestati
Questo attacco è solo l’ennesimo esempio di come le “tribù” del potere mondiale siano pronte a superare qualsiasi limite morale per portare avanti i propri interessi. Le vite umane diventano pedine sacrificabili in un gioco di dominio geopolitico e militare. I diritti umani, che dovrebbero essere il fondamento di ogni azione politica, vengono calpestati con una freddezza che lascia senza parole.
L’arroganza di chi detiene il potere si manifesta in ogni colpo esploso, in ogni vita strappata senza riguardo. Non importa chi siano le vittime, quale sia il loro destino, né come queste atrocità possano devastare intere comunità. L’obiettivo è uno solo: eliminare il nemico a qualsiasi costo, incuranti del prezzo umano pagato.
Un futuro sempre più buio
In un mondo dove la violenza viene non solo tollerata ma persino giustificata, l’unica certezza è che il ciclo di sangue e distruzione non finirà presto. Finché i media continueranno a distogliere l’attenzione dal vero orrore degli attacchi e a ignorare i crimini contro l’umanità quando commessi dai “giusti”, non ci sarà speranza per un cambiamento.
È necessario che si alzi una voce contro questo silenzio complice, per ricordare che dietro la tecnologia e le strategie militari ci sono vite reali, con sogni, famiglie e un futuro, distrutto senza alcuna giustificazione.
Il mondo ha bisogno di un confronto onesto e imparziale, dove ogni crimine venga riconosciuto come tale, indipendentemente da chi lo abbia commesso.
Solo allora potremo sperare di costruire una pace che non sia fondata su rovine umane.