Una serata – ieri – in biblioteca, a Capo d’Orlando,  per raccontare le storie dei Vini del nostro territorio. Lucia Franchina, ideatrice della manifestazione ha presentato la casa vinicola “CastellucciMiano” che puntando sul coraggio di essere differenti ha riscoperto, a Valledolmo, ai piedi delle Madonie,  le qualità nascoste di due vitigni, il Catarratto e il Perricone, quasi scomparsi, che provengono da un patrimonio viticolo autoctono unico per la sua storia e le sue origini e, insieme a Nero D’Avola e Inzolia, costituiscono la più alta qualità dei vini isolani. A parlarne c’erano insieme Piero Buffa, manager dell’azienda vinicola, Giuseppe Gugliotta, dell’enoteca Gugliotta Gourmet di Capo d’Orlando.

 

5 appuntamenti lungo le strade del vino isolano, per conoscerlo, scoprirlo e gustarlo.

Così si è iniziato ieri, giovedì, alla biblioteca comunale.

E questo esordio di “RaccontDivini'” è stato tenuto a battesimo dall’enoteca orlandina Gugliotta Gourmet- tra le più fornite che ci siano nei Nebrodi –  che ha promosso le etichette della CastellucciMiano.

La manifestazione dice Lucia Franchina che l’ha ideata con il supporto della locale amministrazione comunale, vuole essere “un viaggio con gli occhi delle enoteche e dei produttori siciliani nelle eccellenze vinicole, ricche di storia, tradizione, uomini che hanno fatto del territorio e del vino la loro scommessa di vita” E aggiunge” Sono appuntamenti da non mancare, in un bicchiere scoprirete la Sicilia più appassionata”.

E così è stato.

Tornando al vino promosso ieri, questo proviene da una casa vinicola, come ha detto Piero Buffa, che ha avuto il coraggio di essere differenti, ed è stato il punto di partenza, per studiare il territorio, carpirne segreti e scoprire le qualità nascoste di questi due vitigni, il Catarratto e il Perricone, che provengono da un patrimonio viticolo autoctono
unico per la sua storia e le sue origini e, insieme a Nero D’Avola e Inzolia, costituiscono la più alta qualità dei vini siciliani.

Solo monovarietali, – come ha spiegato Giuseppe Gugliotta – ottenuti da un’accurata e continua selezione delle migliori uve con la ricchezza e la variabilità dei nostri piccoli vigneti
disseminati a quote comprese tra i 700 e 1050 metri.

Una lunga storia quella della CastellucciMiano sintetizzata anche in quell’alberello stilizzato – nel logo – che garantisce la custodia e salvaguardia della biodiversità del nostro territorio.

Le origini della viticultura nel feudo Valle dell’Olmo risalgono al 1570 fino a raggiungere, alla metà dell’ottocento, un’estensione di 530 ettari di vigneti, dai quali si produceva vino da vendere nei paesi limitrofi. Da qui parte la storia di CastellucciMiano. “Abbiamo studiato e  recuperato vecchi vigneti ad alberello rimasti dalla grande estensione di un tempo, rendendoli unici esempi di biodiversità del territorio di Valledolmo – ha spiegato ai presenti Piero Buffa – . Dal recupero di questo patrimonio è nata la nostra filosofia produttiva.

I vini prodotti da queste uve rappresentano un raro esempio di identità territoriale. Il successo ottenuto sui mercati è una conferma definitiva della nostra idea di territorio. 75 ettari di vigneti distribuiti sui pendii e conche delle montagne che circondano Valledolmo rappresentano un patrimonio viticolo autoctono unico per la storia che rappresenta.

Gli antichi vigneti ad alberello insieme ai più recenti a spalliera, danno vita a un raro esempio di valorizzazione”.

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