– di Corrado Speziale –
Il trio del pianista siracusano, con Carmelo Venuto al contrabbasso ed Emanuele Privitera alla batteria, si è esibito con successo nella Sala Sinopoli del teatro V.E. di Messina. Il concerto rientrava nella sezione Accordiaccorde, nell’ambito della 99.ma Stagione concertistica della Filarmonica Laudamo. La serata è stata incentrata su “Musaico”, album del trio inciso nel 2016 per Alfa Music. Come da programma sono stati proposti anche standard interpretati in maniera coinvolgente. Tra questi, è spiccata la straordinaria esecuzione di “Nardis” di Miles Davis, brano che al piano ebbe come interprete principale Bill Evans. “Entrambi sono stati sempre i mie punti di riferimento”, ha detto Raffaele Genovese, particolarmente ispirato anche da pensatori come Albert Camus e il poeta arabo Ibn Hamdis, ai quali ha dedicato due brani dell’album. A testimonianza del grande momento del jazz siciliano, il commento del direttore artistico della Laudamo, Luciano Troja: “La Sicilia, la nostra terra, per certi versi rappresenta anche la terra del jazz italiano”.
C’è un “Musaico” composto da tasselli di storia, cultura e di grande musica ispirata anche ai mitici autori americani, che ha trovato in Sicilia un terreno particolarmente fertile. Un pianista siracusano, un contrabbassista catanese e un batterista ennese, passando da Messina hanno lasciato una scia di ottimo jazz. E non solo, perché dentro gli anfratti di un apparente “genere” musicale, si percepiscono contaminazioni che arricchiscono l’arte e la tecnica dei musicisti e appassionano il pubblico. Particolari elementi ispirativi si riscontrano anche nei titoli dei brani, che richiamano personaggi e situazioni che hanno inciso nella visione del mondo di Raffaele Genovese.
Svariati fattori contribuiscono a realizzare un progetto musicale in cui si manifestano già notevoli differenze tra l’album inciso, che si avvale del sax alto e penetrante di Ben van Gelder e la prestazione dal vivo del trio, in cui il piano di Raffaele Genovese conquista più spazio, supportato egregiamente dal contrabbasso di Carmelo Venuto e dalla batteria di Emanuele Primavera.
Genovese, pianista e compositore trentasettenne, esplora aree differenti nella storia e nella geografia del jazz, col risultato di un’operazione dai colori variabili. Le sue composizioni vengono bene associate a quelle dei grandi autori americani dal cui patrimonio provengono gli standard. Così la Sicilia e il jazz si incontrano in un abbraccio speciale ed entusiasmante. “La Sicilia, la nostra terra, per certi versi rappresenta anche la terra del jazz italiano” ha detto all’inizio del concerto il direttore artistico della Filarmonica Laudamo, Luciano Troja.
Ben vengano dunque progetti ed esperienze come quelle di “Musaico”, con l’incisione nel 2016 dell’album omonimo pubblicato da Alfa Music, con distribuzione Egea.
Il concerto inizia con l’omaggio di Raffaele Genovese alla sua Siracusa: “Pentapolis” è il brano scritto dal pianista che chiude l’album ma apre il concerto con brio, ritmo ed energia con i tre musicisti già in grande evidenza quanto a tecnica e stile.
Il secondo brano è uno standard di Sam Rivers, “Beatrice”, ben trasfigurato dalla sua versione originale. “Slow down”, di nuovo da “Musaico”, ha un tema ricorrente e piacevole dentro cui si innestano con vigore le virtù dei protagonisti. “Bright insight”, sempre di Genovese, si farà invece ricordare per la sua complessa articolazione strumentale e ritmica. Un gran bel pezzo. Il brano seguente racconta di un grande personaggio del mondo della letteratura del novecento: “Albert Camus, uno scrittore che mi ha colpito per il suo stile, e le sue tematiche molto attuali”. Raffaele Genovese ha presentato così il titolo del brano, una ballad, intensa e introspettiva che va crescendo in un’elaborazione interessante e coinvolgente.
“Nardis”, splendido brano che Miles Davis scrisse e registrò in un album di Cannonball Adderley, ha appassionato Genovese grazie alla versione del Bill Evans Trio. “Miles Davis e Bill Evans sono stati sempre i mie punti di riferimento”, ha detto il pianista. Il brano indica un riadattamento ben articolato dello standard in chiave ritmica ed espressiva in cui tema e variazioni si alterneranno in maniera ottimale. Opportuno ricordare la “mitica” fonte del brano che tra scrittura e interpreti richiama il periodo d’oro di “Kind of blue” che proprio quest’anno compie 60 anni.
“For this time”, firmato Genovese, è un altro pezzo del “Musaico” ben eseguito con apertura di spazi appassionanti per una rinnovata interpretazione, con i tre protagonisti attivi anche in assolo. Applausi anche durante il brano.
“You And The Night And The Music”, altro standard, scritto da Arthur Schwartz, dalla suggestiva introduzione pianistica, in divenire evolverà in una piacevole fusion con ritmo e intensità.
Finale straordinario. Prima del bis, spazio alla poesia di “Ibn Hamdis”. Al poeta arabo – siculo vissuto a Siracusa, Genovese ha dedicato un brano – simbolo di “Musaico”: una narrazione in cui si evidenziano visioni e contaminazioni libere, fuori dagli schemi, dal taglio mediterraneo e arabeggiante del pianista e del suo trio. Segno di creatività, maturità e personalità.
Una traccia inconfondibile, il segno tangibile del jazz “siciliano” di un musicista siracusano che partendo dalle sue origini osserva il mondo.