– di Corrado Speziale –
Il trio del pianista siracusano, con Carmelo Venuto al contrabbasso ed Emanuele Privitera alla batteria, si è esibito con successo nella Sala Sinopoli del teatro V.E. di Messina.
C’è un “Musaico” composto da tasselli di storia, cultura e di grande musica ispirata anche ai mitici autori americani, che ha trovato in Sicilia un terreno particolarmente fertile. Un pianista siracusano, un contrabbassista catanese e un batterista ennese, passando da Messina hanno lasciato una scia di ottimo jazz. E non solo, perché dentro gli anfratti di un apparente “genere” musicale, si percepiscono contaminazioni che arricchiscono l’arte e la tecnica dei musicisti e appassionano il pubblico. Particolari elementi ispirativi si riscontrano anche nei titoli dei brani, che richiamano personaggi e situazioni che hanno inciso nella visione del mondo di Raffaele Genovese.
Genovese, pianista e compositore trentasettenne, esplora aree differenti nella storia e nella geografia del jazz, col risultato di un’operazione dai colori variabili. Le sue composizioni vengono bene associate a quelle dei grandi autori americani dal cui patrimonio provengono gli standard.
Ben vengano dunque progetti ed esperienze come quelle di “Musaico”, con l’incisione nel 2016 dell’album omonimo pubblicato da Alfa Music, con distribuzione Egea.
Il concerto inizia con l’omaggio di Raffaele Genovese alla sua Siracusa: “Pentapolis” è il brano scritto dal pianista che chiude l’album ma apre il concerto con brio, ritmo ed energia con i tre musicisti già in grande evidenza quanto a tecnica e stile.
“Nardis”, splendido brano che Miles Davis scrisse e registrò in un album di Cannonball Adderley, ha appassionato Genovese grazie alla versione del Bill Evans Trio. “Miles Davis e Bill Evans sono stati sempre i mie punti di riferimento”, ha detto il pianista.
“For this time”, firmato Genovese, è un altro pezzo del “Musaico” ben eseguito con apertura di spazi appassionanti per una rinnovata interpretazione, con i tre protagonisti attivi anche in assolo. Applausi anche durante il brano.
Finale straordinario. Prima del bis, spazio alla poesia di “Ibn Hamdis”. Al poeta arabo – siculo vissuto a Siracusa, Genovese ha dedicato un brano – simbolo di “Musaico”: una narrazione in cui si evidenziano visioni e contaminazioni libere, fuori dagli schemi, dal taglio mediterraneo e arabeggiante del pianista e del suo trio. Segno di creatività, maturità e personalità.
Una traccia inconfondibile, il segno tangibile del jazz “siciliano” di un musicista siracusano che partendo dalle sue origini osserva il mondo.
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