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RAGAZZI DI CEFALU’ – Lettera ai grandi

In Italia, in Sicilia, a Cefalù c’è qualcosa che non va. Penso che se ne siano accorti un po’ tutti. Io sono un giovane di Cefalù, in Sicilia, che è una regione italiana a statuto speciale, e non riesco a capire come sia possibile che nonostante il susseguirsi di personaggi diversi sulle poltrone di chi dirige, i problemi da decenni giacciono irrisolti. Vedi il distacco nord sud, l’istruzione, la malavita organizzata, la raccolta dei rifiuti, il porto turistico mai completato, il lungomare degradato… Sono questi problemi che noi cefaludesi, siciliani, italiani, ogni giorno viviamo e subiamo passivamente. Eppure, da sempre, sono proprio questi problemi che vengono issati a vessillo dai più grandi che dirigono e muovono le nostre città!
Io sinceramente non capisco! Trovo almeno che ci sia qualcosa di strano…! So solo che la storia non è stata buona con me e con gli altri ragazzi. E ho paura di quello che ancora la storia potrà riservarmi nel mio futuro!
Già, il mio futuro. Il mio futuro io, il giorno della mia nascita, ho pensato bene di riporlo nelle rassicuranti mani dei grandi, così che il giorno in cui fossi cresciuto avessi avuto modo di riprenderlo per continuare a fare lo stesso per i miei figli. Ora che sono cresciuto però, il mio futuro non mi è stato reso! I grandi hanno pensato bene di tenerselo stretto. Forse come rivincita su un futuro che a loro volta non gli è arrivato? Non so… Forse per bramosia? Per sete di potere?  Chi lo sa… O forse ancora, per meglio tutelare qualche personale interesse? Forse.. Chi lo sa..?
Io mi sento sconfitto. La storia ci ha concesso solo una generazione di grandi incapace di governare, che tesse la sua ragnatela nell’immobilismo, e che attraverso questa alimenta i propri interessi. Una generazione che ci ha dato maggioranze non coese, minoranze che non propongono alternative, informatori che non offrono visioni trasparenti delle cose, gente incapace raccomandata, gente capace costretta a casa. La storia ci ha dato una generazione di grandi che non dà respiro alla gioventù che cresce, che radicata sulla sua posizione vive sul futuro dei suoi figli! Un intero mondo alla rovescia!
Noi però di un futuro abbiamo bisogno e la generazione dei grandi non ci sta lasciando altra alternativa che rivolgerci a nostra volta verso il futuro dei nostri figli!
È con questo perfido gioco che i grandi ci stanno togliendo la voglia di fare e di reagire!  Ci anestetizzano. Con parole dolci ci convincono che saranno loro a risolvere i problemi. Ci dicono di andare tranquilli a letto la sera e di star sicuri perché al mattino troveremo tutto risolto.
In realtà però non capiscono ciò di cui veramente abbiamo bisogno. Non capiscono perché il futuro sul quale lavorano non è il loro, ma il nostro.
Quello che ritengo ancor più grave però è che la generazione dei grandi, oltre tutto, ci sta facendo crescere come un silenzioso popolo di sconfitti in partenza. L’esistenza che i grandi ci concedono è una vita buia all’interno di una caverna, lontano dalla luce del sole e dalle meraviglie del creato. L’unico insegnamento che ci tramandano è che «Bisogna che tutto cambi perché tutto resti com’è» e grazie a questo ci tengono buoni, lontani dal desiderio di riprenderci un futuro che, a loro dire, è triste e inutile. Per cui, grazie a questi insegnamenti, se esiste un giovane che grazie alla sua voglia di fare vuole ricostruirsi un domani, sono per primi i coetanei, ciechi, a non credere in lui e a fargli ostruzionismo.
Io tuttavia da giovane non riesco a prendermela con gli altri giovani. Sono stati i grandi che non ci hanno concesso un altro modo di vedere le cose meno pessimista!
È per questi motivi che, a termine di questa lettera informale, mi rivolgo a voi, esponenti massimi fra i grandi. Come ultima disperata richiesta vi chiedo di rivedere i vostri pensieri e la vostra politica alla luce del fatto che «La terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri ma presa in prestito dai nostri figli».

Giosafat Barbaccia
(movimento spontaneo dei ragazzi di Cefalù)

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