Funiciello ha presentato “Il metodo Machiavelli” (Rizzoli), uscito il 3 settembre, ma ha parlato anche di crisi di governo, di elezioni in Umbria, di famiglia e di uomini, di “verità e potere” , spaziando da Craxi a Gesù, da Macchiavelli a Renzi, da Tommaso Moro all’America.
Funiciello ha vissuto per quattro anni a Palazzo Chigi.Conosce le stanze del potere, anzi le ha organizzate. Ha gestito le persone e filtrato le informazioni che entrano ed escono ogni giorno nell’ufficio del presidente del Consiglio.Ha incontrato i principali leader del mondo da Donald Trump a Xi Jinping, da Theresa May a Emmanuel Macron durante il G7 di Taormina, un Consiglio europeo o l’Assemblea generale dell’Onu nell’anno in cui l’Italia è stato membro del Consiglio di sicurezza.Tutto in perfetto “anonimato esterno” come deve fare ed essere un consigliere politico anche se è a capo di uno staff.Ha sicuramente osservato i tic, le nevrosi, le sfuriate di chi è abituato a prendere le decisioni all’ultimo minuto in condizioni di stress, ma il libro non è una raccolta di gossip o pettegolezzi, come avrebbe potuto fare.
Lui ha scritto altro, offrendo spunti di riflessione anche dotta, quasi un invito ad approfondire storie, personaggi e letture, da William Shakespeare allo stesso Macchiavelli (le Lettere per esempio).
Il libro è certamente un omaggio, in alcuni tratti si potrebbe anche ispirare per la sceneggiatura di un film, (quando parla di Louis Howe) ai consiglieri politici dei potenti, di cui nessuno conosce il suo nome. E questo vuol dire che hanno fatto bene il loro lavoro.
Antonio Funiciello, capo staff del presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni nel libro presentato a Naso quindi ha voluto raccontare i segreti del mestiere di chi è abituato a consigliare i leader.
“Il metodo Machiavelli” (Rizzoli), uscito il 3 settembre, da leggere quasi come un romanzo, ma non è, diventa una sorta di vademecum, ma anche un faro esploratore, per il perfetto braccio destro del politico di turno.
«I leader che gestiscono il potere sono per forza staccati dalla realtà. Hanno bisogno di consiglieri politici che conoscano il contesto e gli diano punti di vista alternativi, anche opposti. Se ci sono solo adulatori, il leader rischia di fare la scelta sbagliata».
E Funicello, ironicamente, spiega anche come si “può salvar l’anima dopo essersi immersi nella politica” e non si sottrae alle domande, alle leggere provocazioni.
Sorride parlando del piacere che provano i Potenti nei confronti dell’adulazione, ma diffida dagli adulatori anche se “I leader sono i primi adulatori di se stessi”.
Poi raccontandosi fa i raffronti tra le stanze di potere in Italia, in Europa, e la Casa Bianca, di burocrati e funzionari, cita Gesù, la scelta degli apostoli, – il primo staff organizzato da un leader – ne racconta la funzionalità di consiglieri, di preparatori e funzionali alle esigenze del leader nel suo lungo peregrinare in galilea – (6000 chilometri in tre anni) e dice infatti “Gli apostoli vengono scelti proprio per stare con Gesù Cristo e per supportarlo nei tre anni del suo ministero. In quel periodo hanno percorso più di seimila chilometri a piedi. Sono stato in vacanza quest’estate in Israele e in pochi chilometri si passa dal deserto alle alture, Gerusalemme è a 700 metri sopra il livello del mare. Serve organizzazione e pianificazione. Ognuno di loro aveva più o meno un ruolo: Pietro era come un “Chief of Staff”, Giovanni intellettuale, e Giuda il tesoriere. Forse è una lettura laica, ma è stato sicuramente uno staff.”
Ma a proposito di Giuda evidenzia che non ve ne possono essere tra chi fa il Consigliere “un consigliere deve essere leale e non fedele. Il rapporto con ciò che il leader rappresenta precede la fedeltà al capo. E la fedeltà si dà all’idea più che all’uomo. Sennò il consigliere non fa bene il suo mestiere e diventa un adulatore.”
E raccontando alla fine del suo mestiere evidenzia che chi lo fa deve “avere sempre in testa l’idea che non esercita un potere diretto ma indiretto. Non è il terminale della decisione ma il tramite. Se lo dimentichi ci finisci sotto. Questo è un lavoro prevalentemente se non esclusivamente di coordinamento, interlocuzione e preparazione. Bisogna essere umili. Prepari, coordini, costruisci i dossier, pulisci le stanze dove si tengono le riunioni, sistemi i bicchieri, dai una pulita quando finiscono, parli con i commessi. Non bisogna mai montarsi la testa. Sembra banale ma un “uomo ombra” deve trovarsi a suo agio a vivere nell’ombra. Se non hai una forte passione per l’anonimato non è il lavoro che fa per te. Ma soprattutto: il consigliere serve anche per avere qualcuno a cui dare la colpa. Ci stai male un giorno, poi passa.”
Ed è chiaro il riferimento a Benjamin Malaussène ne “il paradiso degli orchi ” di Daniel Pennac.
Solo che qui siamo a Palazzo Chigi e non nel quartiere di Belleville ai grandi magazzini “Au Bonheur Parisien”.
E lui se la ride
Ha passione e professionalità… un peccato che non torni a far questo mestiere e dia ancora il suo apporto alla politica dei fatti e delle idee, anche se per il momento ha altri programmi.
A portar i saluti allo scrittore ( il libro è sicuramente da leggere, da avere, conservare, consultare oltre che per i suoi contenuti da “possedere” anche per l’ironia della copertina, che oltre all’accattivante titolo presenta una volpe con l’aureola che è la sintesi di tanto) l’amministrazione comunale di Naso, che ha ospitato la manifestazione, con il vicesindaco Gaetano Nanì e l’assessore alla cultura Filippo Massimiliano Rifici.