Una storia di bancarotta fraudolenta si svela con l’arresto domiciliare dell’ex sindaco Enzo Sindoni. La Guardia di Finanza di Messina ha eseguito la misura cautelare a seguito di un’indagine durata oltre due anni condotta dalla Tenenza locale e diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti.
Le accuse principali riguardano pratiche di bancarotta fraudolenta che coinvolgono tre aziende locali operanti nei settori delle comunicazioni, della commercializzazione degli agrumi e della gestione di una società sportiva. Le indagini, che dovranno trovare conferma in dibattimento, sottolineano l’attività nel gestire queste società attraverso prestanome, utilizzando false contabilizzazioni e dirottando somme societarie verso conti personali.
Il quadro per la Procura emerge in modo chiaro: Sindoni, figura centrale nelle ipotesi di bancarotta, avrebbe orchestrato il collasso finanziario delle aziende coinvolte, causando un debito complessivo di circa 86 milioni di euro, gran parte dei quali dovuti all’Erario. Q
Le indagini, supportate da intercettazioni telefoniche e consulenze dettagliate, delineano uno schema complesso in cui Sindoni, nonostante non apparisse mai come rappresentante legale, gestiva le società attraverso prestanome.
La richiesta di misura cautelare, inizialmente respinta dal Giudice per le Indagini Preliminari, è stata successivamente accettata dal Tribunale del Riesame, il quale ha riconosciuto la presenza di esigenze cautelari. La Cassazione ha poi confermato questa decisione, – il 15 dicembre – rendendo esecutivo l’arresto domiciliare.
Le investigazioni, che dovranno comunque trovare conferma in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato.