RECENSIONI – “Non esiste solo il nero” letto da Salvatore Crisafulli
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RECENSIONI – “Non esiste solo il nero” letto da Salvatore Crisafulli

IL LIBRO DI IVONNE AGOSTINO CHE SARA’ PRESENTATO AGLI ALUNNI DEL COMPRENSIVO BROLESE IL 6 E 7 APRILE

Tra le iniziative del Comprensivo di Brolo dedicate alla promozione della cultura umanistica e soprattutto della lettura e dell’amore per i libri, con l’obiettivo di sottolinearne il valore sociale ed indicarlo come elemento chiave della crescita personale, culturale e civile è stata programmato l’incontro con l’autrice di “non esiste solo il nero”

Il professore Salvatore Crisafulli la scritto:

Scrivere illumina la vita, esprime un profondo senso di libertà, rende consapevoli del proprio mondo interiore. Inoltre aiuta a meditare, a sognare, a fantasticare e potenzia le nostre capacità espressive, il benessere psicofisico e il pensiero critico.

Ivonne Agostino è una giovane scrittrice che trasmette emozioni e invita alla riflessione genitori, insegnanti, adolescenti e le classi dirigenti della società. Il libro è scritto in modo creativo e originale perché fa emergere la personalità e le esperienze di ragazzi che raccontano la loro vita.

L’autrice dà un grandissimo valore ai sentimenti, all’amicizia, all’amore e alla solidarietà. Una scelta anticonformista in una società proiettata verso l’individualismo, la competizione, il successo e il denaro.

I protagonisti sono Giulia, Francesco e Alessandra che si racconta attraverso il diario.

Giulia narrava la bellezza di Alessandra, del suo modo  di vestire disordinato e confusionario.  La sua amica inseparabile era forte, divertente, esuberante,  piena di gioia di vivere e riusciva a stabilire rapporti di amicizia con i professori.

I tre formavano un trio, trascorrevano interi pomeriggi assieme. Alessandra viveva intensamente il disegnare proiettando tramonti misteriosi. Non era motivata nello studio, desiderava vivere momenti intensi e particolari. La morte della nonna, risorsa preziosa e presenza speciale nella sua vita, fu un duro colpo.

Lei nel suo diario delineava le immagini suggestive della sua infanzia, i paesaggi multicolori, l’amore per i cavalli e la bellezza della spiaggia che provocava  un’allegria incontrollabile.

Esternava una riflessione importante: “Ci sembra di non amare realmente le persone che ci circondano, finché la morte non ce le porta via”. Durante la permanenza nella campagna per il funerale si ripresentò Lorenzo, il suo primo amore, riesumando rabbia, rancore e dolore.

La ragazza cominciò ad aiutare il nonno, a gestire i cavalli, gli animali e la terra raccontando le mille sensazioni di un impegno inedito e pesante. Lorenzo la invitò ad una festa, nonostante la morte della nonna fosse avvenuta da pochi giorni. Appoggiata dal nonno accettò e così si raccontarono le vicende degli ultimi anni ed emersero tante novità. Nel frattempo arrivarono brutte notizie: il papà aveva perso il lavoro. La mamma lavorava da un dentista e aveva uno stipendio minimo. Le nubi si addensavano all’orizzonte.

Lorenzo aveva vissuto con il nonno e quindi si offrì di aiutarlo. Le giornate intense di attività e di discussioni chiarirono molti lati oscuri della loro relazione. Il ragazzo confessò il suo tragico rapporto con la droga e di essere ospite del Sert (Servizio sanitario per le tossicodipendenze) per fare terapia psicologica e farmacologica. L’aveva lasciata per proteggerla e non coinvolgerla nei suoi tragici problemi.

Alessandra non riuscì a trovare la forza di frequentare la scuola e fu bocciata. Né i professori né gli amici tentarono di aiutarla. Iniziò a vivere il dramma della crisi della sua famiglia dove i rapporti erano sempre stracolmi di aggressività. Il papà si diede all’alcol e cominciò ad essere violento. Picchiava la madre e lei tante volte si mise in mezzo facendo da scudo. L’estate la passò da reclusa in casa. Senza contatti perse lucidità ed entrò nel tunnel oscuro della depressione. A settembre tornò in classe trascurata, demotivata e afflitta da emozioni negative.

I rapporti con Francesco e Giulia si erano raffreddati. Ognuno di loro aveva trovato nuove relazioni. Giulia litigò con Alessandra perché la vide fumare. Il loro vivere assieme era più distaccato. Non riusciva a percepire le profonde sofferenze dell’amica né la stimolava a parlare.

Lei, colma di sofferenze, tornò dal nonno e ripensò a Lorenzo come ancora di salvezza, sperava di potersi risollevare. Lo incontrò e parlarono tantissimo. Lui le promise sostegno dicendo che non andava più al Sert e aveva chiuso con la droga.

Quando rimase sola con il nonno raccontò le tragedie della famiglia in estate chiedendogli aiuto. Nei giorni successivi visse momenti intensi con Lorenzo nelle feste del paese e nelle passeggiate in spiaggia.

Il nonno sporse denuncia contro il padre e portò la mamma in paese. Sembrava che l’incubo potesse finire. Nel frattempo la mamma di Francesco raccontò al figlio che Alessandra non frequentava la scuola e che aveva visto sua madre piena di lividi abbracciata al nonno. Francesco capì improvvisamente di aver lasciato sola la sua amica. Informò Giulia che si sentiva sommersa da sensi di colpa per non aver percepito tanti segnali.

Alessandra decise di iscriversi a scuola in paese e aveva una forte paura che il nonno potesse avere problemi a gestire la difficile condizione sua e della madre. Si immedesimò nel suo diario per raccontare le terribili delusioni degli amici. Diceva che era la cosa peggiore che potesse capitarle: non sentirsi amata e capita.

Visse per tre mesi un rapporto sentimentale profondo con Lorenzo. Dipendeva da lui ed era l’ossigeno della sua esistenza. Dopo un po’ di tempo mentre era a scuola Tommaso, un fraterno amico di Lorenzo, la chiamò e la informò della sciagura: Lorenzo era morto. Aveva scelto una dose letale e la sua vita si era spenta.

Il dolore penetrò nel suo corpo e nella sua mente da tutti i pori e le fessure. Francesco immaginava la sofferenza di Alessandra e andò a trovarla al cimitero. Rifiutava con rabbia la consolazione tardiva. I suoi occhi freddi e addolorati esprimevano disprezzo, Anche Giulia dopo aver sentito l’amico provò drammatici rimorsi. Si recò al lago dove disegnava. Fu difficile discutere, scusarsi e l’amica dopo pochi minuti si allontanò.

Alessandra continuò a descrivere nel suo diario la crisi e il buio che erano arrivati. Si riproponeva di cambiare, di essere più forte, di accettare le sfide più laceranti. Soffriva e pensava di non aver più né persone e amici che le facessero battere il cuore. A dicembre cominciò a consumare droghe e dopo poco tempo si rese conto di essere prigioniera delle crisi di astinenza. Passarono alcuni mesi, ad aprile riesaminò la sua vita ed emersero pensieri autodistruttivi. Si sentiva vuota e piena di amarezza. Sperava che la morte fosse gentile con lei. Alcuni mesi dopo morì.

Trascorsero alcuni anni, Francesco e Giulia erano impegnati nella scuola in una campagna di sensibilizzazione contro l’uso delle droghe.

Giulia tornò indietro nel tempo e rievocò la morte di Alessandra. Da quel momento aveva sentito il bisogno di riuscire a leggere e capire le persone. Era diventata una psicologa e desiderava stare accanto agli altri. Non si dava pace per non aver aiutato la sua amica. Con Francesco raccontava ai ragazzi la loro storia per tenerli lontani dalle tossicodipendenze. Giulia pensava a cosa avrebbe fatto Alessandra nella vita e affermava che spesso non ci accorgiamo che le persone a cui siamo legati affettivamente possono andarsene all’improvviso. Non averle più tormenta l’anima.

Con Francesco, quando era morta Alessandra, avevano condiviso il senso di colpa e assieme si sentivano carnefici quanto la droga. Adesso pensavano che un piccolo gesto può aiutare. Avevano pianto a lungo sfogliando i suoi diari.

Alla fine dell’assemblea con gli studenti Giulia si soffermò a parlare con un ragazzo che amava Saint-Exupery, autore del famoso libro “Il piccolo principe”. Lei,  respirando con nostalgia, rispose che piaceva tanto anche ad Alessandra.

Il libro è molto bello e rappresenta una grande lezione di vita. Stimola i docenti a cercare di capire gli alunni ogni giorno. Carl Rogers, psicologo famoso e intuitivo,  diceva che la scuola non è solo il luogo dove si impara, ma è anche l’ambiente in cui dobbiamo far affiorare le nostre emozioni, il nostro vissuto, le capacità di ascolto attivo, la comprensione delle dinamiche di gruppo e la disponibilità a mettersi in gioco.

L’insegnante deve rivelare il suo volto umano incoraggiando l’alunno ad aprirsi aiutandolo con empatia e stimolandolo nel cammino di conoscenza di sé.

Un messaggio forte è rivolto anche ai genitori che devono trasmettere ai figli l’amore per il prossimo, i nonni, Dio, la natura, gli animali e chi vive situazioni difficili.

E’ necessario insegnare ad esprimere i propri sentimenti, a capire lo stato d’animo di chi sta accanto, a non vergognarsi di paure e debolezze, di aiutare e farsi aiutare. Occorre far capire che amare richiede sforzo, impegno, attenzione, fatica e significa essere giusti, praticare la correttezza, la gentilezza, fermarsi per capire, pesare gesti e parole.

Bisogna educare i figli ad aiutare i coetanei, ad accogliere tutti contrastando i fenomeni crudeli e tristi di esclusione sociale dovuti a svariate motivazioni (razza, religione, disabilità, cultura, aspetto fisico, identità sessuale, sovrappeso ecc.) che provocano drammatiche discriminazioni.

Famiglie, scuola, agenzie educative e mass-media devono preparare percorsi educativi che stimolino i ragazzi a conoscere e accettare gli altri, a vivere legami intensi di amicizia, di solidarietà e di aiuto reciproco. Tutto ciò al fine di forgiare valori, comportamenti fondamentali per tutta la vita e combattere i malesseri che affliggono le relazioni umane.

Il romanzo ci fa interagire anche con i problemi della vita lavorativa. Molte persone perdono il lavoro e non hanno sostegni psicologici  assieme alla famiglia. Le strutture dello stato non sono efficienti e competenti. Quindi, occorre creare una rete di associazioni per fornire aiuti e supporti alle famiglie per evitare che i figli paghino il prezzo terribile di tragiche situazioni sociali.

La scrittura di Ivonne Agostino fa emergere vitalità espressiva nel descrivere persone, storie difficili e paesaggi. L’esplorazione del mondo interiore degli adolescenti è significativa. Le parole vogliono fermare il tempo di adulti e giovani per riflettere. La sua voce tocca la mente e il cuore di chi legge.

Possiamo aver bisogno di aiuto per affrontare un dolore e problemi. La scrittura ci aiuta preparando un processo luminoso di guarigione. Imitiamo Ivonne, scriviamo ogni giorno della vostra vita, aiutiamo gli altri con sincerità e senza giudicare, esprimiamo la nostra umanità per costruire un mondo migliore e accogliente.

Prof. Salvatore Crisafulli       

 

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Autore:

redazione


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