Non è assolutamente vero che il Si al referendum farà perdere migliaia di posti di lavoro e costringerà alla chiusura di un enorme numero di impianti ancora utili. Prima di tutto il Si al referendum permetterà ad una compagnia di sfruttare per almeno 30 anni un giacimento. Qualsiasi attività, anche le maggiori industrie, hanno l’obbligo di rinnovo periodico delle autorizzazioni. Perché i petrolieri non dovrebbero? In più, come già ha sottolineato il prof. Enzo Di Salvatore del Coordinamento Nazionale No Triv, “soltanto cinque concessioni scadranno tra cinque anni. Tutte le altre scadranno tra 10-20 anni”. La realtà è che il settore è già in crisi, una crisi alla quale chi ci governa finora ha risposto continuando a favorire pochi industriali e le lobby del settore. Invece proprio questa crisi, che sta già mettendo a rischio i posti di lavoro, deve trovare una soluzione che può essere soltanto in una riconversione e riqualificazione. Infine le riserve estraibili potrebbero, anche se venissero interamente sfruttate, soddisfare il fabbisogno energetico per meno di una stagione. E neanche tutto tale fabbisogno perché, come autorevoli scienziati e i comitati locali hanno dimostrato, il petrolio estratto in Adriatico non può (per esempio) essere utilizzato per la benzina utilizzata nelle auto. Ci dicono invece tutt’altro, disinformando e costruendo un’informazione allarmistica e favorevole solo a pochi interessi. Impegniamoci, invece, per il bene comune, la democrazia, gli interessi di tutti.
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